Terre promesse / 23 Aprile 2013 in Hazard

“Mi annoiavo. In Giappone mi annoiavo tanto. È un paese sonnolento, tedioso, che però non ti permette di riposare. New York era la città che faceva per me: omicidi, divertimento, droga. La vita, in poche parole. Lì potevi essere te stesso, lì potevi volare finalmente, acquietare la tua insoddisfazione.
Ma anche a New York non è che le cose fossero diverse. Qualcosa si era ormai spezzato dentro di me. Ero debole, indifeso, solo. Tanto solo. Qualcosa mancava nella mia vita, decisamente. Poi li incontrai. Per caso. Per pura fortuna. E tutto cambiò. Fu come se il mondo si fosse spalancato dinnanzi a me e fosse diventato interessante, meraviglioso. Sì, meraviglioso. Avevo degli amici. Dei veri amici. Era come avere Manhattan ai miei piedi”.

Stranissimo film diretto da Sion Sono nel 2005, l’anno in cui ha girato anche quel capolavoro che risponde al nome di Noriko’s dinner table. Hazard è un film apparentemente meno ambizioso, con una trama più semplice, meno arzigogolata, girato con una telecamera a mano che dà a tutto il film un effetto minimalista. Ma, essendo un film di Sion Sono, non può che essere un film eccessivo, esagerato, caricaturale, scoppiettante. La New York di Sono è una città spersonalizzata, schizofrenica. Come schizofrenici sono i personaggi che animano il film. Decisamente eccessivi. In tutto. Anche nel linguaggio, ridotto all’osso, un continuo ripetersi di “What up, man”, Motherfucher”, “Fuck tou”. L’incomunicabilità più assoluta. Una presa in giro del mito americano, del modello di vita americano, dell’american way of life. Tutto con un sorriso cinico, beffardo. Tipico di Sion Sono.
qui la “colonna sonora.

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