Il cuore del criminale / 5 Novembre 2013 in Una pallottola per Roy

Un gangster movie d’alta scuola, sebbene risulti riduttivo relegare rigidamente al “genere” questa pellicola dagli intensi risvolti umani, condotta con incredibile mestiere da Raoul Walsh, regista essenzialmente “narrativo” che ama il retrogusto amaro nelle storie.
In un soggetto di paternità nobilissima (il grande John Huston e W. Riley Burnett, quello di “Giungla d’asfalto” e “Piccolo Cesare”) Walsh tira fuori dal mazzo il primo ruolo di protagonista per Humphrey Bogart, vero e proprio asso pigliatutto.
Film di questo calibro andrebbero rispolverati, rivisti, studiati per la loro capacità di affascinare senza bisogno di strafare, senza il facile stratagemma dell’eccesso.
Protagonisti dinamici, dialoghi serrati a mezzo busto, pochi i primi piani.
Il viso delicato – ma mai evanescente – della Lupino ben si attaglia al tratto rude e i modi spicci di Bogart. La loro storia d’amore cresce con naturalezza e non appare affatto scontata.
Bella particina per l’inglese Henry Travers, colonnello delle vecchie commedie hollywoodiane, celebre per il ruolo dell’angelo di seconda classe ne “La vita è meravigliosa” di Capra.
La sequenza finale dell’inseguimento e dell’assedio è a dir poco spettacolare.

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