19 Recensioni su

Gran Torino

/ 20088.11059 voti

immenso CLINT / 6 Maggio 2020 in Gran Torino

fantastico, pura arte cinematografica

TROPPO BELLO!! / 11 Gennaio 2020 in Gran Torino

non sono all’altezza di giudicare la regia, la sceneggiatura e tutte queste cose da cinefili, ma mi permetti di dire che è una storia che vi lascerà soddisfatti …

19 Agosto 2018 in Gran Torino

Applausi / 2 Gennaio 2016 in Gran Torino

Beh,siamo di fronte ad un capolavoro signori miei! C.Eastwood si esalta dietro e davanti la macchina da presa regalandoci un film fenomenale, dove ogni tassello del mosaico trova il suo posto alla fine del film. Da una sceneggiatura relativamente semplice E. riesce a creare LA STORIA, uno spaccato dell’America e nello specifico una comunita cinese alle prese con un regolameno di conti. E. superbo come attore, i suoi sguardi, le sue battute capaci di incutere timore,commozione ma anche d farti sorridere sono lo specchio di un attore poliedrico, in parole povere…da oscar! Da applausi a scena aperta, solo lui potrebbe reggere il film,come in effetti è, ma i personaggi secondari sono tutti bravi a fare la loro parte, dalla “donna drago” al barbiere, al prete. Eastwood non sbaglia un colpo, dopo il capolavoro che è changeling, il buon Clint l’ha fatta di nuovo grossa! (in positivo però).

Leggi tutto

Teso ma lento! / 26 Marzo 2015 in Gran Torino

Clint ci rende un altra lezione di cinema, su questo non c’è dubbio. Ma il film mi è saputo noioso e prevedibile, anche se molto attuale: l’idea di un uomo che vive con dentro tutta la rabbia e la delusione di come va avanti il mondo, rende benissimo gli stati d’animo di quest’epoca. Ahimè, nonostante sia una pellicola di ottimo stile la storia cade nella noia. Le grandi pellicole di Eastwood sono altre…molte altre. Do un 5, perchè magari non l’ho recepito io….
5/10

Leggi tutto

Gran cazzata / 18 Febbraio 2015 in Gran Torino

Un film con più stereotipi non lo ricordo. Finale sorprendente??? Maddeche ahò… aridatece il monco e Callahan che almeno lì la monoespressività di Eastwood risultava ganza.

16 Settembre 2014 in Gran Torino

Ero convinta fosse il solito film drammatico, con la differenza di razze e blabla, invece mi è piaciuto TANTISSIMO, è diventato anzi uno dei miei film preferiti, quando la ragazza torna a casa…. brrr

