Recensione su I cento passi

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I cento passi a sinistra / 4 Febbraio 2014 in I cento passi

Io di questi film italiani basati su personaggi e temi così complessi e importanti non capirò mai due cose: innanzitutto perché a trasmetterli è sempre e solo la Rai e poi, cosa più importante, perché devono essere patrimonio indiscusso della sinistra.
Sono davvero stanca di vedere pugni alzati, bandiere rosse e comunità di giovani hippie/anarchici/radical chic nullafacenti. Credo che molte battaglie, come quelle alla mafia e all’illegalità, non passino necessariamente attraverso tutto questo e, anzi, prescindano da schieramenti politici. Purtroppo però in film come I Cento Passi o anche Fortapàsc e molti altri (ad esempio mi viene da citare 20 Sigarette che ho lasciato perdere dopo cinque minuti proprio per questi motivi e forse anche Diaz che però non ho avuto ancora il piacere di vedere) il messaggio che si vuol far passare è questo: la cultura è patrimonio di sinistra, figure come quella di Peppino Impastato sono patrimonio di sinistra e addirittura persino lotte importanti, nel caso de I Cento Passi quella alla mafia, sono di sinistra; di conseguenza il male è dall’altra parte.
Forse io sono troppo conservatrice per guardare film italiani impregnati così tanto di politica (non per qualcosa, ma solo perché purtroppo in Italia non si è secondo me ancora abbastanza maturi per affrontare con saggezza quest’argomento) e forse è meglio che non ne veda più. Anche perché a dispiacermi è soprattutto che con tutta questa propaganda poi a rimetterci sia, almeno in questo caso, il povero Peppino Impastato che dovrebbe essere un esempio e attirare consensi, mentre invece grazie a questo film a me ha solo fatto venire un bel po’ d’orticaria. Poi, certo, il mio giudizio non proprio positivo sarà anche causato dalla poca simpatia che m’ispira Luigi Lo Cascio e da alcune scelte registiche e di sceneggiatura del tutto discutibili, ma questi, alla fin fine, rimangono comunque problemi secondari rispetto all’essenza e alla direzione non proprio cristalline conferite a questa pellicola.

14 commenti

  1. Stefania / 5 Febbraio 2014

    Beh, ma in questo caso specifico… Impastato era comunista (socialista massimalista, inizialmente): in che altra maniera lo si sarebbe potuto rappresentare, se non come comunista?
    Per il resto, la tue riflessioni sono interessanti, seppur mi senta di non condividerle: in questo caso, è un comunista a portare avanti la “scolarizzazione” delle coscienze, la cultura che veicola è inevitabilmente frammista alle sue posizioni politiche.
    E’ ovvio che, in riferimento a questo episodio cinematografico, la sensibilizzazione sia di matrice sociale e politica di sinistra.

    Per quanto imperfetto (e mi scuso se l’esempio non dovesse sembrare “fondamentale”), mi viene in mente che un film come Mio fratello è figlio unico di Luchetti (ed ancor più il romanzo da cui è tratto Il fasciocomunista di Pennacchi) “dice” che destra o sinistra sono posizioni poco più che aleatorie e che, all’opposto, esistono le coscienze e, soprattutto, i fatti: il fatto, nel caso de I cento passi (passato sempre dalla Rai, perché è stato co-prodotto dalla Rai: anche se distribuito dalla Medusa, non credo che lo vedrai mai passare su Mediaset) è che un ragazzo che si è opposto alla mafia è stato ammazzato come un cane. Che fosse comunista è -come posso dire- un accidente, ma, qui, a parer mio, è un accidente più che fondamentale.

