Guardiani della Galassia Vol.3

Il terzo e ultimo episodio di Guardiani della Galassia è a sorpresa anche il migliore della serie. Più maturo e meno superficiale degli altri, grazie al racconto delle origini di Rocket (che sembrano direttamente ispirate dall’Isola del dottor Moreau di Wells), e tuttavia pervaso come gli altri di ironia; in aggiunta a questi ingredienti troviamo anche un’immaginazione visiva sfrenata, che nell’assalto al quartier generale della Orgocorp diventa quasi psichedelica. Ci si diverte molto, e alla fine delle due ore e mezza – che non passano esattamente in un lampo ma che neppure pesano eccessivamente – ci si trova quasi dispiaciuti che la serie finisca qui, anche se l’annuncio sibillino dopo i titoli di coda lascia aperta una possibilità. Della squadra degli interrpeti non si dirà mai abbastanza bene. Il film si può vedere anche ignorando le apparizioni dei Guardiani negli altri episodi – più o meno malriusciti – degli Avengers: quello che di importante è successo viene spiegato quasi subito.

Estate 2018. James Gunn, regista e autore dei primi due capitoli sui guardiani della galassia, viene licenziato da Disney a causa di alcuni controversi tweet vecchi di una decina d’anni, quando ancora Gunn era un dissacrante autore della più anarchica tra le case di produzione indipendenti statunitensi: la Troma.

La Warner Bros., reduce dal fallimentare tentativo di replicare il successo dei Marvel Studio attraverso l’avviamento dell’universo espanso DC, non resta a guardare e assume immediatamente il regista per dirigere il seguito/reboot dell’orribile Suicide Squad di David Ayer. Nel frattempo il cast di Guardiani della galassia e il pubblico insorgono e Disney in brevissimo tempo decide di tornare sui suoi passi e riassumere Gunn per chiudere la trilogia su Star-Lord e compagni.

Concluso questo progetto James Gunn guiderà il nuovo corso dell’universo espanso DC, un po’ come avrebbe dovuto fare con la nuova fase del marvel cinematic universe prima del licenziamento.

Ho voluto fare questa piccola premessa un po’ per fornire il contesto in cui nasce il film di cui sto per parlare e un po’ per deridere un’ultima volta Disney per essersi resa ridicola in nome del politicamente corretto (retroattivo) licenziando il migliore tra gli autori dell’mcu, l’unico in effetti ad essere riuscito a pieno a portare la propria visione in un conglomerato di film che tende ad appiattire ogni episodio per conformarlo al disegno più grande del deus ex machina Kevin Feige; e non ho usato il termine “episodio” a caso, perché purtroppo negli anni i film dell’universo Marvel hanno cominciato ad assomigliare sempre più a puntate di una serie tv, la cui funzione è solo quella di far procedere la storia generale, che non a delle pellicole capaci di camminare sulle proprie gambe, facendo precipitare sempre più il livello qualitativo di ogni singolo film e offrendo al pubblico lungometraggi che riescono al tempo stesso ad essere facilmente dimenticabili e assolutamente irrilevanti presi a sé, ma indispensabili per riuscire a seguire ogni episodio senza perdersi informazioni chiave.

Una delle pochissime eccezioni in tal senso sono proprio i film di James Gunn, ossia la trilogia dei guardiani della galassia, che seppur minata dalle ingerenze della maxi saga degli Avengers è riuscita a portare avanti nell’arco dei tre capitoli dei temi propri, indipendenti dal grande disegno di Feige.

Guardiani della galassia vol. 3 ha un unico difetto, gli eventi di Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame, film in cui sono presenti Rocket e co. ma non sotto la guida di Gunn, costringono lo spettatore a recuperare i due “mappazzoni” di cui sopra per capire la storyline di Gamora e Peter Quill, molto distante dalla conclusione del capitolo precedente sui guardiani. Questa tuttavia è l’unica tassa che il regista è costretto a pagare, e lo fa in maniera piuttosto intelligente, ossia spostando altrove il focus del film.

