Recensione su Grease - Brillantina

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La rivoluzione di Grease / 28 Maggio 2020 in Grease - Brillantina

Nato come una piéce di teatro alternativa, Grease, il musical di Jim Jacobs e Warren Casey, debutta la prima volta nell’estate del 1971 al Kingston Mines Theatre di Chicago, dove è ambientata la sua storia. Ispirato dall’enorme successo del musical Hair che nel 1968, insieme ad altri spettacoli simili, aveva abbracciato la più autentica e viscerale esperienza teatrale, Grease parte dal seminterrato del teatro, dove un pubblico di cento persone sedeva sul pavimento, per arrivare a teatri sempre più importanti, e approdare infine nel musical movie di grande successo del 1978 con John Travolta e Olivia Newton John.
Non illudiamoci però. Grease non è affatto quel romantico e leggero musical sui Fabulous 50s, ma è la storia del tumultuoso passaggio degli Stati Uniti dagli anni’50 agli anni 60. Grease ha successo perchè parla di autenticità, parola d’ordine per quella prima generazione di rock and roll anni 60 e diventata un appuntamento fisso a Broadway anni 70. Capolavori come Jesus Christ Superstar o The Rocky Horror Show, pur diversi condividono il disprezzo per l’autorità, un gusto per la ribellione e una franchezza sessuale a cui solo il linguaggio del rock and roll poteva dare voce piena.
L’influenza di Hair su Grease parte dal titolo. Entrambi scelgono le acconciature dei giovani americani come una simbolo di ribellione e dichiarazione culturale di indipendenza. Proprio come i personaggi di Hair, anche in Grease i giovani rifiutano la conformità e l’autorità. Grease è un anti-musical, più vicino alle opere teatrali sperimentali del movimento off-Broadway di New York negli anni ’60, e lontano anni luce da altri musical in esecuzione a Broadway all’epoca, come No No Nanette.

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