Recensione su Hysteria

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15 Aprile 2013

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Uh..
Quando uscì al cinema faceva molto ridere a tutti potersi vantare dicendo che si stava andando a vedere un film sui vibratori. Ed è precisamente quel che può rimanere di una commediola del genere, so british. Nel 1880 c’è un tipo, un dottore che si chiama Mortimer, e che viene sempre licenziato, perché dice ai dottori che bisogna combattere i germi. You’re fired!
Finisce quindi a lavorare nello studio di un tipo, altrettanto dottore, la cui pratica consiste nel curare le pazienti della Londra riccastra, quelle affette dall’isteria del titolo. Per farlo… evvai di ditalino. Per cui Morty ci si mette, di buzzo buono, a sditalinare mezzo città. Ma scopre ben presto che trattasi di lavoro fisicamente logorante, e dubito ci fossero sindacati ad hoc. Quindi, aiutato da, boh, Rupert Everett, che sta lì del tutto per caso però fa un personaggio simpa e secondario, a partire da un prototipo di ventaglio a piume elettrico si inventano il vibratore.
Parallelamente a questo trionfo illuministico del progresso, c’è la storia sentimentale, con Morty che s’innamora prima della figlia n.2 del suo capo, che è gnocca e stupidina e con gli occhi belli. Con tutto bello. Ma in realtà è innamorato della n.1, che è Maggie Gyllenhall o come si scrive, suffragetta d’assalto, difensora dei poveri nei bassifondi, femminista un po’ rompiballe, w la donne tutti insiem! (euh, ricordate Mary Poppins?). Insomma, è insopportabile, e poi Maggie non è brutta ma piatta ai limiti della rientranza sì.
Quindi, la storia niente di che, lo vedi e puoi dire all’amica “uhuh, sai che ho visto un film sul vibratore?”. Quello su cui il film marcia, ed è poi il divertente, è la riproduzione, accurata e buffa quanto parziale e non proprio verosimile, della Londra di fine 800, dove si muovono donne altolocate e vogliose –> chiusura sulla regina, Vittoria I guess, che riceve, a palazzo, il suo reale vibratore in scatola; e la serietà con cui Morty si dedica di buzzo buono all’esercizio della sua professione.
E c’è un’interessante carrellata di immagini sugli sviluppi nella storia della, uhm, vibrazione, nei titoli di coda.
Uhuh…

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