Gran Torino, gran Eastwood, gran film / 9 Giugno 2014 in Gran Torino

Con il passare degli anni il cinema di Clint Eastwood è diventato sempre più malinconico e funereo. Basti pensare a “Honkytonk Man” (1982), incentrato sulla figura di un cantante country minato dalla tubercolosi, a “Bird” (1988), biografia del jazzista maledetto e autodistruttivo Charlie Parker, a “Gli spietati” (1992), western che segna il tramonto del selvaggio West, a “Un mondo perfetto” (1993), che mette in scena la fine delle illusioni dell’America kennediana, a “I ponti di Madison County” (1995), struggente “breve incontro” tra un fotografo e una casalinga sposata, a “Mystic River” (2003), lugubre storia di un’amicizia rovinata da un fatto tragico, a “Million Dollar Baby” (2004), amaro racconto di un sogno spezzato, a “Changeling” (2008), dolente vicenda di una madre che non si rassegna alla scomparsa del figlio, a “Hereafter” (2010), coraggiosa riflessione sulla morte, e a “Gran Torino” (2008), che può essere considerato a tutti gli effetti il testamento spirituale e artistico di Eastwood.
Alla soglia degli ottant’anni (che nel frattempo ha superato con slancio), il vecchio Clint, classe 1930, affronta il tema della vecchiaia e della morte, e lo fa a modo suo, naturalmente, mettendo al centro del film un personaggio ombroso e irascibile, Walt Kowalski (impersonato dallo stesso Eastwood, incarognito come non mai), che fa tornare alla mente un altro personaggio dal carattere impossibile entrato nella leggenda del cinema mondiale: Ethan Edwards, l’indimenticabile protagonista del mitico “Sentieri selvaggi” (1956) di John Ford.
Se Ethan, invece di spostarsi continuamente da un posto all’altro, avesse messo radici da qualche parte e si fosse fatto una famiglia, invecchiando sarebbe diventato come Walt, che passa gli ultimi anni che gli rimangono da vivere parlando con se stesso e bevendo una birra dietro l’altra seduto sotto il portico per fare la guardia al suo giardino. “Che diavolo succede qui? In piedi. Fuori dal mio terreno” ringhia Walt a denti stretti, con il fucile spianato, a dei teppistelli che invadono il suo territorio. Nonostante abbia un’arma puntata contro, uno dei bulli da quattro soldi che finiscono nel giardino di Walt ha il coraggio di rispondergli: “Senti, nonno, non ti conviene farmi incazzare”. Walt, arrabbiato all’ennesima potenza, insiste: “Avete capito? Ho detto fuori dal mio terreno”. Il bulletto però non accenna ad abbassare la cresta: “Sei rincogli**ito? Vattene in casa!”. “Sì, prima ti faccio un buco in faccia e poi rientro in casa e dormo come un pupo. Puoi starne certo. Con le caccole come te ci facevamo i muretti in Corea, i sacchetti di sabbia” continua a ringhiare Walt, sempre più furioso. “Ok. Ma guardati le spalle” gli dice il coglioncello prima di andarsene.
Oltre ad avere un carattere intrattabile (ma sia l’uno che l’altro sono capaci di improvvisi slanci di affetto; sotto la loro corazza di duri, Walt ed Ethan hanno un cuore che batte), i due hanno altre cose in comune: entrambi, infatti, provano odio per qualcuno (Walt per gli immigrati, Ethan per gli indiani), hanno combattuto una guerra (Walt quella di Corea, Ethan quella di Secessione) e, a un certo punto, si ritrovano a dover sopportare la compagnia di una persona a loro sgradita (Walt quella di un ragazzo di etnia Hmong, Thao Vang Lor; Ethan quella di un mezzosangue, Martin Pawley), quando invece preferirebbero starsene per i fatti propri.
E se ci mettiamo che Walt, un ex soldato ed ex operaio della Ford in pensione che dopo essere rimasto vedovo vive da solo insieme al suo cane, Daisy, se ne va in giro con una pistola come se fosse un cowboy del Far West (ma invece di un cavallo possiede una Gran Torino del 1972 che adora e che custodisce come una reliquia nel garage di casa sua), le somiglianze che legano i due personaggi sono quantomeno curiose, anche se è molto probabile che si tratti di semplici coincidenze e che quanto scritto in precedenza sia il frutto della mente delirante di un umile cinefilo che ha l’abitudine di vedere troppi film.
C’è però un’altra cosa che non bisogna sottovalutare: non sono solo Walt ed Ethan ad avere qualcosa da spartire, ma anche i film di cui sono protagonisti. “Sentieri selvaggi” inizia con una porta che si apre e finisce con una porta che si chiude; “Gran Torino” comincia con un funerale e termina con un altro funerale. Certo, chi avesse visto entrambi i film sa benissimo che Walt ed Ethan vanno incontro a un destino diametralmente opposto, ma sta di fatto che “Gran Torino” utilizza una struttura narrativa circolare di stampo fordiano.
Non dimentichiamoci, poi, che “Il cavaliere pallido” (1985) era un remake non dichiarato de “Il cavaliere della valle solitaria” (1953) di George Stevens; quindi, forse, non è esagerato pensare che il grande Clint, per questo film, abbia preso ispirazione da “Sentieri selvaggi”. D’altronde lui è uno dei pochi registi americani, insieme a Kevin Costner (che però dovrebbe mettersi più spesso dietro la macchina da presa, considerato quanto sono belli “Balla coi lupi”, 1990, “The Postman”, 1997, e “Open Range”, 2003), che porta avanti un’idea di cinema classico che ha avuto nell’autore di “Ombre rosse” (1939) il suo maggior esponente, perciò non deve stupire che nelle opere di Eastwood, e in particolare in questa, si possano riscontrare echi fordiani. Per alcuni “Gran Torino” è soltanto un bel film, per altri addirittura un film minore, per altri ancora, invece, un capolavoro.
A modesto parere di chi scrive, è un film ironico e drammatico allo stesso tempo, dominato dalla presenza scenica di Eastwood (fantastico quando pronuncia la frase “Avete da accendere?”), il quale riesce nell’impresa di autocitarsi senza ripetersi (il prete e i parenti che pensano solamente all’eredità c’erano già in “Million Dollar Baby”), che racconta una storia semplice e lineare, crepuscolare e struggente, che arriva dritta al cuore dello spettatore e che culmina in un finale inaspettato e commovente. Se fosse stato l’ultimo lavoro di Clint come attore e regista, sarebbe stato un congedo in grande stile. “Gran Torino”, gran Eastwood, gran film.

