12 Recensioni su

I Origins

/ 20147.4203 voti

Profondo / 13 Luglio 2020 in I Origins

Trama sceneggiatura e cast di livello.
Questo film non è stato particolarmente fortunato ma ho saputo trarne la sua profondità. A mio parere un bellissimo film sulla ricerca dell’anima.

Una piccola lezione di biostatistica a Mike Cahill / 13 Aprile 2017 in I Origins

Un campione composto da un singolo soggetto non è rappresentativo e pertanto i risultati non sono significativi.

occhi che tolgono il fiato… / 11 Gennaio 2017 in I Origins

Film dai grandi presupposti, delle ottime interpretazioni, però il tutto si perde nel finale, tra le tante strade che si sarebbero potute imobbacare, quella che vien scelta è non la più scontata ma una delle più delutenti.
In conclusione, un film che accoglie la contemplazione dell’occhio umano e che sceglie degli interpreti azzeccati, seppur non sapendo dove si vuole andare a parare.

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MA PERCHE’!?!? / 13 Luglio 2016 in I Origins

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Perché mi son messo a vedere questo film!?
Una roba davvero, davvero vuota, inutile, superflua, altri sinonimi ne abbiamo?
Insomma, un film che ti prende per il c**o volendoti far credere in una forte componente fantascientifica, componente che però fa solo da sfondo, e a volte neppure, alle storie d’amore, ai baci, alle carezze, che il protagonista si scambia prima con la donna con gli occhi più belli del mondo, poi con sua moglie.
Per lasciar comprendere lo schifo, devo per forza dire pure la trama in due righe: Uno scienziato focalizzato sullo studio degli occhi (ma a livello che ne fa proprio un feticcio) si innamora di un gran bel paio d’occhi, trova la ragazza che li possiede, se ne innamora e poi però si sposa con un’altra. Lui non crede in dio ma nella scienza, però sarà la sua stessa scienza a portarlo a comprendere…o quasi, l’esistenza di un dio.
MINCHIA.
Può già bastare a capire quanto sia una cagata, no? Io dico di sì, e per questo non andrò oltre.
Scene scontate, “moventi” ridicoli, scienza inventata sul momento che…altro che “fanta”…, sottotrama che si magna la trama facendolo diventare, vuoi o non vuoi, un film sentimentale del piffero che avrei ben volentieri evitato.
Chissà che mi pensavo…

Consigliato a: Alle coppiette? Non lo so, siete lì, lo guardate in due, e fate “ohhh che carini!”, perché è questo il massimo cui puoi puntare se guardi questa roba.

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6 / 16 Maggio 2016 in I Origins

Ho un enorme punto interrogativo sulla faccia. Ottima recitazione, ottima colonna sonora ,ottime inmagini , ma a livello di significato intrinseco (cosa che suppongo il regista voleva esprimere) non mi è arrivato assolutamente nulla.

A me gli occhi, please / 14 Febbraio 2016 in I Origins

Complice un’atmosfera particolarmente intima, un bravo attore protagonista (Pitt) ed una bella fotografia, il film di Cahill mi è piaciuto molto, nonostante tutte le sue evidenti forzature narrative, la premessa evoluzionistica che (ancora?) contrappone Fede e Scienza ed alcuni cliché.

Guardami negli occhi e ti dirò chi sei / 18 Agosto 2015 in I Origins

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Parto subito dagli eventi che portano alla morte della prima ragazza: mi hanno fatto venire voglia di prendere lo sceneggiatore e buttarlo giù dallo stesso ascensore. Roba degna di uno dei tanti “Final Destination”.

Il film finisce in India alla ricerca della prova dell’esistenza dell’anima, la cosa mi è parsa un po’ stereotipata, come tutto il discorso sul comprendere l’evoluzione dell’occhio per confutare l’esistenza di dio. L’evoluzione dell’occhio umano è già stata sviscerata da anni e non serve a far ricredere i credenti perchè questi in ogni caso continuerebbero a credere comunque, come è sempre stato ad ogni nuova scoperta, quindi non credo che gli scienziati studino con queste motivazioni (non lo erano neanche quelle di Darwin).
Sembra poi che Cahill volesse mettere dentro tutto quello che sia mai stato detto e immaginato a proposito di occhi.

La parte scientifica mi sembra un po’ raffazzonata. Le incongruenze scientifiche mostrate dal regista gli si potevano perdonare in un film come Another Earth, dove la fantascienza era solo il pretesto per parlare d’altro. Non in questo film dove è proprio la scienza ed il metodo scientifico ad essere il fulcro della trama.
Il finale va a parare proprio dove si era già intuito da un po’ dove il regista voleva andare a parare, nessuna sorpresa.

