Recensione su I soliti idioti

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Ridatemi Lino Banfi. / 16 Giugno 2012 in I soliti idioti

Pietro Valsecchi è il Re Mida del cinema italiano. Dopo aver sfondato lo scorso inverno con Che bella giornata, il produttore torna a sperperare grana ricucendosi addosso l’etichetta di (finto) scopritore di (finti) talenti. Dopo il citato Zalone, stavolta si vorrebbe proporre un ampliamento cinematografico di una sit com in voga tra i più giovani: trattasi dello (s)cult I soliti idioti. Ma quello che potrebbe funzionare per una breve sitcom non può funzionare per il cinema e le mascherine portate in scena, che dovrebbero stare a simboleggiare l’Italiano con i suoi vizi e le sue virtù, risultano assai scadenti e poco redditizie. Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli vorrebbero essere i nuovi Belushi e Akroyd, ma riescono solo a riproporre come in uno scadente spot ritornelli celebri e volgari(come il “Dai cazzo!” che sta infestando lentamente tutte le scuole e le riunioni studentesche d’Italia), che non sorprendono più, né fanno ridere più di tanto. Vorrebbe essere una boccata di aria fresca al cinema italiano, nell’inferno di cinepanettoni e commedie mocciane, ma è semplicemente un irrilevante tentativo di fare un cinema diverso da quello a cui siamo soliti dare disprezzo. L’inutilità del film(se film si può chiamare) sta proprio nel tentare incessantemente di rinnovarsi usando volgarità trite e ritrite, provando a chiedersi fin dove si può arrivare e cercando sempre incessantemente di cercare forme che si ricordano, tormentoni votati al cult. I soliti idioti è trash per definizione: insomma, una caterba di personaggi stipati in sketch senza capo né coda, che tirano in ballo vizi e virtù dell’italiano medio, rimanendo però sempre sulla superficialità e non riuscendo mai a sfociare in qualcosa di veramente bello e sentito. La storia è praticamente un ampliamento vero e proprio di una puntata della famosa sit-com: abbiamo un padre volgare e saccente che cerca di realizzare il sogno dell’occhialuto figlio, prima che questo si sposi. Il sogno è quello di riuscire a portarsi a letto una donna vista su un cartellone pubblicitario. Cominceranno un viaggio molto lungo per l’Italia in cui tutti i personaggi creati dal team di sceneggiatori riesce a venire fuori, a volte con furore, altre volte con una semplicità disarmante. I soliti idioti pretende di far ridere solo con “vaffa” e “cazzo” ritmati insieme a “omosessuale” e “ciclo mestruale”, ma non si accorge che non serve una rivoluzione al cinema italiano, ma bensì serve ritornare quello classico dei bei tempi. Al confronto, un film mediocre come La peggior settimana della mia vita sembra fatto da Woody Allen, Lino Banfi è Buster Keaton e Alvaro Vitali è Jerry Lewis. La sceneggiatura è grossolana e si fatica a reggere sulla sedia per la durata complessiva della pellicola che sfocia in assurdità grottesche che dovrebbero denotare segnali di stile e che invece denotano soltanto la linea di confine tra quello che si riesce a sopportare e quello che non si può riuscire a sopportare. Come qualcuno ha detto riguardo a questo film, si potrebbe rischiare di sembrare snob criticandolo. Ma quando ci si trova davanti un prodotto così tanto inutile, grossolano, pessimo, letale in ogni singolo sketch, senza alcun senso di esistere e becero, è impossibile non essere snob. Per concludere, devo ammettere che qualche volta ho anche visto la sit-com da cui il film è tratto. Almeno lì la sceneggiatura era veloce e sintetica e non si perdeva in giri di parole e inutili inquadrature a vuoto. Tutto è pompato come in uno spot televisivo, l’umorismo è incomprensibile ai più per quanto stupido e la regia non esiste. Insomma, il film rifocillerà solo la Medusa, ma probabilmente ferirà a morte gli amanti del vero cinema. Che d’ora in poi potrebbero cominciare seriamente ad avercela con Pietro Valsecchi.

1 commento

  1. Masfalia / 4 Marzo 2014

    un 3 forse è anche troppo.. a me, questo tipo di comicità proprio non piace..

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