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Hereafter

/ 20106.1383 voti

25 Febbraio 2024 in Hereafter

Mi è piaciuto moltissimo questo film, Eastwood racconta il mistero della vita oltre la morte e lo fa a modo suo, facendo incontrare tre personaggi così diversi ma accomunati da esperienze straordinarie. A me il film è arrivato e mi è rimasto, e questo è ciò che conta.

Il voto sarebbe un 6.5 / 29 Dicembre 2021 in Hereafter

Discreto film di Clint Eastwood, un po’ inferiore rispetto ad altri suoi capolavori.
Tre storie segnate dalla sofferenza si intrecciano.
In India la giornalista francese Marie Lelay (Cecile de France) viene investita da uno tsunami; estratta dall’acqua senza vita, ha un’espererienza di pre-morte e viene rianimata per miracolo.
A San Francisco l’operaio George (Matt Damon) è un sensitivo capace di comunicare con i morti che però ha “rinunciato” al suo dono perchè vissuto come una condanna.
A Londra Marcus e il fratello gemello Jason vivono con la madre tossica e alcolizzata; un giorno però Jason muore in un incidente stradale e Marcus fatica a riprendersi dal trauma.
Le storie inizialmente scorrono parallele ma finiranno inevitabilmente per intrecciarsi; stavolta Clint Eastwood affronta il tema della morte e in particolare si interroga sull’eterna domanda: “Cosa c’è dopo la morte?”. Il film è interessante, più le vicende di George e Marcus, un po’ meno quella di Marie che continua a ripensare a quello che le è successo.
Invece George frequenta un corso di cucina dove conosce la bella Melanie (Bryce Dallas Howard) ma il suo “dono” rischia di rovinare la storia. Interessante la vicenda di Marcus, che con il fratello cercava di “salvare” la madre dagli assistenti sociali e quando sembra che ci sia una svolta positiva, ecco la tragedia che lo fa ripiombare nel baratro.
Nel resto del cast da citare Jay Mohr nei panni di Billy, il fratello di George.

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Non male / 16 Dicembre 2013 in Hereafter

Clint Eastwood regista mi è sempre piaciuto ed anche questo film a mio avviso non tradisce le attese. Il tema dell’aldilà è sempre avvolto nel mistero fra chi crede in un’altra vita (sia per fede religiosa che per altro) e chi pensa dopo che saremo tornati polvere non ci sarà piu’ niente. Tre storie che si intrecciano per terminare forse in maniera banale ma comunque un bel film.

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13 Dicembre 2013 in Hereafter

Delusione per il film del 2010 di Eastwood che per una volta mi sorprende più per le scene spettacolari (grandiosa quella dello tsunami) che per la narrazione. Il tema della morte, del paranormale e delle vite che si intrecciano è ormai inflazionato nel cinema americano e la narrazione sviluppa in maniera piuttosto soporifera con un finale davvero deludente.

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Quando anche l’aldilà lascia indifferenti / 7 Giugno 2013 in Hereafter

Un film non riuscito. Possiamo scriverlo, anche se il regista si chiama Clint Eastwood e se nel suo curriculum troviamo opere del calibro di Mystic River, Million Dollar Baby e Gran Torino.

Ma Hereafter, dramma paranormale sulla morte, sull’aldilà e sul vuoto, non si attesta minimamente su questi livelli. Basato sulla premessa che la morte, lungi dall’assomigliare al nulla assoluto, può diventare, e forse è, un motore indispensabile per la vita, la nuova fatica di Clint lascia abbastanza distaccati, senza mai davvero coinvolgere (salvo un paio di “facili” momenti forti).

Sulle pur interessanti basi del film si intrecciano (male, dal punto di vista narrativo) le vite dei tre protagonisti: il sensitivo americano George (Matt Damon), la giornalista francese Marie (Cécile De France) e il piccolo Marcus (Frankie e George McLaren). Tutti e tre dovranno confrontarsi con la morte ma, soprattutto, come da titolo, con l’idea che un aldilà esiste.

La trama vorrebbe porre sullo stesso piano le tre linee narrative, ma proprio qui si evidenziano i problemi che affliggono il film per tutta la sua durata: non basta dividere equamente il minutaggio tra i tre personaggi per rendere calibrata una sceneggiatura. Lo script, pur attento al percorso psicologico-esistenziale dei personaggi, non decolla mai. La preferenza per le vicende del sensitivo George, poi, è così evidente che la freddezza degli altri due episodi spicca ancora di più (le lungaggini sulla situazione francese sono a tratti intollerabili).