  2. Simona / 5 Febbraio 2014

    @Stefania: Io mi rendo conto perfettamente che Impastato era comunista e che di certo lo si doveva rappresentare come tale, quello che contesto è semplicemente il fatto che si sia calcata così ECCESSIVAMENTE la mano. L’aria che si respira per tutto il film è permeata di politica, l’intera pellicola scorre sotto la lente dell’ideologia. E io non l’ho trovato giusto semplicemente perché qui si parla di mafia e di lotta alla mafia, non di altro.
    Hai scritto due cose che mi hanno fatto riflettere. La prima è: “in questo caso, è un comunista a portare avanti la “scolarizzazione” delle coscienze, la cultura che veicola è inevitabilmente frammista alle sue posizioni politiche.” Sì, certo, la CULTURA che veicola, come può essere Majakovskij, ma non la guerra ai mafiosi. La seconda cosa è: “Che fosse comunista è -come posso dire- un accidente, ma, qui, a parer mio, è un accidente più che fondamentale.” Ma perché? Se si parla di Impastato non è fondamentale dire che è comunista o comunque evidenziarlo così tanto, per il semplice motivo che la cosa per cui tutti dovremmo ricordarlo (e che di conseguenza doveva essere al centro del film) è il suo tentativo di sollevare le coscienze addormentate, anestetizzate della sua gente contro il sistema di omertà della mafia e non il fatto che protestava bandiera rossa alla mano o parlava di cinema con la foto di Che Guevara alle spalle. Tutto questo è, se non irrilevante, di certo poco importante. A meno che poi non lo si voglia rendere un baluardo di sinistra, come infatti è accaduto. Ma bisogna sempre tenere ben presente che Impastato non è un martire del comunismo, è un martire della lotta alla mafia. E non combatteva la mafia perché era un comunista, la combatteva perché era un essere umano indignato di fronte a ciò che gli accadeva sotto agli occhi.

    • Stefania / 5 Febbraio 2014

      In un caso come questo, a parer mio, è impossibile scindere la politica dalla figura del protagonista: farlo consisterebbe nel negarne una parte fondamentale.
      Non è stato ucciso perché comunista, ma perché impegnato in un’ “azione di disturbo”, certo. Ma sarebbe inutile occultare la sua posizione politica, perché è anche grazie ad essa che Impastato ha sviluppato una coscienza sociale e ha trovato i “mezzi” per impostare la propria lotta di denuncia.
      Questo non significa che, se non fosse stato comunista, non avrebbe potuto sviluppare un’analoga sensibilità. Però, è in quel contesto formativo, e ciò è innegabile, che Impastato ha sviluppato la propria visione della questione.
      Per cui, per quanto l’aperto schieramento politico del film possa dare fastidio ad alcuni, biograficamente parlando la “filosofia” di Impastato era comunista e non vedo perché non potesse essere rappresentata in questa maniera. Posto anche che essa possa essere stata strumentalizzata (personalmente, non amo questo genere di operazioni, resta però il fatto che…), non mi pare che sia stato fatto alcun danno alla sua memoria, né che questo possa nuocere alla lotta alla mafia.

      • Simona / 5 Febbraio 2014

        @Stefania: Innanzitutto io non ho parlato di OCCULTARE la posizione politica di Impastato. Ho detto che c’è modo e modo di parlare di questa parte della sua vita.
        Poi mi dispiace dover continuare a ribadire che per me questa parte della sua vita è sì fondamentale al diritto di cronaca e alla descrizione della realtà e della verità e forse anche ai fini di un film così di parte, ma non è invece fondamentale se si ha come scopo quello di parlare dell’impegno di Impastato contro la mafia.
        Per me non è affatto vero che nell’ambito comunista Impastato ha sviluppato una coscienza sociale, trovato i mezzi per fare la propria denuncia, sviluppato la propria visione. E’ invece davvero ALTAMENTE PROBABILE che lui avesse già una visione del tutto propria e critica della cosa essendo cresciuto in quell’ambiente e avendo visto da sé già in giovanissima età cosa significa la parola mafia (mi riferisco alla morte della zio per mano di un clan avverso), e solo quindi in un secondo momento abbia utilizzato anche l’arma del comunismo come strumento di ribellione e lotta a quell’ambiente. Ma non penso che egli sia stato prima comunista e poi antimafioso. Magari il contrario.
        Mi dispiace inoltre anche dover dire che invece per me questo film nuoce, se non alla memoria di Impastato, alla coscienza collettiva perché lascia passare il messaggio che lotta alla mafia uguale comunismo e di conseguenza chiunque abbia opinioni diverse non se ne sente parte mentre questa pellicola dovrebbe appartenere e parlare a tutti gli italiani.

