Recensione su Gummo

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M / 6 Agosto 2020 in Gummo

Al debutto Harmony Korine non trova di meglio che inanellare un cliché dopo l’altro, in questo film in cui si intrecciano micro-episodi della vita a Xenia, Ohio, cittaduncola dell’America profonda e senza speranza.
Che poi di discrete idee ce ne sarebbero anche, ma lo stile pseudo-documentario non fa bene alla pellicola e, anzi, la rende sommamente ipocrita: se il documentario è quel genere che scava per trovare una possibile verità sotto la superficie, qui ci si deve rassegnare ad avere solo la superficie, a poter osservare solo stereotipi viventi: ragazzini che sniffano colla e uccidono gatti, ragazzine che vendono il proprio corpo, bambini che fumano e che parlano come scaricatori di porto, adulti mai cresciuti, arredamenti squallidissimi con scarafaggi annessi, igiene personale rivedibile, abitudini alimentari ancora peggio; e poi la violenza pervasiva, l’incesto come prassi, l’inesistenza del senso del ridicolo. Tutto quello che può venirvi in mente sul mid-west più retrivo è qui presente. C’è altro? No, soltanto questa società primitiva in cui non esistono sentimenti ma solo comportamenti da ripetersi all’infinito in nome di putrefatte norme collettive.
C’è chi ci crede, io no.

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