Non si tratta di problemi di regia. Il buon vecchio Clint, come al solito, gestisce la macchina da presa in maniera essenziale quanto impeccabile, concedendosi di rado qualche vezzo (pensiamo a quando si destreggia contemporaneamente tra un gioco di specchi lungo una scala a chiocciola, o al volto di George, simbolicamente diviso tra luce e oscurità). Il tentativo dello sceneggiatore Peter Morgan di imitare la semplicità del leggendario regista, però, scade in una narrazione fredda, spesso asettica. Di questo risente tutta la pellicola.

Per Eastwood, insomma, un’opera non all’altezza delle precedenti e tra le più dimenticabili, ma siamo sicuri che si tratti solo di un passo falso. Prossimo appuntamento con questa vecchia roccia del cinema mondiale, un biopic sul più famoso capo dell’FBI, interpretato da Leonardo di Caprio: J. Edgar.

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21 Marzo 2013 in Hereafter

Lento da morire, ma questa è una caratteristica comune a tutti i film di Eastwood come regista…la lentezza narrativa può piacere o meno a seconda dei gusti, ma in questo film si fa sentire un po’ troppo e il ritmo diventa pesante soprattutto verso la fine. La trama non è niente di che, banale, già vista e rivista, si poteva fare di più e meglio.

16 Gennaio 2013 in Hereafter

Sinceramente credevo fosse un pò meglio.
L’ho trovato piatto….e se non ci si aspetta un granchè si vede….ma non è proprio niente di che…..e il finale molto molto prevedibile.

13 Gennaio 2013 in Hereafter

Non è brutto, ma il tentativo di Clint di affrontare l’occulto e la spiritualità funziona solo a metà. Eastwood ha fatto ed emozionato meglio; precipitoso nel finale.

22 Dicembre 2012 in Hereafter

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il film di Clint, il film di Clint!
Ci sono tre storie destinate all’intreccio. La reporter francese sfuggita alla morte per tsunami, che ormai non pensa ad altro che alla sua esperienza di pre-morte, ombre sfuocate nere su bianchi sfondi. Il ragazzino british a cui è stato investito il fratello gemello, ed è rimasto solo. E Matt Damon, sensitivo yankee sensibile che sussurra e sente i morti al semplice tocco delle mani, ma che non ne può più di quel suo dono. Svolgi i tre fili e poi concludi con un incontro il falso parallelo.
Detto di quanto Clint si sia scelto un tema ad altissimo rischio di ridicolaggine, tengo a puntualizzare solo su dettagli di ogni storia, in un film che nel complesso a me è piaciuto assai e su cui comunque tutti sembrano essere un po’ in disaccordo con tutti. E poi per i film di Eastwood sono, soddisfattamente anche, di parte.
La scena iniziale dello tsunami era perdifiatevole e tremenda e bellissima. Soprattutto per l’orsacchiotto di pezza che subacqueamente (avverbi un tanto al chilo qua) s’appropinqua sorridendo, del suo di pezza sorriso, a lei quasi-morta. Me la son sognata qualche giorno dopo, e sogno poco più che mai, quindi era un evento. E nel sogno mi salvavo pure U_U L’attrice, lei, si chiama Cecile de France, lo trovo un nome veramente insopportabile, degno di una persona da picchiare con una vanga.
“”Come ti chiami?”
“Cecile de France”
“Ma vattene affanculo va!”
Inoltre, innanzitutto, è belga. E poi era in quella serie di film teribbbile che ha forgiato l’immaginario europeo sull’erasmus, ossia quella facente capo a L’appartamento spagnolo. Che topa quella che prende il suo posto O_o anche.
L’ingresso in scena dei due ragazzini gemelli è pure un altro tocco di genio, con la scena dal fotografo di queste due facce uguali ma diverse da mille altri, la loro espressione intrinsecamente, anzi no, sotto-sottoemente (tié) malinconica, ma una simpatica e ciarliera e l’altra muta e silenziostupida. Quindi il bambino rulez.
E infine Matt Damon. Mi capita di avere qualche perplessità sugli attori scelti da Clint. Perché mai Matt Damon dovrebbe essere un sensitivo credibile? Solo perché assume un’espressione istupidita (il che del resto gli riesce assai bene)? E poi: è… bolso cazzo, è gonfio. Uno di quei palloni pieni di elio che vendono alla domenica in piazza. I sensitivi debbono esser gonfi? In una biografia dell’omino Michelin potrebbe recitare, non qua dentro, qua dentro perché, ca**o c’entra? Puoi passare dalla trilogia di Bourne blablablacy a fare il sensitivo???? Mi da fastidio, è come Angelina Jolie in quell’altro film che faceva la centralinista. Sì, sei la supertopa spaziale mondiale, e fai la centralinista. Sì sì. Guarda, pollice su, credici.
I destini non erano paralleli e si incontrano, dicevamo, le risposte son date ma non del tutto, perché in fondo è un film a tema e da quel punto di vista, della tematica trattata intendo, ognuno lo veda un po’ come gli pare e non rompa i coglioni.
Ciò non toglie che Clint *_*

