Recensione su Hugo Cabret

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4 Marzo 2012

La magia degli albori del cinema viene qui celebrata con intento sincero, ma non ripagato da un trasporto che, per i miei gusti, è troppo artefatto.

La rigidità che pervade il film è fortemente sottolineata dalla lentezza e dalla superficialità dei dialoghi, dalla sovrabbondanza di personaggi e di situazioni di contorno abbastanza inutili, da un’evidente artificiosità della ricostruzione (benché le scenografie di Ferretti siano, di per sé, una gioia per gli occhi, dettagliate fino all’inverosimile).

La storia ha poco nerbo e suggerisce più volte promesse che poi non mantiene, senza far mai deflagrare davvero il fascino del sogno cinematografico.
Il 3D è qui abbastanza utile, ma non indispensabile. In maniera poco coerente, a parer mio, un racconto -un racconto, lo sottolineo- sull’incanto del cinema non dovrebbe appoggiarsi in maniera così spudorata ad un artificio estetico tanto totalizzante.

E’ curioso che l’ambientazione, tra Belle Époque e anni Venti del Novecento, sia la stessa di Midnight in Paris, altro rivale nella corsa agli Oscar che riecheggia i sapori perduti di una specie di Età dell’Oro.

5 commenti

  1. tiresia / 5 Marzo 2012

    il limite di questo film è la storia che è insulsa. Se si dovesse fare una media fra le componenti del film, a livello di voto, sarebbe sufficiente. Ma la forza tecnica e immaginifica del fare cinema è così potente che ci dimentichiamo della storia e primiamo il resto

  2. Socrates gone mad / 24 Luglio 2012

    Giusto. Estetica sorprendente ma, quando manca la sostanza (la storia, la sceneggiatura, l’arte, l’afflato, quello che volete), il troppo finisce per stroppiare. Ma, ehy, siamo a Hollywood, baby.

  3. Billy Parham / 13 Agosto 2012

    cosa mi tocca sentire.

  4. Billy Parham / 23 Agosto 2012

    non sono d’accordo sul fatto che la storia sia insulsa.

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