Happiness - Felicità

Un film che dietro una patina di leggerezza cela numerosi riferimenti letterari, dai racconti di Carver ai fumetti di Daniel Clowes (autore della locandina del film), o cinematografici (Robert Altman). Per chi ama i fumetti alternativi americani (Clowes, appunto, o Adrian Tomine o il giovane Nick Drnaso) ci rivedrà tutti i temi cardine del genere: la banalità di una società patinata e “felice”, lo squallore della solitudine, le buone maniere che nascondono miseria. Un film che parla della nostra società del divertimento e dell’individualismo che – come un corpo drogato – non può che cedere ineluttabilmente verso la tragedia.

Mi ha ricordato molto Magnolia di P.T. Anderson, grande pellicola uscita un anno dopo questo Happiness.
Todd Solondz rappresenta l’America moderna con tutti i suoi difetti, le sue bassezze e i suoi vizi. Motore dell’opera è la forza bruta del sesso, espressa nelle sue forme più becere e vuote. L’uomo può essere più istintivo di un animale ed è capace di compiere le peggio cose solo per 5 minuti di piacere.
E la felicità dov’è? Forse nell’accontentarsi, o in quel misero istante in cui per la prima volta si scopre di poter “venire”.
Il piacere dell’orgasmo molto spesso è una maledizione.

Storia di una famiglia composta da tre sorelle con problemi sentimentali di vario genere. Per non dimenticarci anche dei genitori. Divertente, a volte anche pesante ma rispecchia la realtà che anche in America esiste, purtroppo. Il sesso è l’argomento principale ma la mancanza dei sentimenti crea problemi a tutti i protagonisti. In più ci si mette anche l’adolescenza dei figli e la scoperta del sesso.
Difficile trovare l’amore vero. Esiste? Per me si.
Buon film.