Honey Boy

Tutti ricordiamo Shia Labeouf come il pittoresco ragazzo dello spettacolo che ha gettato via la benedizione di Spielberg in persona preferendo ai milioni passare le serate a ubriacarsi e a litigare con i poliziotti. E devo ammettere che era davvero uno spasso per me seguire le sue eccentricità, dalla canzone Shia Labeouf al video motivazionale “Just do it”.
In seguito a questi episodi però Shia si mise ad analizzarsi e a fare seria terapia, oltre che a quanto pare urlare nei boschi, e il risultato è la scrittura di questo film.
Alla regia mette la sua amica Alma Har’el, con tutta la delicatezza che richiede un film così realistico e cattivo talvolta. Un film in cui tutto il dolore, diventa carburante, per ritrarre la genitorialità del padre di Otis, interpretato dallo stesso geniale Shia, che a un certo punto della sua vita si è reso conto di somigliargli più di quanto pensasse, e di non rammaricarsi troppo per questo.
James è un padre davvero pericoloso, davvero disfunzionale, uomo distrutto da molte botte ricevute dalla vita, imprevedibile, certo, ma anche unico modello maschile di riferimento possibile per questo bambino meraviglioso, talentuoso, affamato al contempo di affetto e calore. Il rapporto affettivo è inequivocabile, ognuno desidera che l’altro non sia come è, sia differente.
La somiglianza e il bisogno di stabilire un legame, per quando doloroso, sono rappresentati dalla sigaretta di James, che Otis continua a bramare come se si trattasse di un dolce, e quando non ce l’ha si succhia le dita che rappresenta il mancato superamento da parte di entrambi della fase orale di freudiana memoria. Quella mancata soddisfazione, quell’amore non ricevuto quanto da James nella sua infanzia, quanto da Otis che è perfettamente consapevole che quello che fa suo padre è il massimo delle sue possibilità, nè più nè meno. La decisione infine di non condannarlo dell’adulto Otis, raggiungibile solamente nella scrittura di un ragazzo che tutto sommato, sa far fruttare il dolore, grazie agli insegnamenti di suo padre.