Leggi tutto

7 Aprile 2013 in Gran Torino

Forse sto esagerando, ma considero Clint Eastwood come uno dei migliori registi in circolazione, dopo “Million Dollar Baby” e “Mystic River” ecco che ci regala un’altra perla di film, una pellicola semplicemente emozionante, con un finale tanto amaro quanto bello, un film sincero, da grandissimo maestro.
La fotografia di Tom Stern è semplicemente meravigliosa.
Concordo con LadyJessi, un film che è una lezione di vita, che tutti dovrebbero vedere…

Leggi tutto

Una garanzia / 24 Marzo 2013 in Gran Torino

Clint Eastwood come regista ormai e’ una garanzia e qualsiasi tema affronti riesce a realizzare degli ottimi film che hanno sempre nella conclusione un finale inaspettato. Non si sottrae a questa regola nemmeno la storia di un vecchio reduce della guerra di Corea che, incapace di instaurare un rapporto con i figli, alla morte della propria moglie diventa l’eroe della comunita’ cinese che ormai ha invaso il suo quartiere.

Leggi tutto

22 Marzo 2013 in Gran Torino

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Fermo restando che Clint è dio, non vale farsi i film in cui si ha la parte più figa e si finisce in gloria tra le lacrime, dopo aver dettato vita a qualcuno e imparato ancora qualcosa quando si credeva non potesse più essere possibile. Non vale Clint. Amen Clint. Non so quanti film potrai ancora fare da protagonista ultraottantenne e arcigno e col volto scolpito dalla vita, ma non importa. Ancoooooooora!
(Ora, stamattina a lavoro c’era un tale che diceva di non sopportare dio Clint. Su queste cose c’è di che diventare intolleranti. E giù il cappello quando parli di dio).
Ah, ovviamente dio sputa, beve birra e fuma per tutto il film.
E infatti non se la passa troppo bene.

Leggi tutto

Gran Finale / 16 Novembre 2012 in Gran Torino

Beh, vi dico che mi sto ancora tenendo la mascella per via del finale. Sono rimasto come uno stronzo, per dire un eufemismo. Pazzesco…
Ammetto che fino alle incredibili sequenze conclusive ero indeciso se dare o meno la sufficienza a questo film; una storia piuttosto banale, Clint indossa panni già visti e stravisti, il vecchio reduce che ringhia e sputazza ma in fondo ha un cuore d’oro.
Il cambiamento poi è troppo repentino, una corazza che si scioglie come cera. Sì ok, tutto vero ma dannazione guardatevi il finale di questo film e ditemi voi se non è una uscita di scena di gran classe. Secondo me, è proprio il genere di finale che avrebbe fatto de Gli spietati una pellicola perfetta; è l’elemento che mancava al vecchio Callaghan, e Clint ce l’ha tirato fuori proprio ad un passo dai titoli di coda. Mr. Eastwood, lei forse è l’unico repubblicano simpatico di questo pianeta. Ottanta di questi finali, Dirty Clint.

Leggi tutto

14 Novembre 2012 in Gran Torino

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Clint è vecchio ma non ancora rinconglionito,infatti per uno uno della sua età è decisamnete in forma e domina da par suo la scena di questa pellicola,il suo persoaggio è razzista e brontolone e non approva l’atteggaimento dei nipoti che al funerale dell’ amata moglie se ne fregano della morte della suddetta,allora nno può far altro che isolarsi e strsene per conto suo visto che anche con i figli le cose non vanno ntanto benen,quindi si interessa soltanto della sua vecchia automobile,del suo cane e di tracannare birra dalla mattina alla sera ,ma poi incredibilmente si scopre affine ad una “tribù” di coreani e perdona ragazzo( coreano ) che sobillato da gang di amici e parenti aveva tentato il furto della sua preziosa vettura e decide di insegnarli a vivere perché essendo vecchio ha tante cose da insegnare e non gli sembra vero di aver qualcuno che possa impararle,ma un bel giorno la gang si rifà viva e prende di mira di nuovo il ragazzo e la di lui sorella e la farebbe anche franca se il nostro eroe non decidesse di intervenire in prima persona cosicché da assicurarne attraverso il suo sacrificio la cattura da parte delle forze dell’ordine,il vecchio leone dirige e interpreta ( forse per l’ultima volta ) un film che a mio avviso è tutt’altro che il capolavoro strombazzato da molti critici,non che sia brutto ma la pellicola non decolla come altri film del “nostro”anche le vicende sono narrate con la solita eleganza ma non procurano emozioni particolarmente coinvolgenti e se non fosse per il colpo di coda finale ( titoli di coda compresi ) sarebbe da tre stellette,non basta parlare di morte,sensi di colpa e religione e frullarli tutti insieme per fare un grande film,in altri ambiti la miscela si era rivelata più riuscita e in questo mondo non perfetto il risultato è godibile ma non eccelso,inoltre lo spettatore mal sopporta gli uomini duri che non devono chiedere mai e che pensano di distillare perle di saggezza dall’alto del proprio pulpito.

