Recensione su His House

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Tre livelli di orrore / 12 Aprile 2021 in His House

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Benché non esente da qualche difetto, His House coniuga bene la cronaca internazionale e la denuncia sociopolitica (in stile Jordan Peele, per intenderci) con l’horror tout court.

L’aspetto orrorifico del racconto si esplica su almeno tre livelli:
– la casa infestata (con relativa costruzione di immagini disturbanti a tema ed elaborazione di jumpscare): è un elemento di genere, classico e, forse, è il punto debole del film, per quanto, inizialmente, sia perturbante. A proposito di elementi narrativi tradizionali, però, ho trovato efficace l’uso del plot twist;
– il contesto di partenza e il viaggio: orrore puro, perché reale, drammaticamente quotidiano;
– il contesto di arrivo (burocrazia, adattamento forzato e improvviso, intolleranza, diffidenza, limitazioni economiche e di movimento): angoscia, anche questa reale, che rischia di evolversi in patologia psichiatrica (e che riverbera con accenti “fantastici”, per esempio, nel senso di disorientamento/nel labirinto delle strade del quartiere in cui la donna smarrisce il senso dell’orientamento).

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