Recensione su Gravity

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20 Febbraio 2015

Non mi sorprende vedere opinioni così difformi su un film come questo. Le mie stesse impressioni, durante e immediatamente dopo la visione, infatti, traballavano come il sensore di un sismografo impazzito spostandosi continuamente tra lo stucchevole e il meraviglioso.
Iniziamo dai lati positivi, che a mio avviso finiscono per prevalere, rendendo il film ampiamente godibile.
Il livello di spettacolarizzazione raggiunto oggigiorno dagli effetti speciali è davvero entusiasmante. Se pensiamo al più celebre precedente di un film che parla di un incidente in orbita, il mitico Apollo 13 di Ron Howard, girato circa vent’anni fa, il divario è davvero notevole. Cuaròn ci porta letteralmente nello spazio, facendoci vivere in prima persona le bellezze del cosmo e della Terra visti da lassù e le angosce di chi si trova a lottare contro una situazione drammatica in un ambiente assolutamente incontrollabile e ingestibile per l’uomo.
Questo è l’aspetto più interessante del film di Cuaròn, che da solo vale il prezzo del biglietto, come si suol dire.
Veniamo dunque agli aspetti negativi, che seppure in maggior numero non inficiano il voto positivo al film.
Partiamo dai dialoghi, spesso imbarazzanti. La comicità di Clooney è ridicola. A sto punto tanto valeva coprirli con lunghi silenzi e sinfonie di classica à la Kubrick.
A proposito di Kubrick, ecco un altro aspetto biasimevole: il tentativo di metaforizzare ogni cosa, cercando di emulare il capolavoro per antonomasia del genere fantascientifico, 2001 Odissea nello spazio. La Bullock in posizione fetale dentro la I.S.S., possiamo ancora ancora accettarla come citazione. Ma la scena finale che lascia intuire l’idea che la vita sia provenuta dallo spazio è francamente pretenziosa, se non nel concetto in sé, quanto meno nel modo di rappresentarla.

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