Leggi tutto

si potrebbe dire sette e mezzo / 22 Marzo 2012 in Gran Torino

Il film è bello, non c’è che dire, essenziale, la trama linearissima viene interrotta da siparietti fuoritema, la regia al limite dell’asciutto, tranne per alcune inquadrature e alcune scelte forse discutili.
Ma è un film impensabile se non in mano ad Eastwood, perchè giustamente lo incarna, lo rivolta nella sua icona di giustiziere che si porta dietro, si permette di deridersi, rimette con i piedi per terra l’epica americana, inserisce tutta la querelle del razzismo e della multietnicità dentro uno sfondo americano che ne è caratterizzato pienamente, perchè i vecchi sono più stranieri dei nuovi, ma soprattutto ribadisce, virandone il tema, l’ossessione eastwoodiana degli ultimi grandi film, ossia la responsabilità dei padri e il rapporto padre/figli.
Per un verso è necessario rifarsi a Mystic River e alla sua etica della vendetta, per l’altro a MDB e alla sua tematica del rapporto filiale che è sempre autonomo dal legame di sangue.
Quindi il giustiziere si confronta con le conseguenza delle sue azioni, rimane imprigionato della responsabilità di ciò che liberamente ha fatto (è difficile perdonarsi ciò che non ci è stato ordinato) e rinuncia a bettere la strada più ovvia e più liberatoria, perchè deve appunto calcolarne le conseguenze e non su se stesso, ma sui suoi figli. Qui il tema si lega all’avvicinarsi di mondi ed età differenti, da una parte il genitore putativo che sceglie i suoi figli, dall’altra i ragazzi senza punti di riferimento che cercano una guida, un baluardo di sicurezza, un riferimento dentro e fuori alla propria realtà, perchè sono orfani indipendentemente dal dato anagrafico.
Ed è cambiato Eatswood, negli anni, non c’è più quell’inno alla libertà individuale, spesso e volentieri identificata nell’eroe armato e vendicativo, ma il proprio fare è strettamente calato in legami anche labili che fagocitano letteralmente l’individuo presuntamente solo.
E’ un film sulla vecchiaia, sicuramente, ma non solo, si inizia con un funerale e una nascita, si finisce con un funerale e una rinascita. La solitudine dell’anziano è una solitudine innegabile anche là dove non riesce a riconoscere il suo paese, ma questa distanza è più forte e realistica rispetto alla propria famiglia, che non al contorno delle genti e delle etnie che si appropriano del suolo americano e che lo fanno come, nè più nè meno, hanno fatto tutti e sempre dalla nascita di quel paese. Perchè lo è? Forse perchè nel secondo caso ci si sceglie, forse perchè l’iniezione continua di speranza che l’immigrazione regala agli Usa è un rinnovato alimentare il sogno america, una redifinizione continua di un paese.
Ed è un film ottimista, se solo pensiamo a Mystic river in cui non vi è speranza, o a MDB in cui non vi lieto fine possibile, perchè c’è il caso che governa il mondo ed è impossibile piegarlo.
Straordinaria la smorfia continuamente ripetuta che gli taglia il viso.

Odio però il piede sull’acceleratore della commozione

Leggi tutto

21 Febbraio 2012 in Gran Torino

Un gran bel film girato e interpretato da un cartaimpecorito Clint Eastwood. Non lo amo particolarmente se non nei suoi più classici western dove era perfetto ma devo ammettere che questo Gran Torino (non lo sapevo ma era una macchina… che figura…) è molto bello e il finale totalmente molto poco americano ma direi più italiano.
Da vedere, consigliato decisamente.

