Satira sociale eccessivamente televisiva / 17 Ottobre 2021 in Grog

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Al suo esordio alla regia cinematografica, Francesco Laudadio (già assistente di Scola e Monicelli) ebbe a disposizione un cast di alto lignaggio: Franco Nero, Gabriele Ferzetti, Sandra Milo, Omero Antonutti, Eros Pagni.
In ruoli minori, anche: Claudio Cassinelli, Christian De Sica, Marina Confalone, Lunetta Savino, Michele Mirabella Renato Scarpa e Cristina Sánchez Pascual, una delle prime attrici “preferite” di Almodovar.

Due detenuti evadono dal carcere, feriscono e prendono in ostaggio un secondino e si rifugiano in una casa, prendendone in ostaggio i 6 occupanti: la famiglia di un medico radiologo, una coppia ospite e la domestica.
I detenuti vogliono fuggire in aereo e, al fine di rendere pubbliche le proprie volontà, coinvolgono una emittente locale (fittizia), Tv Gold, che, inviando alcuni uomini sul posto, inizia una lunga diretta notturna, alternando riprese in loco con dibattiti in studio, secondo una formula oggigiorno ampiamente collaudata.

Il film di Laudadio venne realizzato in un momento storico particolare: all’inizio degli anni Ottanta, in Italia, si stavano diffondendo le emittenti televisive private, alternative ai canali Rai nazionali. Spettacolo e informazione stavano per cambiare radicalmente e in maniera definitiva.
Pochi mesi prima rispetto all’uscita del film, nel giugno 1981, il Paese era stato testimone televisivo dell’incidente di Vermicino, il primo dramma nazionale interamente documentato (e alimentato) dalle riprese in diretta tv.

Grog, che deve il suo titolo alla marca fittizia di prodotti che fanno da sponsor a Tv Gold e spaziano dai pannolini per bambini alle bevande analcoliche, critica ferocemente la sovraesposizione mediatica e, ancora di più, la spettacolarizzazione dei drammi a uso e consumo di un pubblico morboso e vorace.
Billy Wilder aveva detto qualcosa del genere già 30 anni prima, con L’asso nella manica (1951): il personaggio di Pagni, qui, è molto più macchiettistico del Chuck Tatum di Kirk Douglas e il medium è un altro (là, editoria; qua, televisione), ma il succo è lo stesso, dato che, in entrambi i casi, si parla della costruzione ad arte di uno scoop.

Il film Grog è una satira sociale a sfondo grottesco di impianto teatrale (si svolge praticamente in un solo ambiente), ma, a fronte di una serie di trovate azzeccate, ha una resa finale troppo televisiva per risultare pienamente apprezzabile: fotografia, scenografia, costumi, trucco sono estremamente “basilari”. Le musiche (di Paolo Conte e Jimmy Fontana!) sono quasi scollate dalla messinscena.
Anche la sceneggiatura, firmata da Silvia Napolitano, difetta spesso, sprecando alcuni dettagli intriganti (vedi, la casa concepita come un bunker, un tema mai sviluppato).
Al contrario, alcune soluzioni narrative, soprattutto sul finale, meritano davvero attenzione: gli inviati di Tv Gold mandati dall’emittente a casa dei parenti di sequestrati e sequestratori; lo show tv Roller Circus con l’arrembante anchorman De Sica/Stella, in cui si mischiano dramma e intrattenimento con un aberrante senso di continuità; i vicini di casa disposti a un’irruzione armata; l’operazione in diretta televisiva; la scelta della prima vittima.

Leggi tutto