Recensione su Lei

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27 Gennaio 2014

Her è come la sua colonna sonora: suggestivo, dolce e malinconico. Her è l’opera personale di uno Spike Jonze lirico e ispirato, regista e sceneggiatore di un batuffolo, una specie di film confetto, dove tutto è pastellato e luminoso ( fotografie di questo genere mi mandano in brodo di giuggiole, sempre e comunque) e le persone si mandano lettere personali scritti da altri. In un futuro non lontano, con innegabili elementi vintage ( tanto belle le scenografie), si svolge la storia d’amore tra Theodore e Samantha, sistema operativo intelligente e appassionato. L’elemento fantascientifico di una storia così onestamente sentimentale è giusto il mezzo con cui parlare di un tema banale e già trattato, ossia l’amore e e gli amori finiti, ma utilizzando un punto d’accesso nuovo; Her infatti è riflessivo e non va visto con superficialità. Dietro ogni bellissimo dialogo c’è una riflessione sui rapporti umani, su chi siamo e dove saremo dopo ogni svolta. E’ metafora costante. Theodore fa un certo percorso, soffrendo nel frattempo e a noi spettatori viene mostrata una storia di’amore impossibile eppure tenera, sensuale, sinceramente poetica. Se poi l’attore che si porta sulle spalle tutto il bagaglio emotivo del film ha la bravura di un mostruoso, irriconoscibile e dolcissimo Phoenix, la cui espressività è l’arma perfetta per piangere l’anima, come io stessa ho fatto e se a tutto ciò si somma la OST degli Arcade Fire ( splendida e perfetta per quelle immagini) e Moon Song, di Karen O ( questa donna e Spike sono una garanzia, vedasi “Where the Wild Things Are”) utilizzata in una delle sequenze più belle della pellicola ( con il sorriso di Phoenix che scalda dentro), davvero non c’è che ammirare Jonze e la sua idea, il suo gioiello, senza sapere come tesserne ancora le lodi. Forse citando anche la mia Rooney Mara, l’altro punto di forza: è vero, il suo screen time è breve, ma è tanto bella e incisiva e le sue scene con Joaquin, qualsiasi fosse il mood, sono meravigliose. Quella brevissima con i coni in testa l’ho adorata ed è servita, come altre, per caratterizzare sempre più i personaggi, con accuratezza e sensibilità. Insomma, è una pellicola che vive della sua esemplare sceneggiatura, originale, bella, aggraziata e il finale è uno dei migliori che io abbia mai visto: recitazione, soundtrack, estetica. Tutto racchiuso in 3 minuti bellissimi, commoventi e liberatori.

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