Recensione su Anatomia di un rapimento

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Una riflessione sul male e sull’etica / 13 Settembre 2013 in Anatomia di un rapimento

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

1963, Kurosawa dirige un noir che riflette attentamente sull’etica e sull’umanità.
Nella prima parte troviamo una sequenza importantissima dove viene caratterizzata la psicologia dei personaggi e vengono introdotti temi fondamentali.
Un bambino viene rapito, inizialmente si pensa che sia il figlio di Gondo, un ricco industriale.
Invece, si tratta del figlio dell’autista di Gondo.
Il rapitore ha commesso un errore perché l’obiettivo era il figlio del riccone.
Nonostante ciò, chiede comunque con forza il riscatto e qui, non so se il rapitore pensasse che Gondo avrebbe pagato o meno, suppongo che dubitasse della nobiltà d’animo di Gondo.
Questo, aveva anche investito una grande cifra e, pagando il riscatto, si sarebbe trovato in rovina perché il suo segretario aveva investito già la somma non potendo credere che Gondo sul serio avesse accettato di pagare un figlio non suo.
Un gran bastardo il segretario…senza ombra di dubbio.
Nonostante una prima riluttanza, decide di pagare e lo fa soprattutto grazie alla moglie e allo stesso figlio al quale non doveva dare cattivo esempio…suo figlio era molto affezionato al bambino rapito.
L’autista non potrebbe mai sognarsi di pagare quel riscatto, infatti, di certo non gode della somma richiesta.
Dopo questa sequenza iniziale, si svolgono le indagini della polizia che riesce a trovare il colpevole (l’ispettore che svolge le indagini è interpretato dal grandissimo Mifune).
Anche la parte tipica dei gialli è girata in modo buono ma, di certo, il punto forte di questo film sta nella psicologia dei personaggi, buoni o cattivi che siano.
È un film molto emozionante.
Alla fine, il bastardo rapitore viene preso e prima di essere condannato a morte, chiede udienza con Gondo e credo che ne riconosca il valore morale…cosa che lui non ha mai avuto…è il cattivo per eccellenza, credo che la sua storia sia molto triste proprio perché non ha mai avuto scelta…o meglio…ha sempre scelto la via del male.
Questa pellicola (tratta dal romanzo “Due colpi in uno di Ed McBain) dovrebbero farla vedere nelle scuole perché offre molti spunti di riflessione e conversazione.

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