        • Stefania / 5 Febbraio 2014

          @Simona: non ho detto che tu hai detto (…) che bisogna occultare… Ho detto che è inutile occultare certe cose: era comunista e il comunismo ha avuto un ruolo preponderante nella sua vita, consentendogli di affrontare in una certa maniera determinate dinamiche (allora, gioco anch’io all’ “io non ho detto”: dove e quando avrei scritto che è stato prima comunista e poi antimafioso? Ho detto che “anche” grazie all’impegno politico Impastato ha sviluppato la propria visione del problema).
          Quindi, perché non mettere in scena tutto questo, con gli eccessi del caso? (M.T.Giordana ha fatto una scelta e che questa sia o meno condivisibile, ci sta, ed è per questo che penso che le tue riflessioni siano interessanti)
          Chi collega la lotta alla mafia con il comunismo o pensa che la lotta alla mafia sia prerogativa di sinistra, vedendo questo film, sbaglia, che ti posso dire. La lotta alla mafia è fatta da individui, non da movimenti politici: lo sai tu, lo so io, peggio per chi abbocca alle (vere o presunte) strumentalizzazioni.
          La pellicola già “parla”, come dici tu, a chiunque: il messaggio che passa travalica la politica e diventa la storia di un ragazzo morto ammazzato. Il film mi è parso abbastanza lineare, in questo senso.
          Ribadisco: volendo, Giordana è contestabile, ma non lo è la posizione politica di Impastato e trovo giusto che le sia stata data importanza.
          (Grazie per il confronto 😉 )

          • Simona / 5 Febbraio 2014

            @Stefania: Resta comunque il fatto che tu hai parlato di occultamento e quest’idea da qualche parte ti dev’essere venuta. O forse siamo semplicemente noi esseri umani che tendiamo sempre ad estremizzare ciò che gli altri dicono. Insomma, tu pensi che non bisogna occultare, io anche lo penso e infatti ho parlato di non evidenziare eccessivamente, di non esaltare, addirittura, ma tu poi hai subito scritto questa parola: occultare. Che personalmente a me non piace per nulla perché sono una persona che dice e a cui piace che venga detta sempre la realtà delle cose così come sono.
            Passando oltre, comunque, tu affermi che era prima comunista e poi antimafioso nel momento in cui scrivi che grazie (o anche grazie) all’impegno politico ha sviluppato certe filosofie, io invece credo di no. Tutto qua. Il comunismo per Impastato, secondo la mia visione, era solo un altro modo per ribellarsi al padre, alla società in cui viveva e non di certo la fonte del suo impegno contro le mafie. Era, se così posso dire, lo strumento che aveva scelto per raggiungere il suo scopo, ma come avrebbe potuto sceglierne mille altri (ecco perché avergli dato così tanto risalto non ha senso).
            Potrò anche sbagliarmi nel credere che il film sia stato strumentalizzato e via dicendo, ma rimane il fatto che viene messa troppo in evidenza la sfera politica senza che ce ne sia davvero bisogno e questo, almeno nel mio caso, è costato molto alla pellicola e alla “storia di un ragazzo morto ammazzato” in termini di universalità.
            Ribadisco anch’io: contesto Giordana e il film, non di certo la posizione politica di Impastato, trovo però che non sia giusto avergli dato così tanta importanza, ergo il film non mi è piaciuto tanto e da questo la mia recensione negativa.
            Grazie comunque anche a te per il confronto. E’ sempre bello sentire anche pareri discordanti. Diciamo che siamo d’accordo sul fatto che non siamo d’accordo.

