Recensione su I guerrieri della notte

/ 19797.7277 voti

Kapolavorohoooooo1111: io a 16 anni / 5 Maggio 2016 in I guerrieri della notte

In principio il titolo del film doveva essere Streets of fire, ma alla produzione questo titolo non piaceva così Walter Hill lo usò in una fase successiva per un altro film. La pellicola in questione è tratta da un romanzo di Sol Yurick, ispirato all’Anabasi di Senofonte, tradotto però dall’autore in un contesto di guerra tra bande giovanili rivali.

Di cosa stiamo parlando? De I GUERRIERI DELLA NOTTE. The Warriors è uno dei primi film che il cinefilo medio vede quando ha 16-17 anni, a 16 anni quando guardi “I guerrieri della notte” ti gasi ma ci sono delle cose che non ti arrivano. Lo guardi, lo apprezzi, scrivi The Warriors sul diario della Comix e poi guardi altra roba, ma il germe Walter Hill te lo ha attaccato. Infatti poi cresci, guardi altri film ma capisci quanto Walter Hill ci sia in una pellicola come ’71 di Yann Demange (che è un war movie che si tinge di survival horror in cui si respira la stessa atmosfera de The Warriors ma senza I Guerrieri.. o meglio, con uno solo) o quanto il ralenti usato da Hill nelle scene d’azione, ad esempio quelle relative alla sequenza che vede tre Guerrieri rimorchiati prima ed assaliti poi da una gang di teen ager, discenda da Sam Peckinpah. Tu The Warriors non lo guardi semplicemente, tu The Warriors lo divori, lo ami, lo scopi.

Non siamo più abituati a una roba come The Warriors, il film si apre a New York, ma al regista non interessa la New York dei palazzi scintillanti, in The Warriors non c’è spazio per i grattacieli ingannevolmente meravigliosi. L’atmosfera è cupa, la fotografia è scura, è ancro più dark de The Driver.
I Guerrieri si muovono in una metropoli pericolosa, scura, umida, buia. Questa è l’intro, sparatevela e capite di quello che sto parlando.

Noi non siamo più abituati a una cosa simile, il film si apre con una giostra che ti spara i neon rosa dritto negli occhi. Poi i titoli rosso sangue invadono lo schermo, la musica pompa e pompano i titoli rosso sangue. La metropolitana si avvicina e compare la scritta, il tag rosso de THE WARRIORS. Subito dopo facciamo la conoscenza dei personaggi e delle gang rivali. Noi non siamo più abituati a queste cose ed è male, malissimo.

È in un’afosa serata estiva che viene indetta una mega riunione fra tutte le bande giovanili di N.Y.C., viene stabilita una tregua e si approfitta per parlare di roba grossa. Ognuna delle bande controlla un quartiere della città, per ognuna di esse viene scelta una rappresentanza di nove eprsone circa invitata a partecipare all’adunata in un parco del quartiere del Bronx. Il promotore del raduno è il carismatico Cyrus, leader della banda dei Riffs, un individuo a metà fra Che Guevara ed Al Capone. Cyrus è acclamato come un santone dalle delegazioni delle bande giovanili. Fa la sua gran figura nel suo kimono di seta, nel suo parlare chiaro, semplice ma d’effetto. È diretto, propone di unire tutte le forze disponibili per eliminare la criminalità “legalizzata”, per impadronirsi della città. L’obiettivo di Cyrus è quello di sottrarre il controllo dei quartieri alla criminalità legalizzata della polizia usando tutti i piccoli criminali della città. È uno stratega ed ha capito che ai disperati come loro conviene unire le forze piuttosto che consumarle in contrasti tra bande. In fondo, il loro numero supera in modo prepotente quello delle forze dell’ordine.

Cyrus è il nonno di Bane di Batman di Nolan, il nonno mezzo negro, è circondato da negri che fanno arti marziali. Capite? Ha vinto. Ha vinto tutto. I sui adepti hanno i capelli afro, indossano ray-ban a goccia, fanno kung fu. Lui va in giro con un kimono di seta, io mi sono innamorato e sto continuando a scrivervi la recensione de The Warriors.

Le delegazioni delle bande che sono state invitate si recano al raduno usando i mezzi pubblici, la cosa potrebbe farvi ridere perché noi viviamo in Italia ma quello è il Bronx, la gente prende la metropolitana e l’autobus vestita da giocatore di baseball, mica cazzi. I Guerrieri e gli altri giungono nel luogo dove si terrà l’evento ma qualcosa va storto e per i Guerrieri comincia la discesa all’inferno.
Come dicevo The Warriors riprende l’Anabasi di Senofonte, che narra della ritirata dei Diecimila mercenari ellenici attraverso l’impero persiano, in questa fuga dovranno contare solo sulle proprie forze, attaccati da tutti i popoli sottomessi all’impero, dopo che Ciro detto Cyrus senza kimono il Giovane, pretendente al trono imperiale e loro capo e reclutatore, era stato sconfitto nella battaglia di Cunassa. I Warriors dovranno compiere un’impresa simile a quella dei guerrieri greci, però Walter Hill cosa fa? Realizza un survival horror senza zombie ma con delle ca**o di gang che girano per la fottuta new york city. Da un lato i guerrieri, dall’altro le gang che li cercano. Nel mezzo la Dj Dolly che grazie alla sua radio informa le gang dei passi dei nostri prodi anti-eroi. The Warriors è il cavallo di battaglia di Walter Hill, la pellicola più commerciabile dell’autore ma allo stesso tempo quella più underground, quella in cui emergono meglio il tema della fuga, della ribellione e dell’anticonformismo; quella che ti fa innamorare del regista, che la guardi e non la scordi più. Per voi il viaggio comincia qui, Coney Island è ancora troppo distante, sarete voi a sputare sangue con I Guerrieri; sarete voi ad esser caricati dalla polizia in una scena corale dalla centinaia e centinaia di comparse; sarete voi a sognare e a sperare di tornare a casa.

Ma la casa è distante e anche i mezzi pubblici li abbandoneranno. Proprio come in Italia. Prossima fermata, Roma Tiburtina. Potete prendere il treno per Orte sempre non faccia ritardo.
DonMax

Lascia un commento