Grey gardens / 8 Aprile 2018 in Grey Gardens

Non ho mai amato i documentari, però poche cose mi hanno stretto l’anima come questo crudo ritratto di un’umanità disperata. Una storia assurda, raccontata senza niente di più di una macchina da presa concentrata sulla miseria di una casa aristocratica, sede di cene ed eventi mondani, adesso ospitante solo animali e spazzatura, e una madre e figlia (Edith e Edie Beale Kennedy, sì proprio quei Kennedy) che si lasciano andare a ricordi di quella che fu e racconti di quella che è (nel 1975) la loro vita, in puro stream of consciousness. Senza venire imbrigliate da denunce, pianti, patetismi (molto rassegnate a dire il vero) o anche solo una narrativa sul cosa, perché e percome sia successo, domande di poca importanza per i fratelli Maysles. I quali con una regia molto efficace, tanto invadente con la casa e gli interni quanto libera con le protagoniste, le loro storie e rapporti anche verso gardens (protezione, vita, quasi personificazione per la madre, tristezza, vincolo e passato da cui fuggire per la figlia) e verso il mondo, non interferiscono mai e mostrano il violento contrappasso tra il non avere neanche l’acqua corrente e l’immobilismo, il chiacchiericcio e il gossip di un’upper-class sola, vuota, morta. Anzi peggio: povera. 472^ film nella TSPDT Top 2000 film di sempre.
Top 10 Sight&Sound chart tra i migliori documentari di sempre.
Conservato nella National Film Registry del Congresso USA.

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