10 Recensioni su

Il bambino con il pigiama a righe

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Sicuramente molto toccante / 25 Gennaio 2017 in Il bambino con il pigiama a righe

La storia è ben nota: il giovane Bruno (un altrettanto giovanissimo Asa Butterfield, una volta tanto gli attori giovani non si perdono per strada) è figlio di un ufficiale nazista e deve trasferirsi, dopo la promozione del babbo, vicino ad un campo di concentramento. Lui è inconsapevole di tutto, del resto è un bimbo di otto anni e si annoia. Alla fine decide di esplorare dove gli era stato proibito, e si imbatte, dopo tanta strada, in una rete metallica elettrificata, dietro alla quale c’è uno strano bimbo vestito con un “pigiama a righe”. E’ Shmuel (Jack Scanlon, che invece conferma la “regola” secondo la quale i giovanissimi attori difficilmente poi fanno grande carriera), un bambino ebreo chiuso in un campo di concentramento. Nonostante il babbo e il maestro di Bruno cerchino di fargli capire che deve anche lui odiare e stare alla larga dagli ebrei, lui non si fa condizionare, e, in segreto, diventa amico del bambino. Un’amicizia che sarà destinata a durare fino alla fine, ma nel modo peggiore possibile. Questa è sicuramente la scelta migliore, per quanto estremamente drammatica, del film. Secondo me in realtà la trama è un po’ troppo fantasiosa (non credo onestamente che un bimbo ebreo possa stare sempre durante il riposo in disparte senza che nessuna guardia nazista se ne accorga, idem per quanto riguarda il bimbo tedesco). Detto questo, il pezzo forte della storia è l’innocenza del bambino tedesco paragonata alle atrocità commesse già da suo padre stesso. Anche il messaggio di amicizia, come detto, è importante. Però dico anche che sull’argomento ci sono senz’altro film migliori, ecco perché mi sono “limitato”, per così dire, ad un sette. Comunque sia, un film toccante, che sa prendere e far riflettere, e, alla fine, è quello che conta realmente.

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27 Gennaio 2015 in Il bambino con il pigiama a righe

Ci sono due diverse tipologie di film che trattano il tema dell’olocausto: quelli che narrano di storie realmente accadute (magari romanzandole un po’, ma comunque in modo verosimile) e quelli che invece inventano una storia, più o meno plausibile, per far riflettere su quell’orribile episodio della storia del Novecento.
Tra questi ultimi vanno annoverati film quali La vita è bella, Train de vie, nonché questo film di Mark Herman, che usa un approccio completamente diverso dagli altri due anzidetti.
La shoah viene infatti mostrata attraverso gli occhi di due fanciulli di otto anni, il figlio di un comandante delle SS, inviato come ufficiale in un campo di concentramento, e un bambino ebreo internato nel lager stesso.
Sicuramente un’idea interessante (il film è tratto dal romanzo di John Boyne), con un finale fortemente tragico.
La storia narrata è tuttavia ricca di fatti inverosimili, di forzature costruite ad arte per far funzionare l’idea di fondo.
Eppure, verrebbe da dire, anche La vita è bella è assolutamente inverosimile! Forse anche più inverosimile di quanto sia la storia del piccolo Bruno e del suo amico Shmuel.
Ciò è vero, per certi versi. Tuttavia, secondo il mio personalissimo parere, un film come La vita è bella, pur nella sua artificiosità, è stato capace di toccare delle corde dentro di noi che altre pellicole non hanno saputo toccare, limitandosi a presentare una bella storia, con una morale profonda, ma incapace di regalare le medesime emozioni.
Ma qui si finisce chiaramente nel soggettivo.
Resta dunque, a mio parere, un film più apprezzabile per l’intenzione che per l’esecuzione, dove la violenza e la drammaticità dell’accaduto vengono edulcorate per rendere possibile la visione anche ad un pubblico più giovane (e questo è indubbiamente un aspetto positivo).

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8.5 / 6 Settembre 2013 in Il bambino con il pigiama a righe

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

I brividi, altro che pigiami a righe. Finale allucinante e allucinato. Le immagini di quelle due creature nude sballottate qua e là che si stringono la mano, e quell’occhio di luce che si apre rivelando un soldato (che qua pare quasi IL soldato, la personificazione stessa del nazista: stupido, duro, folle), la morte che arriva e poi di nuovo il buio.. Sono immagini che perseguitano dopo la visione, anche perché qui il buon vecchio “Tanto è solo un film” non vale. NON VALE.