Leggi tutto

Il voto sarebbe un 7.5 / 21 Febbraio 2012 in Gran Torino

Bellissimo film di Clint Eastwood con il personaggio principale, Kowalski, che ricalca qualche suo personaggio precedente. Walt ha un carattere duro, parecchio burbero e soprattutto all’inizio la sua “durezza” fa sorridere in qualche circostanze. I dialoghi con il barbiere (per i sorrisi che strappa) e poi l’amicizia con il figlio coreano dei vicini sono i momenti più belli del film. Kowalski che ha un rapporto minimo con i figli, sembra diventare più umano col passare del film e con l’intensificarsi del rapporto con i vicini hmong (sono i vicini dei vietcong che erano dalla parte degli americani e hanno avuto diversi problemi x questo). Gran Torino è il modello dell’auto che Kowalski custodisce gelosamente nel suo garage (stesso modello dell’auto di Starsky e Hutch).
L’unico peccato è il cast: Clint si circonda di gente poco conosciuta, in cui è lui l’unico nome di spicco.

Leggi tutto

29 Gennaio 2012 in Gran Torino

Gran Torino.Un film che è una lezione di vita. Un film che tutti dovrebbero vedere, denso di significati, che alterna tutti i tipi di emozioni possibili, risate, tensione, commozione, disperazione
Il personaggio di Walt Kowalski .. prende le distanze da tutti vive da vecchio misantropo reduce dagli incubi della guerra in Corea, fuma una sigaretta dopo l’altra, sputa sangue, beve birra …ma si è subito dalla sua parte…è un personaggio grandioso…Non so ma credo che il personaggio rispecchi molto il vero Clint, con le sue domande e i suoi drammi interiori.

Leggi tutto

16 Marzo 2011 in Gran Torino

il “vecchio”Clint cerca di insegnare a un ragazzo come e di cosa parlano gli uomini, come si avvicinano alle donne. Finisce però per perdere le sue certezze, per farsi avvicinare da persone di culture ed età diverse, per imparare nuove lezioni di vita e scoprire nuove parti di sè.Resta comunque aperta la sua partita con il Passato e con la violenza, che resta in qualche modo un nucleo non elaborato all’interno della psicologia del personaggio. Ovviamente questa è solo una delle possibili letture del film.

Leggi tutto

17 Febbraio 2011 in Gran Torino

Walt Kowalski, veterano della guerra in Korea, è appena rimasto vedovo e si ritrova solo: chiuso e scorbutico viene schivato dai figli con cui non ha mai avuto un vero rapporto; le sue uniche passioni sono la birra, il suo cane Daisy e la sua Gran Torino, montata personalmente quand’era operaio alla Ford. Da xenofobo custode del proprio giardino, Kowalski esce dal proprio isolamento grazie all’amicizia dei suoi vicini di casa, Thao e Su, fratello e sorella di etnia Hmong: ne diventa il difensore quando i due finiscono nel mirino di una gang locale e fa della formazione del più giovane, Thao, lo scopo delle sue giornate, affinché il ragazzo diventi un vero uomo.
Clint Eastwood torna cowboy, e con l’espressione ingrugnita presta il volto a questo fantastico personaggio che è un po’ la sintesi ed il simbolo del mondo conservatore che intorno a lui, nel suo quartiere, sta per scomparire.
Il film è molto bello, ma spiazza un po’: all’inizio è anche divertente e si ride alle prese in giro indirizzate agli asiatici, poi improvvisamente il registro cambia ed il dramma invade la pellicola.

L’ultima opera di Clint Eastwood è toccante e intrisa di questioni sui cui si dovrebbe riflettere nella vita di tutti i giorni: il problema degli anziani (indipendenza o ospizio?) e il rapporto con i figli diventati adulti; oppure: quanto ci sembrano strane le tradizioni delle altre genti viste da fuori, semplicemente a causa dei nostri preconcetti? E ancora: l’effetto della giustizia fai-da-te e lo spirito di sacrificio. Infine, la religione (sono acuti gli scambi di battute tra Walt Kowalski e padre Janovich).

Si vocifera che sia la sua ultima interpretazione, se così fosse, rimarranno impressi il grugnito e la mano che mima la pistola.

Leggi tutto
inserisci nuova citazione

Non ci sono citazioni.

Non ci sono voti.