2 Recensioni su

Ichi the Killer

/ 20027.4125 voti

For a pervert like you, i was waiting.. / 10 Aprile 2014 in Ichi the Killer

Due ore di pura follia quelle descritte nel film-capolavoro di Takashi Miike che si rifà alla storia dell’omonimo manga scritto e disegnato da Hideo Yamamoto.

Uno che secondo me dovrebbero rinchiudere senza penarci su due volte. Perché io l’ho letto Ichi the Killer. L’ho finito giusto un paio di giorni fa. E posso affermare con cognizione di causa che è davvero un nonnulla la perversione maniacale estrapolata da Miike per fare il film.

Ho faticato a scorrere le fitte pagine di quei dieci volumi, a metà avevo la nausea per quel tanto, troppo sadismo. Sangue. Peni (everywhere). C’era troppo di tutto. Un’esperienza forte che consiglierei a chi ha apprezzato il film senza conoscere l’opera da cui è stato ispirato00.

Perchè il film, tutto sommato scorre bene. In confronto al manga, la versione del genio sanguinario della cinematografia horror/pulp giapponese sembra quella di un film Disney. Che tralascia il cattivo gusto per accontentare gli occhi di tutti. Com’è giusto che sia, aggiungerei. I manga sono indirizzati ad un ristretto numero di persone, mentre il cinema cattura ben altre attenzioni. E non tutti sono di stomaco forte.

Il simpatico uso di effetti speciali da B-movie e quello sconsiderato abuso di sangue finto ha permesso a Ichi the Killer di colpire anche nella sua versione su pellicola, spettacolarizzandone l’originale violenza esasperata e rimanendo molto fedele alla sua grottesca controparte cartacea, a cui però è stato riservato un finale leggermente diverso.
E dove Kakihara non figurava come un buffone da circo dai capelli giallo paglierino, ma è sempre rappresentato come un distinto uomo della yakuza, cicatrici atroci a parte. Senza camicie con le rouches o cose del genere.

Seppure il film mi sia piaciuto, ho senz’altro preferito di più il manga.

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16 Febbraio 2013 in Ichi the Killer

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Questo è Ichi The Killer, il must di Takeshi Miike, regista dell’horror-pulp nipponico (al solito, uno degli idoli di Tarantino). Anche se il tipo in foto, che si presenta espirando a bocca chiusa fumo di sigaretta dalle sue simpatiche guancie tagliate a mo’ di branchie, non è Ichi (che significa 1); Ichi è quello vestito di nero. Un geniale serial killer piagnucolone e complessatissimo, alienato e sfigato, che si eccita alla vista della violenza e più piange e pigola più uccide a fette chiunque grazie alle lame che ha nel costume. Il biondo è il suo antagonista, membro della yakuza che da la caccia a Ichi dopo che 1 ha fatto sparire il suo boss. Lui non piagnucola, anzi, è alla ricerca meticolosa di un’estetica del dolore come se fosse un graal. E non vede l’ora di incontrare Ichi. In un finale che si può interpretare in 53 modi diversi, e quale sia quello esatto non importa neppure un granché.
Da notare che, nella parte del vecchio manipolatore della mente di Ichi, recita Shinyia Tsukamoto. Chi è Tsukamoto? Ma il regista dei Tetsuo, che diamine!

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