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24 Dicembre 2012 in Il bambino con il pigiama a righe

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Comunque, c’è Vera (Figa) Farmiga – ormai ho tutta una serie di attrici vecchiotte che mi yummano proprio – e tanto basterebbe. La storia, uff, la sapevo già quasi tutta prima del film, il bambino che è figlio di un comandante di campo di concentramento (questi piacevoli senza dubbio personaggi), e ci vive di fianco ma non si rende mica conto, crede che quella sia una fattoria. E conosce un bambino ebreo attraverso il filo spinato e ci diventa amico ecc. Allora, a parte che questo bambino ebreo lì dentro sembra fare sempre un po’ quel che ca**o gli pare, e ora io non so, ma se avessi un campo di concentramento nazista, ecco, vedi come te lo faccio filare. Per cui è un po’ inverosimile. E poi il protagonista, col suo testolino pettinato da Hail Hitler, se lo perdono sempre tutti (ma Vera, che fa la mamma, la perdono di default). Comunque, diventano amici, i cazzi e i mazzi, la sorella bionda di 12 anni è nazistissima inquietorama, il papà fa il suo lavoro ecc. Quel che in effetti non mi aspettavo, e qui ve lo spoilero tantissimo per cui occhio, è che alla fine il non ebreo fa un bel buco per passare sotto il filo spinato, si mette un altrettanto bel pigiama a strisce anche lui e aiuta l’ebreo a cercare papà. E cerca che ti ricerca, e chissà dove sarà finito. E finiscono entrambi nel gruppone di detenuti. E li portano alle doccie. Sìssì, è solo una doccia. E ciao.
Hai capito, mi hanno gasato il bimbetto!!!
O_o
Stai male! Non l’avrei mai detto!
Non vi dico a questo punto già quanto è disperata Vera Farmiga. É uno scandalo. Far disperare così Vera Farmiga. Tzè.

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Agghiacciante!!! / 17 Settembre 2012 in Il bambino con il pigiama a righe

L’incapacità di un bambino nel capire il disegno folle dell’Olocausto. Figlio di un ufficiale nazista, Bruno si trova ad affrontare nella sua visione ancora totalmente giocosa una realtà che non riesce proprio a comprendere. Cosa succede… Cosa accade… Perché gli ebrei sono cattivi… Perché si vestono con il pigiama…
“Se tu mi trovassi un ebreo buono saresti il più grande esploratore del mondo…”.
Molto bello ma terrificante…

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30 Dicembre 2011 in Il bambino con il pigiama a righe

Quest’estate avevo letto il libro e mi era piaciuto davvero tanto. Soprattutto quello stridere tra il candore di Bruno, il piccolo protagonista, e il sapere cosa è successo realmente nei campi di concentramento. Il film mi è piaciuto, forse un pò meno del libro, e non perchè il film è fatto meno bene, ma perchè era realmente difficile rendere in immagini la poesia del libro.

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6 Giugno 2011 in Il bambino con il pigiama a righe

È uno di quei film che non ha bisogno davvero di una recensione: è da vedere e basta.

6 Maggio 2011 in Il bambino con il pigiama a righe

Bel film che fa ancora una volta riflettere sull’Olocausto e il rapporto tedeschi-ebrei durante la seconda guerra mondiale.
Prima parte un pò più lenta e noiosa quasi a riflettere lo stato d’animo di Bruno, che fatica a trovare qualcosa di “divertente” da fare. Seconda parte molto più interessante con l’amicizia tra i due ragazzi così diversi.
Interessante anche l’analisi della famiglia tedesca: il padre (David Thewlis) ufficiale nazista convinto, la madre (Vera Farmiga, vista in “The Departed”) che non conosce a fondo gli orrori della guerra in cui il marito è conivolto in prima persona, la figlia maggiore (12 anni) che inizia ad aderire alla causa nazista (anche grazie al precettore a cui il padre ha affidato l’insegnamento dei figli). E poi Bruno, il protagonista del film, che nella sua ingenuità di bambino regala i migliori momenti, alcuni divertenti altri più tristi, del film. Inoltre c’è anche la cameriera e l’ufficiale nazista…
Il film racconta di come può nascere un’amicizia (ma tra bambini forse è più facile) tra gente divisa da barriere (non solo fisiche come nel film).

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Intenso / 6 Aprile 2011 in Il bambino con il pigiama a righe

La trama pare piuttosto scontata, ma vi assicuro che il finale lascia senza fiato. Commovente, ovvio, ma senza far venire le carie ai denti. Efficace anche l’angolazione: la tragedia dell’olocausto vista non con il solito sguardo analitico dell’adulto, ma con la schietta superficialità (in senso letterario) di un bambino. L’amicizia è sicuramente uno dei temi portanti, ma il punto forte della storia, secondo me, è il destino beffardo, che accomuna nel dramma vittime e carnefici.

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Lasciamo il mondo ai bambini / 6 Febbraio 2011 in Il bambino con il pigiama a righe

Forse per recuperare il “perduto” dovremmo toglierci di mezzo e lasciare il mondo ai bambini. Questo è quello che ho pensato finito di vedere questo film. L’amicizia così pura tra i due bambini protagonisti vale tutto il film. Un’amicizia vergine dai compromesi e dalle contaminazioni del popolo adulto. La storia dello sterminio degli ebrei è una fondamentale cornice emotiva a questo dipinto cinematografico ma il fulcro della purezza infantile potrebbe reggere ovunque. Talmente sincera l’amicizia fino al suo più drammatico epilogo. Consiglio questo film a tutti e al bambino che è in ognuno di noi.

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