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Tracollo Eastwood / 16 Giugno 2012 in Hereafter

Aldilà e aldiquà. Vita e morte. Senza miracoli. Anzi. Clint Eastwood ha ormai ottant’anni e ha praticamente guidato la storia del cinema americano per circa 40 anni, cercando di rimanere sempre su ritmi egregi evitando di calare in modo maggiore a quanto facessero gli altri. Hereafter non è un film per tutti, questo dev’essere chiaro, anzi. Non è un film per i fan di Eastwood, non è un film per chi crede in un altro mondo, non è un film per chi è intenzionato a farsi una chiara idea sul concetto di morte. Hereafter è una lenta meditazione sul significato della morte nella vita e su ciò che succede dopo che si è morti. Il grande regista non si schiera mai, come ha sempre fatto negli ultimi anni e si mantiene lontano dalla scena, sta zitto e fermo e non si chiede mai se stia o non stia esagerando, anzi. L’indagatore Eastwood, si muove pian piano nei meandri del cervello umano, scrutando il dolore e cercando di ritornare sui temi soliti ai suoi film: la redenzione, la resurrezione, il rapporto conflittuale con la religione e con se stessi. Il discorso è unitario, ma il film appare irricevibile, a causa della sua lentezza, che vorrebbe essere simbolo di profondità ma che in realtà non riesce a coinvolgere e che invece porta lievemente ad una completa perdita di interesse da parte dello spettatore che in attesa di un colpo di scena che non arriva mai, può perdersi nel cercare un vero e proprio senso in tutta l’opera. Il buon vecchio Clint ci sa fare, ma ha in mano un copione che in realtà fa acqua da tutte le parti, anche se si può confondere con una grande sicurezza quella che in realtà è una goffaggine pura e semplice. L’universo è formato da miliardi di cellule che cercano di comunicare tra loro trovando un contatto alle volte molto diretto, alle volte per nulla diretto e quindi equivocabile. Può succedere che alcune persone riescano(o credano di riuscire) a trovare un contatto con il mondo irrazionale e con quello dei morti. E’ quello che accade a George, un operaio americano che vive malissimo la sua possibilità di avere contatti con il mondo dei morti. Esattamente dall’altre parte del mondo si muovono storie di donne e bambini sopravvissuti o almeno così sembra a situazioni in cui la morte era praticamente ad un palmo dal naso. E allora c’è chi perde il fratello gemello in un incidente e chi scampa perfino ad uno tsunami. Osannato come nuovo Charles Dickens, per la presenza di tre cosiddetti(dalla critica, eh) fantasmi, Hereafter vorrebbe essere un caposaldo della carriera di Eastwood, invece risulta essere uno dei punti più bassi da lui toccati. Il film risulta troppo complesso nel voler trovare un collegamento spirituale rimanendo comunque eticamente neutro. Il film diventa perfino fastidioso quando cerca di dare delle alternative alla domanda più difficile e più celebre che l’uomo si pone da quando è nato e quindi delude le aspettative di chi, pensava, che il buon Clint mettesse una risposta a questo interrogativo. La sua risposta. Invece ci dà perfino un finale statico, che rende il film inconcludente e comunque inconcluso. Si salvano giusto gli attori, la grandiosa Cecile De France, sorpresa assoluta, anche se relegata in un ruolo frustrante, e il buon Matt Damon, che come al solito dona una buona prova, ma che serve a poco. Dopo Invictus, un’altra pecca nella carriera di Clint Eastwood. Forse(vedendo anche l’ultimo J. Edgar) è la fine di un’era? Buio.