In definitiva un film girato bene da un regista capace, una sceneggiatura con qualche ingenuità e di troppo, ma quello che proprio non mi è piaciuto è stato il concetto che l’opera voleva portare avanti.

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18 Maggio 2015 in I Origins

Dopo Another Earth, il regista Mike Cahill ritorna ancora una volta a proporre una storia “what if”, ancora sul filo della fantascienza e ancora con toni molto intimi. Come per il primo film con me non scatta la scintilla, ma anzi ho trovato questo secondo lungometraggio pure un po’ pretenzioso e raffazzonato nel suo voler proporre una certa ipotesi, che nella prima parte del film ha peraltro una esecuzione confusionaria e poco credibile. Il film poi vira verso altri toni, ancora più irrealistici, contornati da comode coincidenze, inserendo anche una certa morte tragica ed esagerata e un duello fede-ragione ficcato giù per la gola allo spettatore e risolto, per quel che mi riguarda, implicando un voltafaccia del protagonista che trovo irritante. Tecnicamente è un film bel fatto, ben recitato, fotografato elegantemente e con una OST molto carina; ciò però non basta a salvare la debole trama.

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Perse nel dualismo anche le mie sensazioni… / 27 Marzo 2015 in I Origins

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

vOTO 7

Dalla profondità forzata probabilmente dalla tematica di spessore insormontabile, I origins (simpatico il gioco di parole per cui “I” si legge “Ai” come si pronuncia “eye”) è un film che senz’altro rivedrei, per smascherare possibili e sensibili particolari nascosti dalla cura del silmbolismo celato dietro un attenzione smaniosa ai colori, alle inquadrature, alle musiche, in una sinfonia armonica di una pellicola che avrebbe comunque potuto essere più raffinata. Traballanti dulismi si accoppiano e scoppiano in una danza di emozioni a tratti auliche, perfette, ma non mozzafiato per rapide discese che picchiano scontate per tutta la prima parte del film, L’amore per un altro essere umano e l’amore per il lavoro lottano nei dissapori di una coppia immatura e stranamente conciliata dal destino, un ambivalenza fra scienza e spiritualità (e non di religione poiche ad essa nel profondo non ci addentra) ovviamente confermate e confutate da inizio a fine, ma con una forza inesistente perchè poco coerente con l’atteggiamento dei personaggi stessi, uno scienziato cinico e introverso dal nome Ian Gray e la sua storia d’amore con l’evanescente e fatale, instabile Sofi la quale si insinua nella sua vita perchè portata a lui dagli “Occhi” oggetto di studio e ossessione infantile dell’uomo, fra la fantasia di scene in cui lo spazio e il tempo sembrano aggrovigliarsi al protagonista in un vortice di segnali casuali che lo stesso segue ciecamente, ma che poi freddo perpetra la sua ricerca per smascherare la non esistenza di un Dio ipotetico; ma come questi più palesi profonde e piccole incoerenze scoppiano come l’idea che lo spettatore si fa sulla scena successiva, che spesso prende vita con una cadenza prennuanciata alla quale esso infondo spera possa invece diramarsi in un bivio di novità e phatos… Come la morte stessa di Sofi preannunciata dalla lenta e altrimenti insificante scena a letto durante la quale lei dichiara il desiderio di essere cremata .
Interessante e coinvolgente tutta la seconda parte, più netta, più chiara, più scientifica, meno salti temportali lunghi e inspiegati, meno contraddizioni, probabilmente perchè giunti oramai dopo sette anni a dimostrazione che “Dio non esiste” e ciò che non conosciamo, la cui esistenza è messa a tacere, non può più creare dubbi.
Curiosa interpretazione del concetto che gli occhi riflettano l’anima di un essere, tramite svariati casi del destino, Ian si trova a girare il paese, prima per sfiduciosa casualità nei confronti di test a cui viene sottoposto il suo bambino, e poi spinto da quella che diviene sua moglie per scoperte, cinematograficamente parlando, fatte in una maniera frettolosa, che non incontra ostacoli, per cui gli indizi si manifestano a lui improvvisi e collettivi,in cui quel minimo di scintillio stimolante da 007 svanisce come un lampo in un cielo piovoso, per confutare la sua non-dottrina.
Nuovamente perso per il mondo è alla ricerca quasi impossibile, in un quartiere molto povero e popoloso Indiano, degli occhi di Sofi, o almeno dell’anima che le apparteneva rincarnata in una bambina che dovrebbe portare con se ricordi della vita passata, Ian riesce a ritrovare quello sguardo e a sposare la sua discutibile (a questo punto) scienza con una spiritualità a cui non aveva mai creduto, ma a cui egli è spinto a soggiacere dinanzi a dimostrazioni effettive del vero.
Finale poco curato nella trama, ma molto nel dettaglio dalla musica alle inquadrature lo scienziato e la sua scoperta si incamminano emozionati per mostrare al mondo una grandezza fino a quel momento celata.