Rocket Racoon è al tempo stesso il cuore e il McGuffin del film Di lui vengono esplorate le origini lungo tutta la pellicola tramite dei flashback che completano la già precisa caratterizzazione che Gunn aveva dato nei capitoli precedenti e sempre lui, rimasto gravemente ferito all’inizio del film, è il motore che muove la compagine per scavare nel suo passato e salvargli la vita.

Come il primo e il secondo volume è un film sull’amicizia, anzi… sulla famiglia “non di sangue”, perché al contrario della maggior parte delle pellicole dell’mcu, i film di Gunn hanno sì momenti d’azione e fuochi d’artificio, e qui c’è la migliore scena d’azione di tutta la saga madre, ma prima di tutto hanno delle storie da raccontare. I suoi film si basano sui personaggi e le relazioni tra loro. Poi ci sono gli eventi, le azioni che servono a portare avanti la trama e tutti gli elementi propri del genere, ma non è quello l’elemento più importante. Per questo i suoi sono film che possono durare nel tempo e non servono solo a fare da raccordo tra un episodio e l’altro.

Ma veniamo alla scena d’azione a cui facevo riferimento poco fa, un lungo piano sequenza (o pseudo tale, come chiunque abbia dimestichezza con i tagli fantasma può notare) durante un combattimento in un corridoio che porta lo spettatore in mezzo all’azione grazie a dei movimenti di macchina come mai si erano visti nei film dei Marvel Studios.

Guardiani della galassia vol. 3 ha anche il pregio di riportare in film necessariamente pieni di cgi e green screen anche elementi tangibili come set veri e propri, effetti pratici, trucco prostetico, per non dare l’impressione di guardare un videogame.

Nonostante l’atmosfera generale sia più seria del solito sin dall’inizio, cosa che inizialmente può spiazzare un po’, dazio che Gunn doveva pagare al bisogno di essere coerente con gli ultimi eventi in cui avevamo lasciato il gruppo, come al solito il regista è riuscito a dosare bene le risate (molte) e i momenti commoventi (moltissimi).

Tirando le somme: chiaramente non stiamo parlando di un capolavoro della storia del cinema, ma di un gran bel film sull’amicizia, la famiglia ma soprattutto la scoperta di sé e l’emancipazione. E nell’universo cinematografico Marvel è tutt’altro che scontato.

Questa e altre recensioni su www.traumfabrik.biz/

DEVO PER FORZA SPOILERARE!!!
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Lacrime e gioia.
E ancora lacrime. E tristezza.
Non si sa se questo sia DAVVERO l’ultimo film dei Guardiani… ma a giudicare dall’inizio del film, si avverte subito un’aria di… conclusione.
Un inizio un po lento, che sembra non decollare (non era la stessa sensazione che avevo avuto per gli altri film la prima volta?), peró la seconda parte si fa piu emozionante, si arriva al nocciolo della situazione e cominci a percepire la stessa sofferenza dei protagonisti! Non pensavo di essere così affezionato a questa banda di scalmanati: a parte Groot che adoro, gli altri…insomma… e invece ho pianto per Rocket, per il suo passato, per i suoi amici persi (ma la morte della lontra?! Un trauma!!!) e ci spieghiamo molte cose. Ho pianto per Quill e il momento della quasi morte nella spazio, o quando saluta Gamora. O quando decidono le loro strade… e Groot li ha abbracciati tutti e ha detto per la prima volta qualcosa di diverso…
Dai… non si puó piangere tanto quanto il finale di Endgame!!!
E veramente, il finale è degno di tutta la trilogia, anche se da un parte spero ci saranno altre nuove avventure!
Bello bello bello!
8/10

AGGIORNAMENTO 12/05/2023:
Sono tornato al cinemaper rivederlo in 3D e per essere più preparato ai vari traumi in cui incorrerò con la seconda visione…
E fatto questo, concordo che è il miglior film Marvel dai tempi di Infinity War e Endgame, pari all’ultimo Spiderman… pertanto si merita il 9.

9/10.