9 Recensioni su

La battaglia di Hacksaw Ridge

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Il voto sarebbe un 7.5 / 26 Febbraio 2018 in La battaglia di Hacksaw Ridge

Ottimo film diretto da Mel Gibson e tratto da una storia vera.
Desmond Doss (Andrew Garfield è stato lo Spiderman meno convincente) è cresciuto nella fede cristiana e un paio di episodi del suo passato gli hanno rinforzato la credenza del comandamento di non uccidere.
Dopo aver salvato un uomo, lo porta all’ospedale e lì conosce e si innamora dell’infermiera Dorothy (Teresa Palmer).
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, Desmond decide di arruolarsi come medico (essendo obiettore di coscienza, non vuole imbracciare armi).
Sembra un classico film di guerra; prima parte con l’addestramento militare duro e seconda parte in guerra ma il volere di Desmond di non imbracciare il fucile lo rende un film particolare e intenso specialmente nella seconda parte.
Nell’addestramento infatti dovrà sottostare alle prepotenze del sergente Howell (Vince Vaughn) e dei suoi commilitoni che non vedono come lui possa difenderli senza usare un’arma. Scopriranno nella guerra che non basta un’arma a infondere coraggio in una persona; armato solo di fede e di buona volontà Desmond riuscirà a salvare numerose vite in una drammatica battaglia.
Mel Gibson non lesina su dettagli cruenti e scene dure di guerra ma non solo; perchè anche a casa la situazione non è facile, col padre turbato dalla prima guerra mondiale che è violento nei confronti dei due figli.
Ma la storia di Desmond, soprattutto nel suo salvataggio, è epica e Mel gli dà il giusto tono.
Film intenso e appassionante, come sono anche interessanti le interviste finali ai veri protagonisti della storia.
Unico appunto da fare, è la sorte del fratello Hal che si arruola prima di Desmond ma poi non se ne parla più.
Nel resto del cast da citare Hugo Weaving e Rachel Griffiths nei panni dei genitori di Desmond, il redivivo Sam Worthington è il capitano Glover, Luke Bracey è Smitty (inizialmente duro con Desmond ma avrà anche lui modo di cambiare idea).

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Cambia solo il paradigma / 27 Giugno 2017 in La battaglia di Hacksaw Ridge

Aspettative ampiamente deluse, dopo la prima ora di film si scopre il solito mostro cristo-americano a distruggere tutto. Lo scopo del regista diventa quello di strumentalizzare una storia vera per imporre nuovamente il solito valore: la superiorità morale americana rispetto agli altri popoli.
Oltre ad essere sottesa e nascosta nelle persone e negli atteggiamenti dei soldati americani, come di solito; stavolta viene letteralmente sbattuta in faccia alla spettatore la grandezza d’animo di una persona qualsiasi (che Desmond Doss lo sia stato veramente, è ininfluente nel rispetto delle motivazioni propagandistiche per le quali è girato questo film ).
Una volta smascherato diventa il solito copione fastidioso della grandezza americana, ripetitivo e scontato.
Due cose mi chiedo:
1. Tutti bianchi erano i soldati americani in Giappone?
2. Non so se Mel Gibson (si) citi We were soldiers o è particolarmente affezionato a scenari di battaglie dove i nemici escono da sottoterra.

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WhattsaAmmmerica!!! / 6 Giugno 2017 in La battaglia di Hacksaw Ridge

Ma basta con sti polpettoni patriottici firmati da Mel Gibson.
Registra sopravvalutato che non è capace di raccontare una storia senza cadere nella retorica “minchiaquantosonobravibelliebuonigliamericani”.
Lontano anni luce da Spielberg.
Torna a fare Arma Letale… La tua vera dimensione!

Ci Risiamo… / 20 Maggio 2017 in La battaglia di Hacksaw Ridge

Inutile paccottiglia finto pacifista, esaltazione propagandista puritana, retorica e nemmeno troppo furba per anche solo convincere, benché i più violenti troveranno pane per i loro denti nel secondo atto.

Hacksaw Ridge / 8 Maggio 2017 in La battaglia di Hacksaw Ridge

Nelle scene di guerra Mel supera Spilberg (e non era facile)

