THE SYNDACLIST / 24 Settembre 2020 in Hoffa: santo o mafioso?

Non lo so qualcosa non mi ha convinto appieno. C’è forse troppa retorica, troppo dramma. Sicuramente c’è troppa epicità per una mera storia d’interessi mascherati da principi.

Il film tratteggia Hoffa come un uomo dai solidissimi ideali e che per metterli in pratica arriva persino a sporcarsi con la mafia. Ovviamente solo ed unicamente per fare gli interessi dei suoi tesserati. Da questo punto di vista il film non condanna eccessivamente l’operato ambiguo del sindacalista perché sposa il bene ultimo. Il benessere dei camionisti.
L’ambiguità è sollevata solo dal titolista italiano. Evidentemente gli era sorto qualche dubbio.

La regia di Danny Devito non mi ha fatto impazzire nonostante qualche soluzione interessante sopratutto in alcuni complicati movimenti di macchina.

La messa in scena è vagamente schizofrenica. Ad enormi sforzi si alternano scene fatte in economia. Ci sono scene di tafferugli nelle quali un numero enorme (ma veramente enorme) di comparse riempire il quadro. Poi ci sono scene dove lo sfondo è fatto con un poster stirato alla buona. ‘Nzomma.
Ad essere sincero non ho amato nemmeno la scena di Devito di riservarsi un ruolo così consistente. Ruolo per il quale non era particolarmente tagliato.

Non un brutto film ma nemmeno importante come vorrebbe essere.
A livello puramente ludico lo si potrebbe guardare come compendio di “The Irishman”. Tra l’altro Il Jimmy Hoffa di Nicholson è doppiato da Giannini proprio come l’Hoffa di Al Pacino creando una sorta di continuità.

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