  3. morris59 / 8 Febbraio 2014

    … Purtroppo giudicare fatti e accadimenti di 40 anni fa ora è piuttosto difficile, la sinistra allora era una cosa seria, (piaccia o non piaccia), Impastato era di sinistra anche estrema se vogliamo ma non violenta, con convinzioni condivisibili o non, ma il film racconta di quegli anni e non poteva essere politicamente corretto. Giudicarlo con gli occhi di oggi, dove destra e sinistra praticamente non esistono diventa compito ostico. Un film che Ti consiglio, che potrebbe aiutarti a capire meglio I cento passi, è Novecento Atto Primo di Bernardo Bertolucci (capolavoro assoluto) cordialità Maurizio

    • Simona / 8 Febbraio 2014

      @morris59: Il tuo commento ha un sottofondo di leggera critica nei confronti della mia generazione. Sì, forse è vero: oggi non ci sono più tanti ideali, siamo una generazioni di nichilisti/cinici/disillusi, ma sai una cosa? Io preferisco di gran lunga che sia così. Sono contenta di far parte di una generazione così pigra o, meglio, conscia del non poter fare proprio un bel niente per cambiare il mondo. Dico questo perché, secondo me, sono state proprio le battaglie delle generazioni passate (che si credevano chissà chi) a peggiorare una società che indubbiamente era meglio prima di loro.
      Quindi, sì, forse nel 2014 non ci sono più né destra né sinistra (anche se non ne sono così sicura perché altrimenti non avrei ricevuto così tanti commenti a questa recensione), ma io preferisco molto più volentieri il nulla di oggi piuttosto che le fantasie di ieri. E poi non sarebbe davvero bello se fossimo diventati così maturi da essere superiori a questi blandi schieramenti?
      Resta comunque il fatto che gli ideali, sia di destra che di sinistra, li conosciamo un po’ tutti e alla fine riecheggiano ancora tra noi, quindi non è compito così ostico riconoscere ne I Cento Passi un film di parte.
      Torno a ripetere, per me poteva essere una pellicola “politicamente corretta” perché qui non si parla di quegli anni, come hai scritto tu, e nemmeno di politica, ma di mafia e di lotta alla mafia. Non c’entra nulla il fatto che “la sinistra allora era una cosa seria (piaccia o non piaccia)” e che “Impastato era di sinistra (…) con convinzioni condivisibili o non.”
      Grazie comunque per il consiglio cinematografico, anche se Bertolucci sinceramente non è tra i registi che apprezzo di più.

  4. laschizzacervelli / 8 Febbraio 2014

    @Simona Non so quanto tu sia ferrata sull’argomento, ma pensare di trattare il tema della mafia in Italia senza nominare la politica è pura e semplice utopia; mafia e politica vanno felicemente a braccetto da almeno sessant’anni nel nostro paese, un’infinità di scelte apparentemente politiche o amministrative (vedi la costruzione dell’aeroporto di Punta Raisi che faceva giustamente fumare i c*#*#*oni a Impastato) sono state concertate ai massimi vertici mafiosi ed imposte ai politicanti di allora, con le buone o con le cattive: ci sarebbero molti libri che vorrei consigliarti, ma ti suggerisco di approcciarti all’argomento con ‘L’ Inferno’ di Giorgio Bocca, un saggio molto ben scritto che tratta proprio questo tema, dall’Unità d’Italia (non è una battuta!) alle vicende di Falcone e Borsellino… illuminante 😉

    • Simona / 8 Febbraio 2014

      @laschizzacervelli: Io non so davvero più come spiegarlo. Allora, so che Impastato era di sinistra e so anche perfettamente che, come dici tu, spesso e volentieri politica e mafia non possono essere scindibili, okay? Quello che contesto, infatti, non sono le idee di Impastato o il fatto che Impastato sia stato dipinto come comunista perché questa è la pura e semplice realtà dei fatti. E non contesto neanche che si sia parlato di politica (infatti nel commento sopra ho scritto che nel film non si parla di politica nel senso che non è un film sulle lotte politiche di sinistra e destra o sulle ideologie dell’una o dell’altra parte). Io contesto il COME lo si è fatto. Marco Tullio Giordana avrebbe potuto scegliere centomila modi per sviluppare questo film e ha scelto quello che più rappresenta le sue idee. Invece di rendere Impastato un vessillo italiano contro la mafia, lo ha reso un vessillo comunista contro la mafia. Io meglio di così non riesco a dirlo, mi dispiace.
      Non credo, come hai scritto tu ma anche chi prima di te, di non aver capito questo film. In fondo il cinema è arte e all’arte non ci sono necessariamente interpretazioni giuste o sbagliate. Io questo film l’ho interpretato così. Punto e basta. Magari se un giorno diventerò comunista, mi ci riconoscerò maggiormente e allora sarà cosa buona e giusta, ma dato che al momento non lo sono mi è dispiaciuto vedere un film su un personaggio che ha così segnato la lotta alla mafia ridotto ad ennesimo burattino nelle mani della sinistra. Sì, Impastato era di sinistra, ma qui non si parla della sua appartenenza politica, ma di quello che ha fatto contro la criminalità organizzata.
      Giordana avrebbe dovuto tratteggiare meglio la figura di Impastato e consegnare quindi il ricordo di quest’uomo e di ciò che ha fatto a tutti gli italiani, non solo ad una parte della nazione.

