Recensione su Belle speranze

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Belle speranze
Regia:

Belle speranze: Leigh e le contraddizioni inglesi / 1 Febbraio 2015 in Belle speranze

Leigh mette in scena le contraddizioni e gli stereotipi della società inglese dei tardi anni Ottanta, con ” i ricchi sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri”, usando una sagacia fortemente corrosiva che esonda nel grottesco (vedi i personaggi di Valerie e degli spocchiosi vicini di casa, ben caratterizzati, se non ridicolizzati, anche nell’adattamento italiano).

A traghettare la platea tra la riva comica e quella profondamente tragica (rappresentata dalla signora Bender, stanca creatura soccombente dinanzi ai giri a vuoto di una vita che sembra non averle offerto molto e su cui ella stessa sembra non aver mai puntato neppure un penny), ci sono i due protagonisti trentenni, Cyril e Shirley, alle prese con i problemi di qualsiasi coppia di giovani conviventi ed innamorati, idealisti e non.

Vedere Ruth Sheen (Shirley) qui e ritrovarla, vent’anni dopo, in Another Year, mi fa pensare che il personaggio di Gerry del film del 2010 sia una naturale evoluzione della protagonista di Belle speranze, uscita tacitamente vincitrice dalla guerra tra le utopie personali spalmate su scala sociale dal suo compagno.

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