Hereditary: Le radici del male

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Hereditary: Le radici del male

Alla morte di Ellen Graham, la vita della figlia Annie e della sua famiglia viene sconvolta da una serie di eventi drammatici legati all'anziana donna.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Hereditary
Attori principali: Toni Collette, Alex Wolff, Gabriel Byrne, Ann Dowd, Milly Shapiro, Mallory Bechtel, Brock McKinney, Jake Brown, Morgan Lund, Christy Summerhays, Bus Riley, Jarrod Phillips, Heidi Mendez, Zachary Arthur, David Stanley, Moises L. Tovar, Austin R. Grant, Gabriel Monroe Eckert, Harrison Nell, BriAnn Rachele, Kathleen Chalfant, Ari Aster, Marilyn Miller, Mark Blockovich, Rachelle Hardy, Jason Miyagi, Lorenzo Silva, Alexis Long, Mostra tutti

Regia: Ari Aster
Sceneggiatura/Autore: Ari Aster
Colonna sonora: Colin Stetson
Fotografia: Pawel Pogorzelski
Costumi: Olga Mill
Produttore: Kevin Scott Frakes, Buddy Patrick, Lars Knudsen, Jonathan Gardner, Toni Collette, Gabriel Byrne, Ryan Kreston, William Kay, Brandon Tamburri
Produzione: Usa
Genere: Horror
Durata: 128 minuti

Dove vedere in streaming Hereditary: Le radici del male

Boiata / 16 Settembre 2019 in Hereditary: Le radici del male

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Sempre dubitare della critica positiva su un film horror.
In seguito alla morte della madre Ellen, la figlia Annie (Toni Collette) e il marito Steve (Alex Wolff) devono affrontare strani eventi e un altro lutto che colpisce la loro famiglia.
Già lo svolgimento un po’ lento, con il vizio di soffermarsi troppo su un’inquadratura (tranne quelle che potrebbero essere significative), mi rendeva difficile appassionarmi al film ma con l’episodio dell’incidente in cui la figlia Charlie finisce decapitata tocca il fondo. Innanzitutto non si capisce troppo il motivo per cui Charlie sta male (ho letto dopo su Wikipedia che ha avuto una reazione allergica ma dal film non si capiva minimamente), poi il comportamento del fratello Peter mi sembra abbastanza assurdo (arriva a casa e si mette a letto con il corpo decapitato della sorella lasciato in macchina) e infine i genitori che non fanno una piega quando arriva la macchina del figlio (ah, sono arrivati, bene; senza un minimo controllo che con due figli adolescenti sarebbe il minimo).
Questo è solo l’inizio, poi le cose iniziano a precipitare con possessioni, incontri strani e altre scene “particolari” come Peter a scuola (l’incidente del naso ma non tanto per l’incidente quanto per le reazioni di chi gli sta attorno).
Insomma forse si sarà capito che il film non mi è piaciuto per niente, forse il 4 è anche generoso.

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Pro e contro…. / 5 Gennaio 2019 in Hereditary: Le radici del male

Buon prodotto: ottima suspence, belle riprese, anche le recitazioni sono notevoli.
Nonostante le buone qualitá, peró non mi ha convinto: storia partita bene, lutto familiare che porta a galla molte cose, ma alla fine finisce nel clichè degli horror devli anni 90.
Non male ma secondo me un po’ sopravvalutato.
5.

HEREDITY A BABBO MORTO / 21 Dicembre 2018 in Hereditary: Le radici del male

Sempre più di rado mi aspetto qualcosa di sorprendente dal genere horror.
Da anni le nuove leve dietro alla macchina da presa affrontano il genere horror in maniera sempre più monotona e uniforme, finendo per replicare più o meno sempre lo stesso film. In questo piattume/pattume ogni tanto barbaglia un lumicino di speranza.

Lo dico subito. “Hereditary” è un grandissimo film che verrà rivalutato soltanto in tempi meno anestetizzati di questi.

Senza raccontare nulla vi dico che la storia mette in scena un dramma famigliare profondamente stratificato. La trama ruota attorno al dramma umano, affrontando temi universali come il lutto e il senso di colpa, filtrando il tutto attraverso il colino dell’horror.

Ari Aster debutta con la sicurezza di un veterano. Non ci sono sbavature e nessuna inquadratura è buttata via, denotando un notevole senso del ritmo. Questo regista crea un esperienza totalizzante, smuovendo tutti i sensi dello spettatore. Gioca con l’udito, con la vista, la memoria e con la nostra capacità di decifrazione. Ma sopratutto gioca con la nostra inquietudine. In alcuni momenti i tempi sono così ben calibrati che tremerete per il cambio d’inquadratura non sapendo cosa vi riservi lo stacco.

Il cast è straordinario. Essenziale per numero e considerevole per interpretazione. Toni Colette offre una performance carichissima ed’è fenomenale nello sviscerare il suo personaggio fino alle radici del suo trauma. I due ragazzi non sono da meno e portano a casa un grande risultato che non potrà non riverberarsi positivamente sulle loro carriere.

Grandissimo lavoro per quel che concerne il sound design, gli ambienti, gli effetti speciali e la messa in scena.

