I don’t care a lot / 20 Febbraio 2021 in I Care a Lot
È un film, a mio avviso, che si fa prendere troppo dal suo obiettivo a discapito della coerenza della storia e della coerenza nell’evoluzione dei personaggi. In particolare, l’obiettivo è quello di creare una storia di empowerment femminile: dimostrare che anche i personaggi femminili possano essere caratterizzati come antieroi, come complessi. Dimostrare, cioè, che si possa e si debba parteggiare anche per una “stronza”, dopo che per anni l’abbiamo fatto con gangster uomini di ogni tipo.
Il punto è che per la protagonista non parteggi mai, quasi vorresti che venisse uccisa il prima possibile. Il film non è abbastanza bravo a creare un interesse del pubblico verso di lei.
Il regista le vuole bene, ma non si capisce mai il motivo di quell’affetto. E non si capisce perché dovresti volergliene anche tu.
La protagonista è praticamente Beep Beep: è snervante come riesca a cavarsela in situazioni che, per com’è caratterizzato il resto del film, sono totalmente irrealistiche.
Il modello, comunque, è chiaramente Uncut Gem. Lo riprende in tutto, a partire dallo score. Ma lì stai sempre dalla parte del personaggio di Adam Sandler ed empatizzi col suo ottimismo senza senso, perché ti viene dato modo di farlo. Così, alla fine, l’epilogo (come nei migliori film in cui il protagonista osa troppo e ne paga le conseguenze) ti tramortisce. Qui l’epilogo, invece, arriva quasi come una liberazione.
