Recensione su Lei

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“Chiunque si innamori è un disperato. Innamorarsi è una pazzia, è come se fosse una forma di follia socialmente accettabile.” / 21 Febbraio 2017 in Lei

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Avendo sentito parlare molto di questo film ieri ho deciso di seguire l’onda. In realtà quando uscì nelle sale cinematografiche ero molto titubante nel vederlo perché sinceramente, io che non ho un rapporto speciale con la tecnologia, concentrarmi per due ore su una storia romantica fra un uomo e un computer mi sembrava assurdo. Tuttavia cerco sempre di non precludermi delle possibilità solo per via di pregiudizi e quindi ieri sera ho pigiato play. Be che dire, dal primo minuto fino all’ultimo sono stata assalita da un’angoscia inspiegabile. Innanzitutto vediamo di inquadrare la storia. Siamo in uno scenario futuristico dove la tecnologia ha preso il sopravvento; Theodore, un uomo malinconico e solo, decide di aggiornare il suo sistema operativo con un programma di intelligenza artificiale che assume la voce di una donna, da cui ne resta affascinato.
Già arrivati a questo punto ci viene un po’ da riflettere : ma sarà davvero così il mondo in cui siamo inesorabilmente destinati a vivere? E postami questa domanda il mio stato di angoscia è arrivato alle stelle. Probabilmente io sarò una nostalgica del passato, ma vogliamo parlare delle lettere dettate al computer, stampate ed inviate? Una tristezza infinita. Quando scrivi una lettera, apri il tuo cuore, è un atto intimo e personale che non può essere salvato e impacchettato in un database; è un gesto d’amore , o di sofferenza che ha a che fare con le emozioni, quelle vere. E qui arriviamo al punto focale del film: in ogni scena che ho visto ho assistito contemporaneamente ad una disumanizzazione delle relazioni sociali. Fa male pensare, che fra alcuni anni, magari non molti, potrei avere una storia d’amore con il sistema operativo del mio computer; “ciao Windows stasera io mi bevo un bicchiere di vino, tu vuoi fare un aggiornamento? Ti amo.”
Sì, posso tranquillamente dire che è un film conturbante e sconvolgente. Anche i colori ti stravolgono. Il grigiore cupo e infinito dell’imponente skyline diventa lo sfondo anonimo (seppur molto bello) di tutte quelle persone che ridono e parlano da sole nei loro improbabili vestiti color pastello anni settanta. Non capisco se questa scelta riguardo l’abbigliamento voglia sottolineare l’assurdo di quella realtà o se sia semplicemente una forzatura un po’ hipster del film.
Ma parliamo della storia d’amore tra Theodore e Samantha, volete saperlo? A me è piaciuta. Voi direte perché? Penserete che sia contraddittoria. Non è cosi.
Lo svolgersi della loro relazione infatti, è più comune e naturale di quanto si possa immaginare. E’ un altro chiaro esempio dell’invitabile fallimento delle relazioni d’amore.
L’amore perfetto è un’utopia. Perfino un computer può abbandonarci; ma quelli che rimangono soli siamo sempre noi. Sinceramente non potevo immaginare un finale più adeguato, per una storia così.
E’ strano pensare che un uomo che si sente deluso dall’amore, abbia bisogno di un intelligenza artificiale per rendersi conto di essere solo; dire ti amo ad una voce condivisa da altri migliaia di utenti mette i brividi, ma vedere un illuso ubriaco di sentimenti irreali venire abbandonato di nuovo è veramente triste.
Non ho un aggettivo per definire questo film, ma posso dire che mi è piaciuto, perché mi ha provocato una reazione emotiva, un turbamento e questo è difficile che accada. Sicuramente mi ha lasciato un sapore amaro in bocca, ma è pur sempre un sapore, anche se difficile da digerire.

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