La fedeltà all’originale è sinonimo di successo? Obiezione! / 31 Dicembre 2013 in Gyakuten Saiban

Takashi Miike si cimenta nella trasposizione cinematografica di una delle serie di videogiochi più famose prodotte dalla Capcom e giunte anche nel nostro paese.
La trama ricalca fedelmente quella del primo capitolo della serie Ace Attorney, pur presentandone un aspetto più cupo, ma allo stesso tempo non rinunciando a qualche piccolo momento di commedia.
La pellicola pecca principalmente di due mancanze: a differenza di altre pellicole di Miike, la violenza fisica e psicologica qui è pressoché assente e il lavoro di introspezione dei personaggi è ridotto al minimo. Ne risulta che i vari Phoenix, Maya, Lars, Gumshoe e compagnia, rimangono esclusivamente ancorati al lato superficiale della loro controparte videoludica, senza un minimo di approfondimento (ad eccezione di alcuni personaggi e di alcuni momenti).
Come detto il film è fedelissimo al primo capitolo, in tantissimi aspetti. Le musiche ad esempio sono gli stessi componimenti apprezzati sul proprio DS e i personaggi, addirittura, vantano una somiglianza fisica tale da apparire estremamente fumettistici, risultando in parte inadatti per una pellicola con attori in carne ed ossa. La fedeltà al primo capitolo è legata molto anche alla storia, e questo potrebbe essere interpretato come un difetto. Chi, come me, ha avuto modo di provare il gioco di Ace Attorney, si accorgerà che la pellicola non si discosterà minimamente dalla struttura originale, rendendo prevedibili tutte le risoluzioni dei processi.
Ace Attorney si potrebbe definire quindi un film paradossale: troppe strizzate d’occhio al videogioco per piacere a un pubblico che non ha alcun approccio col prodotto di casa Capcom, e allo stesso tempo troppo simile alla storia originale, al punto da poter non dire nulla nemmeno al fan più sfegatato della saga.

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