Un film originale e coraggioso / 13 Ottobre 2018 in Il banchiere anarchico

Portando al cinema il racconto Il banchiere anarchico (1922) di Fernando Pessoa, Giulio Base ha fatto un passo azzardato ma coraggioso, proponendo al pubblico un film atipico, a partire dall’impostazione scenica, elegantemente teatrale.

Quello di Pessoa è un puro dialogo platonico sul senso del potere: tanto basterebbe a tenere alla larga dalle sale il grande pubblico.
Eppure, questo film merita sicuramente attenzione: induce alla riflessione, si apprezza per la qualità della struttura dialogica (il testo di Pessoa ha subito millimetriche modifiche e interessanti integrazioni), colpisce per la precisione estrema della messinscena.
Benché consti di un solo set, infatti, il film di Base è un compendio di tecniche di allestimento e di montaggio: lunghi piani-sequenza che esaltano le capacità mnemoniche e interpretative degli attori, campi e controcampi, carrellate circolari… e, poi, un sapiente uso delle luci e delle ombre, che modellano lo spazio conferendo consistenza al vuoto.

Apparentemente lineare, poiché basato esclusivamente su costruzioni verbali (tesi e antitesi) e privo di azione propriamente detta, il film di Base propone una forma anomala di thriller speculativo, che tiene desta l’attenzione fino allo svelamento delle posizioni ultime del protagonista.
Grazie a questa felice unione di elementi tecnici e narrativi, Il banchiere anarchico è un film decisamente ipnotico e originale. Da vedere.

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