Infermiera non profumiera / 23 Aprile 2017 in La battaglia di Hacksaw Ridge

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Si potrebbe dire a Mel Gison, che tra l’altro è una di quelle persone che nomini sempre nomecognome, a nessuno verrebbe da dire Gibson, che non è vietato fare cinema dove i corpi non esplodano, vengano dilaniati, squartati, mangiati, seviziati (ma stuprati no perché siamo bigottoni u_u). Cela dit, non gli si può rimproverare una mancanza di coerenza o di non seguire un percorso cinematografico lineare, molto più di quel che ha fatto nell’oscillare tra gli eccessi della vita fuori dal set. Dis donc, DD (Desmond Doss) è un tizio con la faccia da tordo di Mel Gibson da giovane, un contadinotto sorridente e cicredocicredo, propi’n brav fanciò. Col suo essere tordo, nel necessariamente precipitoso incipit (perché la Storia è quella dopo) fa innamorare di sé in un vidiri e svidiri una gnocchissima infermiera che ciao. Intanto è scoppiata la WWII, tutti si arruolano, DD è avventista del settimo giorno, non so con precisione che significhi ma gli americani a sette e settucole ci fanno matti. Insomma lui si arruola ma non vuole uccidere, non solum, sed etiam manco toccare un fucile. Guerriglia legale, processi per far accettare ai capi militari (addestramento militare classico, gente che urla, nonnismo) questa cosa. Gli danno ragione, può partire insieme agli altri per Okinawa con il ruolo di assistente sanitario or something like that. A Okinawa gli americani devono salire una scarpata, sopra c’è l’inferno di frenzy japu, che evitano l’artiglieria nascondendosi in un labirinto di tunnel e poi quando provano a salire li impallinano. Insomma, sali e scendi, DD se ne fotte di tutto e salva vite di feriti, trascinandoli nelle retrovie. Dopo una ritirata disfattosa (?), rimane solo sull’altopiano, di notte, con i japs, e va a cercare e salva, calandoli uno per uno con una corda dal dirupo, 75 commilitoni feriti (due cani, tre barbagianni e una zebra a pois) che trova in giro. Pure due japs, ormai piglia qualsiasi cosa sia rimasta viva, da cui pare il detto: BASTA CHE RESPIRI. Diventa eroe di tutti, risalgono (la guerra è proprio bella, adoro i nazionalisti che vogliono le guerre :/) a farsi ammazzare e lui si ferisce dando un calcio tipo copertina delle figu panini a una bomba, dopo averne palleggiata via un’altra con la mano. Bom(ba), storia vera, a DD va poi qualsiasi medaglia mentre lui darà sempre tutto il merito al Signore. Quindi la prospettiva, visiva ma anche etica, è bella determinata, DD è pronto a morire per il principio (il più figo degli obiettori di coscienza della storia, si potrebbe dire, o quello con più culo) e l’esercito (e la gnocca) si piegano dinanzi a lui. Intorno tutto spaventosamente esplode, e doverosamente la guerra è cruda fino a che non arriva il tizio col lanciafiamme ad arrostire japu che a loro volta lo fanno esplodere e l’orrore l’orrore è tutto intorno a noi, e beato, beato DD che ha qualcosa in cui credere.
Mi è venuta voglia di sushi.

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Il talento di Mel Gibson / 4 Marzo 2017 in La battaglia di Hacksaw Ridge

Ancora una volta c’è la conferma a ciò che ho sempre pensato di Mel Gibson: dietro una macchina da presa ci sa fare e anche molto bene.
Il cinema bellico ormai è diventato stra-abusato, sfruttato alla massima potenza fino a diventare saturo. Gibson riprende una battaglia tra le più cruente della seconda guerra mondiale e la trasforma in un film dal fortissimo impatto visivo ed emotivo, un gran bel film di guerra coinvolgente, ben fatto e con una bellissima e originale storia di base.
Desmond Doss ha un profondo senso religioso e questa sua fede lo porta fin da subito a essere malvisto dai suoi compagni di commilitone, ma sarà questa sua incrollabile fede a salvarlo e a salvare i suoi compagni dal massacro.
La sceneggiatura, anche se a tratti un pò forzata in alcuni punti(come in “Braveheart” si sente un pò troppo forte l’odore di un esagerato nazionalismo) è coadiuvata da una buona fotografia(anche se a tratti patinata), da un buon cast e da una buona colonna sonora.
Un film che colpisce molto, che commuove, che fa riflettere. Meritava l’Oscar? Non so, però se glielo avessero dato non sarebbe stato uno scandalo, almeno per quanto mi riguarda.

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Interiora e crisi di coscienza / 4 Febbraio 2017 in La battaglia di Hacksaw Ridge

Impressionante sarebbe la parola giusta. Ma forse a impressionare, oltre a quel gusto tutto suo di inquadrare topi che si cibano di interiora spappolate, è la capacità di Gibson di riemergere dal torbido delle sue vicende private e dirigere un film di questo spessore. La storia dell’obiettore di coscienza Desmond, in un mondo violento e virile come quello militare, sembra perfino una esagerazione almeno fino a quando non compaiono le classiche didascalie finali in cui tutto prende la luce del reale; anzi, il protagonista stesso ci rende perfino partecipi di alcuni importanti ricordi che sono pari pari la sceneggiatura. E qui, con un po’ di cattiveria, si potrebbe anche dire che Mel Cuore Impavido ha avuto paura di perdere la fiducia dello spettatore (indubbiamente messa alla prova dopo il calcio da shaolin soccer per salvare i propri compagni da una granata), aggrappandosi all’appendice documentaristica. Ma tant’è, una storia di nonviolenza nell’inferno omicida è pur sempre una grande lezione di umanità.
Andrew Garfield è certamente ottimo nella parte, ma sostenere che qui sia meglio rispetto al padre Rodrigues di Silence beh no, non direi proprio. I suoi tormenti interiori qui vengono facilmente condivisi dal pubblico perchè si rivela ben presto un eroe anche senza bisogno di imbracciare un fucile; con padre Rodrigues l’interpretazione è decisamente più complessa perchè la crisi spirituale resta privata, non dà facile empatia, non può dimostrare nulla di eroico ma soltanto subire l’inesorabile annichilimento.

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Il solito eroe, ma… / 1 Febbraio 2017 in La battaglia di Hacksaw Ridge

Nella prima metà ti chiedi perché Mel Gibson abbia sentito il bisogno di fare un ennesimo film di battaglie della Seconda guerra mondiale.

Nella seconda metà hai la risposta.

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