  5. morris59 / 8 Febbraio 2014

    Ho pensato se lasciar correre o risponderti, ma anche dopo essermi morso la lingua non posso tacere… Premetto che non sono comunista e all’epoca dei fatti avevo 14 anni, ma il Tuo pensiero purtroppo è viziato da 20 anni di Berlusconismo televisivo, di veline, grandi fratelli e lucignolo, che a furia di lavaggi del cervello ha omologato gente come Berlinguer , Impastato, Pasolini ai comunisti della vecchia Unione Sovietica. Il film di Giordana è un grande film sobrio e realista, ed Impastato è stato un esempio meraviglioso di impegno sociale. Vorrei puntualizzare, a mio modo di vedere non è stato il partito ad usare Impastato, piuttosto per tutti è stata una occasione mancata di concretezza ed impegno. Cara Simona una volta la sinistra era una cosa seria, non sto a dirti se erano completamente nel giusto o viceversa, ma sicuramente se eri un operaio sapevi benissimo da che parte schierarti. Il film di Giordana è scevro da una posizione, fotografa lo scenario italiano dell’epoca con precisione chirurgica, con i propri limiti e le proprie contraddizioni, il male è la politica, la mafia è solo l’utensile usato per la gestione e la spartizione del potere, senza influenze politiche la mafia sarebbe già stata annientata.
    Buona serata Maurizio.
    Perdonate Eventuali errori ho scritto di getto…

    • Simona / 8 Febbraio 2014

      @morris59: Allora, ho diviso il tuo commento in parti e proverò a rispondere parte per parte perché, detto in tutta sincerità, ho trovato troppi concetti messi assieme nelle poche righe che hai scritto e non posso dare quindi una risposta unica.

      Hai detto: “Il tuo pensiero purtroppo è viziato da venti anni di Berlusconismo televisivo, di Veline, Grandi Fratelli e Lucignolo, che a furia di lavaggi del cervello ha omologato gente come Berlinguer, Impastato, Pasolini ai comunisti della vecchia Unione Sovietica.”
      Allora, innanzitutto non ho ben capito come le Veline o la televisione in generale possano aver reso Pasolini e gli altri “comunisti della vecchia Unione Sovietica”. Quando mai personaggi di tale spessore vengono nominati in tv o in trasmissioni come quelle che tu hai citato? La televisione di oggi è responsabile di tanti mali, tra cui appunto lo scarso livello di cultura che propongono allo spettatore, perciò, se nominassero Impastato o Pasolini, anche solo per denigrarli come tu hai detto, sarebbe, secondo il mio modesto parere, già un grande passo in avanti.
      Poi volevo anche aggiungere che di certo io non sono il tipo di persona che guarda quelle trasmissioni. Quando parlavo di mancanza di ideali e nichilismo mi riferivo alla sfera politica e via dicendo, non di certo a quella morale, culturale o personale. Sono nata nel 1992, quindi, sì, sono praticamente cresciuta nei vent’anni in cui Berlusconi ha governato la scena pubblica (su di lui non vorrei esprimermi perché è proprio parlando di Berlusconi che si evince tutta la profonda immaturità del popolo italiano; Berlusconi è una figura molto più complessa rispetto a quello che può dirne l’opinione pubblica e non starò di certo io adesso qui a dilungarmi), ma, mi dispiace dirtelo, ho interessi diversi dal Grande Fratello, le Veline e Lucignolo. Di conseguenza, queste trasmissioni, così come il signor Silvio Berlusconi, non hanno di certo influenzato il mio modo di pensare né tantomeno mi hanno fatto il lavaggio del cervello. Ringraziando il cielo ho ancora un mio senso critico. Anzi, forse ne ho fin troppo.
      Hai mai pensato, piuttosto, che sia stata la stessa sinistra di OGGI, appropriandosi delle figure di Impastato, Pasolini e Berlinguer a renderli “comunisti della vecchia Unione Sovietica”?