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l’immanenza oltre il titolo / 18 Maggio 2011 in Hereafter

Film spiazzante, molto semplice e complesso alla stesso tempo che passa per essere un film sull’aldilà, dato il titolo, ma che è efficace solo nel raccontare la vita comune ed è molto più pieno di vita comune che di elucubrazioni sulla morte. Le tre storie infatti ci dicono di cosa è fatto il mondo, violenza famigliare, crisi economica, attentati, droga ed assistenti sociali, malattia, eventi naturali disastrosi, incomprensioni etc.il tutto con un tono piano e pacato, girando attorno ad un macgaffin che è giustamente inspiegato. La giornalista francese sembra scrivere un libro velatamente scientifico sulle esperienze di premorte, ma in tutto il film non si spiega mai cosa sia, non può essere fatto, c’è solo l’evidenza di una esperienza personale e largamente condivisa che non si distacca minimamente dalla vulgata comune ( e che è anch’essa spiegata scientificamente (luci, calma, ombre) senza bisogno di appellarsi a una sorta di limbo). Ma il tema principale è appunto la contemporaneità, gli intrecci fra le vicende di persone colpite da eventi estremi, ma non improbabili, anzi e così vengono raccontati, con la proverbiale asciuttezza del regista. Basti guardare al segmento del ragazzino, molto efficace per come rappresenta la disarticolazione del suo nucleo famigliare e l’affetto e l’unione che vi convive.
Detto questo non ho apprezzato molto i “racconti” dei morti, mi domando anzi perchè i morti con cui entra in contatto il vero medium siano così saggi, perchè abbiano tanto equilibrio, soprattutto il padre violento della ragazza incontrata alle lezioni di cucina che chiede scusa: cosa succede una volta morti che si diventa tutti così “perfetti”? Se Eastwood impone al film un approccio totalmente laico davvero questo migliorare pot morte non riesco a capirlo.
Una piccola menzione a Dickens che è personaggio vivo, l’unica panacea all’insonnia del protagonista, l’obiettivo della sua fuga in europa, la chiave per far incrociare tutti i personaggi, il mezzo di una vita che taglia con il passato e comincia a immaginarsi un futuro.

Tutto ciò che è legato al soprannaturale lo trovo debole in questo in questo film, certo non porta bene per un film con quel titolo. Ma il cappello cade per un movimento dell’aria, il ragazzino è fortunato, come tutti noi quando perdiamo il bus o la metro malediremmo chissà cosa, ma poi il bus si incasina nel traffico e…fortuna, siamo arrivati a casa prima perché siamo stati costretti a fare scelte diverse. In questo caso c’è l’attentato a Londra, è uno degli avvenimenti del caso “contemporanei”, potevano rompersi i freni, ci ha messo il terrorismo, pensa te come una cosa del genere si sposa bene per poi credere di avere un angelo custode o un fratello deceduto che lo protegge (ma il fratello non lo protegge per nulla, voleva solo togliergli il cappello, senti l’ironia).
In generale mi sembra l’asciutta rappresentazione della vita, scaramucce amorose comprese, solitudini o meno. Non è un film tragico alla greca, è un film molto immanente che narra della quotidianità.

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L’aldilà secondo Eastwood / 13 Maggio 2011 in Hereafter

In realtà è un 6 per alcuni particolari:

1) Eastwood rischia ma tutto somamto non spreca il finale (non dico altro per non fornire anticipazioni e rovinare la sorpresa) come mi ero aspettato fino a metà film. Considerato che il produttore è quello Spielberg che un tempo ammiravo e che ora digerisco molto poco, ho temuto che il film scadesse e invece ho dovuto ricredermi.
2) La religione è uno sfondo con sfumature negative (vedi la scena del funerale). Eastwod non la butta in vacca tirando in ballo apparizioni, spiriti e vari e non decide di mettere in mezzo il Signore.
3) Quello che mi è piaciuto è che, sebbene il film si intitoli “Aldilà”, in realtà è un film sull’aldiqua, su come persone accomunate da situazioni più o meno drammatiche affrontano il tema della vita dopo la morte.
4) Non è il migliore Eastwood di sempre, anzi, forse tra gli ultimi film del “Leone” questo è quello che mi ha colpito di meno, ma il messaggio si coglie e il film, sebbene lento, non è noioso. Forse non approfondisce troppo alcuni aspetti ma non ne banalizza altri (il personaggio di Matt Damon, complice la bravura di una attore capace di affrontare sfide e ruoli sempre cangianti, è affascinante e non è ilsolito sensitivo di tanti film del genere).

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Manca qualcosa… / 28 Marzo 2011 in Hereafter

Forse da Eastwood è legittimo aspettarsi di più. Non è di certo un film da buttare, però non mi ha convinta del tutto. Certo, il tema dell’aldilà è difficile da raccontare perchè si rischia di cadere nella fantascienza e nel paranormale. Però diciamo che avrei preferito un po’ più di sentimento e un po’ meno effetti speciali. Perchè l’unico modo per mostrare la mancanza è focalizzarsi sull’essenziale.

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