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15 Marzo 2015 in I Origins

Mike Cahill è uno dei registi sulla piazza da poco che tengo più in considerazione.Another Earth mi era già piaciuto molto e I Origins è un’ottima conferma.Certo,pieno di riferimenti a visioni delle cose da cui non potrei sentirmi più lontano,ma mi ha preso.Primi piani di occhi stupendi.Al prossimo film potrebbe arrivare il suo capolavoro.O almeno voglio crederci.

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5 Gennaio 2015 in I Origins

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Possibile che il regista di uno dei miei film preferiti, Another Earth, abbia scritto e diretto questo? Sì, mi dico: il “what if” che entra lentamente nella realtà quotidiana, qualche inquadratura, lo spirito generale e due attori mi confermano che il regista è lo stesso. Quello che manca è il genio, direi. O detto più terra terra, questo film è proprio bruttino.

Cerco di radunare qualche pro: gli attori sono tutti validi (facciamo un saluto ad Archie Panjabi!), il film di per sé non annoia e se vuoi credere a una storia che si basa su “e se gli occhi fossero lo specchio dell’anima?” è probabile che ti catturi. Se non è questo il tuo caso, forse concorderai con questa mia lista di problemi:
– Il conflitto scienza e religione è messo così in evidenzia da essere tutt’altro che elegante o sottile. Il protagonista passa dal provare che non esiste nessun dio al dover ammettere che si sbagliava. “Cosa c’è di sbagliato nel mettere in evidenza un dilemma così importante?” direte voi. C’è di sbagliato che a metà film non hai più sorprese su come andrà a finire: è OVVIO che dall’assoluta mancanza di fede si arrivi alla possibilità finale.
– La premessa per me non è per nulla credibile. C’è la possibilità che quando muori ti reincarni nel corpo di un neonato. E tracce della tua vita passata potrebbero riflettersi nel nuovo-te. E prova della reincarnazione è negli occhi. Ma wow.
– La morte di Sofi è stupida, così come il modo in cui Salomina alla fine è terrorizzata dall’idea dell’ascensore (e non solo la paura in sé, ma la lentezza con cui si arriva al momento della rivelazione, con lo spettatore che lo capisce molto prima, e passa tutto il tempo a chiedersi perché disturbarsi a prendere l’ascensore quando — così a naso — la camera è al primo piano dell’hotel). Ma la scena più stupida per eccellenza è quando Ian va a cercare la famiglia dell’uomo che a quanto pare ha un legame con suo figlio, delle mucche gli bloccano la strada, qui incontra una parente del tizio, scopre che quello è morto, e nell’arco di due secondi spuntano il cane e la signora mostrati in foto al bambino durante il test. È un momento che rimarrà immortalato per sempre: la signora che dice “Hello there!”, un bel primo piano per togliere anche allo spettatore più disattento il dubbio sulla sua identità.

E niente, bruttino. Vorrebbe essere profondo, ma non lo è — anche a voler chiudere gli occhi e sospendere l’incredulità sulla faccenda degli occhi-anima, non c’è molto da salvare. Riguardiamoci Another Earth.

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Occhi come sorgenti d’anime. / 3 Gennaio 2015 in I Origins

Riprendendo il famoso aforisma di Albert Einstein, ossia: La scienza senza religione è zoppa. La religione senza scienza è cieca; uno zoppo ( sempre metaforicamente parlando ) incontra una cieca, e tra loro nasce un amore, che varia dalla concupiscenza all’adorazione. Questo trasporto, nato dall’intima intesa di una notte, fra due elementi all’apparenza opposti, ma convergenti, fa da sfondo ad un tema decisamente più complesso, ossia quello della reincarnazione.
Questo assunto, senza scadere in facili spiritualismi, o in pragmatiche osservazioni, riesce a coinvolgere lo spettatore, proiettandolo in una sorta di dibattito silenzioso, dove gli interlocutori sono gli stessi esseri umani, ognuno con una posizione diversa.
Il claudicante realista, ossia lo scienziato che non crede ad un mondo al di là di quello terreno, si scontra con la vaghezza e la vaporosità dell’immateriale, diafana bellezza incarnata da colei che sceglie di non vedere, ma di credere. E in questa allegorica disputa, si insinua il destino, che decide per entrambi.
Successivamente la pellicola cambia registro, soffermandosi più sulla ricerca, che sul risultato, come a voler decontestualizzare entrambi gli ambiti di discussione, non fornendo né prove definitive, né categoriche smentite.

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