      Poi, hai scritto: “Il film di Giordana è un grande film sobrio e realista, ed Impastato è stato un esempio meraviglioso di impegno sociale.”
      Su quest’ultima frase mi trovi d’accordo. Impastato è stato sicuramente un bellissimo esempio di impegno sociale e quindi di ribellione ad un’atroce macchina come quella della mafia, ma non sono aggettivi quali sobrio o realista che metterei vicino al film di Giordana.

      Andando avanti hai poi detto: “Vorrei puntualizzare, a mio modo di vedere non è stato il partito ad usare Impastato, piuttosto per tutti è stata una occasione mancata di concretezza ed impegno.”
      Qui non ho ben capito ciò che vuoi dire. Io non ho mai scritto che è stato il partito ad utilizzare Impastato. Ho scritto casomai che la sinistra, OGGI, tende ad appropriarsi e ad usare lotte e figure come quella di Impastato per ottenere maggiore seguito e consenso. Ma non volevo dire che negli anni ’70 il partito usò Impastato. Anzi, forse fu il contrario.
      Per quanto riguarda “l’occasione mancata di concretezza ed impegno”, beh, io ne dubito fortemente. Quello che interessava ad Impastato era combattere la mafia. Usava il comunismo per farlo, sì, ma se fosse vissuto abbastanza da scendere sul serio in politica si sarebbe reso immediatamente conto dei limiti dell’ideologia socialista/comunista.

      Sempre citandoti: “Una volta la sinistra era una cosa seria, non sto a dirti se erano completamente nel giusto o viceversa, ma sicuramente se eri un operaio sapevi benissimo da che parte schierarti.”
      Continui a ripetere che la sinistra era una cosa seria. Non lo metto in dubbio, ma come anche il Fascismo era una cosa seria, né più né meno. Solo che, se siamo arrivati a questo punto oggi, è perché ci si è resi conto che, per quanto serie, queste ideologie hanno fallito entrambe miseramente.

      Ancora: “Il film di Giordana è scevro da una posizione, fotografa lo scenario italiano dell’epoca con precisione chirurgica, con i propri limiti e le proprie contraddizioni.”
      Torno a ripeterlo, per me il film di Giordana una posizione la assume e come.

      Poi: “Il male è la politica, la mafia è solo l’utensile usato per la gestione e la spartizione del potere, senza influenze politiche la mafia sarebbe già stata annientata.”
      Su quest’ultima parte hai il mio completo accordo. E mi dimostri che, quindi, nonostante forse io non mi sappia spiegare, puoi arrivare a capire anche il mio pensiero sul film e su perché sia sbagliato dare un colore politico alla lotta alla mafia.

  6. morris59 / 10 Febbraio 2014

    @Simona, innanzitutto ciao e scusa per il ritardo nella mia risposta, purtroppo scrivo dal lavoro e devo essere gioco forza zippato, mi spiace essere inciampato in una discussione più politica che cinematografica.
    Probabilmente le nostre posizioni sono più vicine di quello che sembrano, ma la differenza di età e il doverle estrinsecare via mail rende molto più difficile il venirne a capo. Ti chiedo scusa se mi sono espresso male, non volevo dire che Tu fossi stata plagiata de certe trasmissioni, ma che il comune senso dello stato, dell’etica, del bene comune in questi ultimi 20 anni è stato via via modificato nell’opinione pubblica, con l’uso di tecniche subliminali e convenzionali, e volenti o nolenti anche il mio ed il tuo hanno subito in qualche modo questa influenza nefasta.
    Credo sia difficile, per chi non ha assaporato dal vivo certe tematiche, giudicare con precisione, la bontà o meno di una ricostruzione, a mio modo di vedere Giordana non pecca di faziosità, forse tende a mitizzare oltre il dovuto la figura di Impastato, ma è se mi consenti è il minimo sindacale per uno che si è immolato in prima persona per la causa.
    Alla fine prendiamo il lavoro di Giordana come un resoconto, un pseudo documentario, sulla vita di una persona che ha messo il benessere della collettività prima di tutto, e che pur di non abbassare la testa, e omologarsi ha pagato il prezzo estremo. Grazie per il tempo che mi/ci hai dedicato. Maurizio

