For a pervert like you, i was waiting.. / 10 Aprile 2014 in Ichi the Killer
Due ore di pura follia quelle descritte nel film-capolavoro di Takashi Miike che si rifà alla storia dell’omonimo manga scritto e disegnato da Hideo Yamamoto.
Uno che secondo me dovrebbero rinchiudere senza penarci su due volte. Perché io l’ho letto Ichi the Killer. L’ho finito giusto un paio di giorni fa. E posso affermare con cognizione di causa che è davvero un nonnulla la perversione maniacale estrapolata da Miike per fare il film.
Ho faticato a scorrere le fitte pagine di quei dieci volumi, a metà avevo la nausea per quel tanto, troppo sadismo. Sangue. Peni (everywhere). C’era troppo di tutto. Un’esperienza forte che consiglierei a chi ha apprezzato il film senza conoscere l’opera da cui è stato ispirato00.
Perchè il film, tutto sommato scorre bene. In confronto al manga, la versione del genio sanguinario della cinematografia horror/pulp giapponese sembra quella di un film Disney. Che tralascia il cattivo gusto per accontentare gli occhi di tutti. Com’è giusto che sia, aggiungerei. I manga sono indirizzati ad un ristretto numero di persone, mentre il cinema cattura ben altre attenzioni. E non tutti sono di stomaco forte.
Il simpatico uso di effetti speciali da B-movie e quello sconsiderato abuso di sangue finto ha permesso a Ichi the Killer di colpire anche nella sua versione su pellicola, spettacolarizzandone l’originale violenza esasperata e rimanendo molto fedele alla sua grottesca controparte cartacea, a cui però è stato riservato un finale leggermente diverso.
E dove Kakihara non figurava come un buffone da circo dai capelli giallo paglierino, ma è sempre rappresentato come un distinto uomo della yakuza, cicatrici atroci a parte. Senza camicie con le rouches o cose del genere.
Seppure il film mi sia piaciuto, ho senz’altro preferito di più il manga.