Un film complesso che mette da parte i clicè dell’horror moderno muovendosi comunque tra i classici.
MINI SPOILER MINI SPOILER
Il paragaone con “rosemary’s baby” è forzato dal fatto che abbiamo a che fare con una setta di satanisti ma in realtà le similitudini sono davvero poche. Siamo più dalle parti de “l’inquilino del terzo piano” e “The Witch”.
FINE MINI SPOILER MINI SPOILER

Hereditary è un film che mi riconcilia con il genere horror dopo innumerevoli delusioni. Era davvero da tanto tempo che non provavo della sana angoscia grazie ad un film.

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Film atipico, inquietante e insolitamente lungo per il genere horror. / 1 Settembre 2018 in Hereditary: Le radici del male

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Film atipico, molto inquietante e con una durata insolitamente lunga per un film di genere horror.
Ari Aster si prende tutto il tempo necessario per mettere in scena tutti i disturbi mentali, i disagi e le problematiche dei protagonisti, coinvolgendo lo spettatore in un turbinio di immagini terrificanti, passando da una elaborazione del lutto a un vero e proprio incubo demoniaco ed esoterico.
L’atmosfera che si respira è buia e malsana e ti tiene costantemente in ansia, come in previsione di un orrore che non tarda a materializzarsi e a travolgerti con le sue terrificanti scene di forte impatto visivo.
Il senso di malessere ti perseguita per tutto il film e devo dire che ti rimane incollato anche dopo la visione.
Per me insieme a “Sinister” uno dei migliori horror degli ultimi anni, un horror d’autore con tanti simbolismi da decifrare(per me necessita di una seconda e anche di una terza visione per essere compreso nella sua interezza, ci sono alcune cose che non mi sono chiare per niente).

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Diorami e prolissità / 29 Luglio 2018 in Hereditary: Le radici del male

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Hereditary è il lungometraggio d’esordio di un giovane regista e sceneggiatore statunitense, Ari Aster, che, finora, aveva realizzato solo alcuni cortometraggi, fra cui lo sgradevole (francamente, fatico a considerarlo una satira, come invece lo vedo descritto in giro) The Strange Thing About the Johnsons (2011), che già mostrava alcuni elementi riscontrabili del film di debutto (oltre all’esistenza di segreti indicibili e di vari sensi di colpa all’interno di un nucleo famigliare “borghese”, prevale la rappresentazione degli interni domestici come se si trattasse di diorami).
Il soggetto di Hereditary nasce da alcune vicende personali che hanno coinvolto la vita e la famiglia di Aster: la riproposizione di problematiche famigliari in chiave horror è una premessa valida ed efficace che, in ambito artistico e, nello specifico, cinematografico, ha sempre trovato sviluppi fecondi, non solo nell’alveo dele produzioni di genere. Recentemente, per esempio, ce l’ha ricordato anche Lanthimos, con il destabilizzante Il sacrificio del cervo sacro (frutto del caso o meno, sia nel film del regista greco che in questo di Aster ci sono espliciti riferimenti alla stessa tragedia greca, l’Ifigenia in Aulide di Euripide).

Il film di Aster mette sul tavolo un sacco di elementi intriganti, a partire dall’introduzione, in cui la casa dei Graham viene mostrata come un modellino in sezione (o viceversa?).
E via, fin da subito, con le peculiarità: una ragazzina “strana” dai comportamenti un po’ inquietanti, una madre “pericolosa”, testi e segni esoterici, una donna afflitta dai sensi di colpa, un nido famigliare molto articolato dal punto di vista spaziale e perennemente scricchiolante, teste mozzate, strani simboli ricorrenti e regole poco rispettate (come quella delle scarpe).
Sono tutti elementi tipici degli horror o dei thriller psicologici che sconfinano nel genere, perciò ben vengano.

Il guaio è che Aster non sa (o non vuole?) gestirli in maniera definita e, superata la prima metà del film, ho avvertito la sensazione di essere sballottata all’interno di una fantasia puerile, in balia del caso (narrativo), alla ricerca della citazione “alta” e di un confronto con essa (Polanski e Friedkin, sicuramente). Pur mostrando buone capacità registiche e bravi attori (la Collette, certo, ma anche la giovane Milly Shapiro e Alex Wolff), non solo Hereditary non si distingue particolarmente dal punto di vista delle invenzioni tecniche e narrative, ma è perfino in grado di svilire la carica suggestiva delle sue componenti migliori, sprecando anche il tema supremo, quello del sacrificio.
Hereditary è un film lungo, prolisso e, purtroppo, sterile che mi pare si prenda troppo sul serio, senza l’ironia di -per fare qualche esempio recente- un Get Out o le abilità manipolatorie dello Shyamalan più ispirato (Il sesto senso, ovviamente, ma anche The Visit).
Per gran parte del film, ho confidato strenuamente che i vari parallelismi suggeriti (diorami/fantasia; sogno/realtà; paura/ossessione) si concretizzassero per dare vita a un plot twist capace di spazzare via ogni incertezza. Invece, no. Tutto ciò che Aster mostra -ahimé- è. E, per quel che mi riguarda, si risolve in un “esperimento” abbastanza desolante.

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