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Lo stravagante mondo di Greenberg

/ 20106.1106 voti

24 Dicembre 2012 in Lo stravagante mondo di Greenberg

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Va detto che io di solito i film con ‘sto tizio, che al momento non ricordo come si chiama ma è facil…. ah, Ben Stiller, ecco, Ben Stiller non lo sopporto, fa film idioti che non sopporto. E no, Zoolander non è che non m’è piaciuto, proprio m’ha dato fastidio. Ha di buono che da ora, da questo film, so che può scegliere, sa fare anche i film normali-addirittura-belli. Quindi ne deduco che se fa dei film brutti sia colpa sua. Qua invece è bravoiperwow nel disegnare il protagonista, un quarantenne che non ha saputo cosa ca**o fare della propria vita e si ritrova, dopo un periodo di cure psichiatriche, a dover prendersi cura della casa del fratello realizzato, “costruisce hotel in Vietnam”, che se n’è andato in vacanza con la sua family. Della casa e del cane. Greenberg è egocentrico e maniacale, scrive lettere di protesta alle compagnie aeree per i sedili troppo stretti e così via, per qualsiasi altra cosa.
Ok, lo dico, temo di tifare per lui perché mi sento abbastanza così 🙁
Chiuso e introverso, nei suoi rapporti con gli altri finisce sempre per ferire e urtare e spaccare tutto, dicendo quel che pensa dimenticandosi delle conseguenze. Una sorta di redenzione, che ne fa a suo modo un film d’amore, passa per l’assistente del fratello, una ragazza ventenne o giù per là che aiuta con la casa ed è interpretata da un’attrice la quale anche lei fa un figurone. Perché non è proprio bella, ma riesce a fare in modo in alcuni momenti di sembrare bellissima, ora sì, ora no, e così via. E il rapporto che si instaura con Greenberg, nel suo tentativo di risolverlo manco fosse un enigma, è uguale, ora sì, ora no, ora sì… con lui che la desidera ma la respinge e così via di nuovo. E il cane che li guarda prendersi cura di lui perplesso. Anche lei non sa bene cosa fare di sé stessa, tutte persone molto normali con sullo sfondo le colline residenziali di Los Angeles, e un bel sole e tutto. Che però a Greenberg non serve a niente, perché è infelice lo stesso, e ci pensa ci pensa su e non trova i perché. Do you know what I mean?
Leggo che il regista è un amico di Wes Anderson e posso anche crederci.

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29 Aprile 2011 in Lo stravagante mondo di Greenberg

Altro titolo “italiano” sballato: l’esaurimento nervoso di Greenberg non è affatto stravagante, come non sono tali i suoi comportamenti, il suo carattere ed il suo atteggiamento nei confronti del mondo. Ha delle fisime e dimostra un pervicace attaccamento al (culto del) passato, ma… niente di trascendentale, in fondo.
Alla fin fine, forse, Roger Greenberg è solo un uomo particolarmente lucido, fin troppo consapevole delle incongruenze che lo circondano e fatica ad accettarle.

Questo film mi è piaciuto per la sua capacità di raccontare una certa, banale, quotidianità con tocco sincero e pochi sofismi.
Laddove lascia intravedere la “curiosità” (promettente carriera da musicista morta sul nascere, famiglia del fratello vagamente cheap and chic, arrembaggio alla ex sulla via del divorzio), la sceneggiatura torna immediatamente coi piedi per terra, rifuggendo i “sensazionalismi” edulcorati, le facili vie di fuga.
Anche l’amore, qui, non è fatto di gesti eclatanti e non ha afflati da romanzo: esso è composto non solo da chimica e sentimento, ma anche da umori e meccanica, perciò le scene di sesso tra George e Florence, apparentemente, hanno poco di poetico (lasciano trasparire urgenza, non sensualità o eros) e non sono esteticamente gradevoli (lingerie improbabili, movimenti dei corpi poco armonici), eppure -a conti fatti- sono perfino toccanti.
Vagamente impietoso il ritratto dei giovanissimi d’oggi, che -un po’ banalmente- appaiono vacui, inconsistenti, senza passione.
Decisamente interessante il personaggio di Florence, dolce e naif: il volto della Gerwig, poi, è vibrante.
Buona prova per uno Stiller extra-Fockers molto credibile e, a tratti, inaspettatamente intenso.

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