6 Febbraio 2014 in La signora del venerdì

Qui siamo agli apici della screwball comedy, dall’espressione che nel baseball indica la “palla girata a vite”, a sottolinearne l’imprevedibilità, l’andamento irregolare.
E così è una screwball comedy: imprevedibile, irregolare, incalzante e travolgente.
Il genere screwball è a me carissimo, e “La Signora del venerdì” è uno straordinario porta bandiera di tutti gli elementi più accattivanti di questo affascinante tipo di commedia.
Troviamo, in primis, il classico contrapporsi tra sessi, incarnato dal tenero birbante interpretato dal meraviglioso Cary Grant e dalla donna volitiva e caparbia, interpretata da Rosalind Russel.
I due, divorziati, fanno scintille, in un susseguirsi, e qui sta l’elemento portante del genere, di dialoghi dai ritmi davvero incalzanti, caratterizzati da un umorismo sottile e raffinato e a tratti allusivo, con una velocità e un andamento travolgenti. Non credo che ci siano più di 10 minuti di silenzio nel film ma, credetemi, non è fastidioso, anzi, è una goduria.
La sceneggiatura andrebbe presa e fatta leggere a qualsiasi commediografo (e non è detto che non venga già fatto), sicuramente ci sarebbero meno commediole volgari e costrette a ricorrere a grossolani espedienti per strappare una semi risata allo spettatore.
La trama ruota intorno alla decisione di Hildy (R. Russel), ex moglie di Walter (C. Grant)e impiegata come reporter nel giornale di cui quest’ultimo è editore, di risposarsi con il mite Bruce ( il sempre felicemente cornuto e mazziato Bruce Bellamy) e di partire per una lunga luna di miele.
Walter, che non vuole perderla come giornalista, ma neanche come donna, metterà in atto qualsiasi stratagemma per impedirle di sposarsi e di partire per la luna di miele, solleticando il suo lato professionale con un caso irrinunciabile e coinvolgendo il povero futuro sposo in qualsiasi possibile contrattempo.
Se la trama, di per sè, è abbastanza convenzionale, a rendere il tutto un vero gioiello sono, appunto, i dialoghi e le situazioni comiche proposte, capaci di coinvolgere lo spettatore in un botta e risposta frenetico e mai banale, valorizzato dalla bravura degli interpreti.
Un film da vedere, che mi ha regalato 92 minuti di intrattenimento e divertimento, senza alcuna forzatura, solo grazie ad uno script magistrale e a degli interpreti davvero in parte e adatti ad un genere che, al di là delle apparenze, credo fosse davvero difficile da interpretare.
Se vi dovesse piacere vi consiglio anche la visione di “Susanna”, sempre con il mio adorato Cary Grant.

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