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Hollywoodland

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23 Dicembre 2013 in Hollywoodland

Un film di una lentezza e di una noia mortale durante il quale si mescolano episodi del passato e del presente e dove tutto è confuso.
E non parliamo del finale quasi incomprensibile ed inutile.
Da evitare.

19 Luglio 2013 in Hollywoodland

Era da tanto tempo che non mi capitava di “non guardare” un film o meglio di distrarmi continuamente facendo anche altro mentre le immagini scorrevano.
Un film noioso, privo di mordente, con personaggi abbozzati.

17 Gennaio 2012 in Hollywoodland

Hollywood, un tempo, si chiamava “Hollywoodland”: il mitico cartello posto sulle colline di Los Angeles perse le ultime quattro lettere alla fine degli Anni Quaranta, in seguito ad una scossa di terremoto.
Si tratta di una sottrazione che ha qualcosa di simbolico: pare quasi la fine, dichiarata, di un’innocenza che il mondo di Hollywood non ha mai veramente posseduto, lordata definitivamente dalle sozzure nascoste dalla patina degli Studios che, a fasi alterne, emergevano sulle pagine dei giornali.

Anche Reeves, il protagonista dolente di questa storia, ha smarritoo definitivamente i propri sogni, in quel di Hollywood e per colpa di Hollywood.
La storia si preannuncia come un bel noir alla Ellroy, ma -dopo una prima metà avvincente- si perde per strada e, benché il finale, solo apparentemente irrisolto, sia particolarmente interessante, non riscatta alcune lungaggini e varie ingenuità.

Nel complesso, si tratta di un film gradevole, ma non irrinunciabile nel suo genere.
Buon cast: Diane Lane è un’azzeccata riccona di mezza età ingannata anch’essa, a modo suo, dalla chimera hollywoodiana; Ben Affleck è sincero e convincente; Brody, supportato da un fisico originale, è inaspettatamente adatto al ruolo di detective “maledetto”; Bob Hoskins torna quasi alle atmosfere di Roger Rabbit, stavolta -però- dalla parte dei cattivi.

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19 Maggio 2011 in Hollywoodland

premetto che a me questo tipo di film piace, sono di parte. E per tipo di film intendo storia minimale con ottima ricostruzione d’epoca.
E’ costruito su due vite parallele che si intrecciano, due vite che si specchiano, due sconfitti, due scontenti, l’uno, il divo fallito, dentro al meccanismo della macchina dei sogni non regge al proprio sogno, al proprio desiderio di un posto al sole, l’altro, il detective che sguazza un po’ letterariamente fra divorzi e piccole storie di minima umanità, è decisamente meno preso dall’utopia e molto di più dal realismo. Ed Afflleck è pure bravo, ma spezzerei una lancia per la Lane, che si invecchia, si imborghesisce in un ruolo di donna ricca con matrimonio straaperto e amanti che si avvicendano.
Tutti sono bravi intendiamoci.

Molto bella la scena della reazione del pubblico all’apparire in Da qui all’eternità di Reeves, ormai schiacciato nel ruolo di superman televisivo, un piccolo segnale dell’innocenza del pubblico, con conseguente cattiveria, che identifica attore e ruolo, un’ottima rappresentazione della mefistofelica macchina da guerra che era Hollywood come industria, per cui è bene sapere che “Via col vento è un film che ha fatto un sacco di soldi”, parola e epitaffio del Tycoon della Metro

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