    • Simona / 14 Febbraio 2014

      @morris59: A me fa sempre piacere confrontarmi e trovarmi di fronte persone che la pensano in modo diverso dal mio, soprattutto per quanto riguarda l’arte. E’ bello realizzare come un film, un libro, una canzone, un dipinto possano condurre a molteplici interpretazioni, tutte diverse tra loro o magari simili ma con sfumature diverse. E proprio per questo è dispiaciuto anche a me essere arrivati ad una discussione più politica che artistica. Certo, è vero che già dal titolo della mia recensione sono stata io a buttarla sul politico, ma da lì non pensavo davvero di arrivare a parlare di Berlusconi.
      Rimango sempre stupita nel constatare come noi italiani cerchiamo un capro espiatorio per tutto, persino per il nostro modo di vedere le cose. Hai scritto: “Il comune senso dello stato, dell’etica, del bene comune in questi ultimi venti anni è stato via via modificato nell’opinione pubblica con l’uso di tecniche subliminali e convenzionali. E volenti o nolenti anche il mio ed il tuo hanno subito in qualche modo questa influenza nefasta.” Mi dispiace tanto doverti rispondere che, almeno per come la vedo io, questo non è avvenuto o, se è avvenuto, è avvenuto non solo in Italia ma un po’ in tutta la società occidentale. Alcuni tra i contenuti più trash della televisione e non solo sono stati importati dall’estero. Non li ha creati Berlusconi in laboratorio per far rincretinire noi italiani. E poi io continuo a pensare che uno può anche guardare o stare ad ascoltare cose leggere, sciocche o kitsch, ma se hai un tuo senso critico non subisci proprio nessun effetto nefasto né tantomeno un lavaggio del cervello. Una convinzione che invece non mi toglierà mai nessuno è che il popolo italiano sia proprio di suo un popolo (con le dovute eccezioni, naturalmente) di persone grette, ignoranti, meschine, furbe quanto basta per arrangiarsi giorno dopo giorno a vivere in un sistema di cose che non funziona, ma di certo non per colpa di Berlusconi che forse è solo un riflesso dell’essenza della mentalità italiana. Una volta ho letto da qualche parte una frase illuminante che recitava più o meno così: “Siamo un popolo di maiali ed è giusto che a governarci sia il più maiale di tutti.”
      Comunque, tornando a noi, io ho semplicemente espresso una mia opinione, che può essere condivisibile o meno, su un film, ma non mi piace che questa opinione venga etichettata come errata solo perché ho vent’anni, non ho una cultura a 360 gradi sulla mafia, non ho vissuto quel periodo e sono invece cresciuta durante i governi di Silvio Berlusconi. Anche perché io, lo ripeto per l’ennesima volta, non ho formulato un giudizio su Impastato, sulle sue idee, su quel periodo storico o sul sistema mafia. Io ho formulato un giudizio, per quanto contestabile, sul film.
      I Cento Passi è sicuramente “un resoconto, uno pseudo documentario” (è basato su fatti realmente accaduti, ci mancherebbe) e Impastato è sicuramente “una persona che ha messo il benessere della collettività prima di tutto e che pur di non abbassare la testa e omologarsi ha pagato il prezzo estremo”, ma io continuo a pensare che questo resoconto, questo pseudo documentario, non ha, come hai scritto tu, mitizzato la figura di Impastato (anche se non ci sarebbe stato nulla di male) quanto l’ha resa secondo me poco consona a quelli che sono, o perlomeno dovrebbero essere, i fini della pellicola, ovvero parlare di lotta alla mafia e di Giuseppe Impastato come di un uomo che si è sacrificato per questa causa e non per altro.

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