20 Aprile 2014 in Holes - Buchi nel deserto

“Buchi nel deserto” è stato una piacevole sorpresa.
Solitamente ho una gran paura quando vedo comparire la scritta “Walt Disney” prima di un film che non sia d’animazione, ma questa volta ho dovuto proprio ricredermi: la storia di un ragazzino un po’ strampalato, incerto e con una famiglia non del tutto… comune (classico clichè) è stata ben indirizzata verso un campo di lavoro forzato (pseudo educativo) in cui vengono a crearsi le tipiche dinamiche ragazzo-ragazzo e adulto”cattivo”-ragazzo”innocente”.
Se state cercando delle storie prettamente e completamente realistiche questa potrebbe non far per voi.
Se no…

Con la semplicità che accompagna tutto il film, tuttavia, il giovane Stanley affronta la prova come fosse il frutto di una maledizione antica e, grazie alle difficoltà dello scavare inutilmente buchi nel deserto, comprende l’amicizia (distinguendo quella vera da quella utile), il senso del destino e il valore della libertà (che è tale se condivisa con un vero amico).
Il tutto intrecciato con alcuni dei temi fondamentali per un film di questo genere: la ricerca di un qualcosa di ignoto, una storia d’amore tragico nel passato e quel piccolo tocco mistico-magico che sicuramente non renderà la storia realistica, ma non ne guasta il godimento.
La tecnica del flashback non rende il tutto pesante, anzi, riesce a collegare organicamente l’andamento della trama.

Certo, non c’è da aspettarsi un capolavoro della cinematografia, dai significati profondi e la tecnica impeccabile, ma “Buchi nel deserto” è sicuramente una scelta adatta se si ha voglia di passare del tempo in serenità, divertendosi, magari con la propria famiglia, ma al contempo passare (e passarsi) un messaggio.

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