Recensione su Good Night, and Good Luck

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Giornalismo anima della società / 8 Febbraio 2012 in Good Night, and Good Luck

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Good Night and Good Luck non è uno di quei film che ti fa sognare o che ti trasporta in un mondo fantastico o in una parte di realtà che è quella che magari ognuno di noi ha sempre sperato di vivere.. è uno di quei film, però, che ti tocca, ti colpisce e ti racconta.

Ti stimola a pensare, a riflettere e ti fa rinascere (ce ne fosse bisogno) quella voglia e quella consapevolezza di sentirsi in qualche modo fortunati nel poter leggere o sentire delle storie raccontate nella loro neutralità per quello che sono, senza secondi fini, senza schieramenti se non verso quella sorta di imparzialità sovrana che dovrebbe contenere giustizia e buon senso.

Non sono un esperto ne un critico di cinema per cui i dettagli e commenti tecnici li lascio a chi ne sa più di me, ciò non toglie che io possa esprimere un ottimo giudizio su questo film sia per i temi trattati sia per la semplicità e la comunicazione diretta con cui arriva allo spettatore.

La storia prende (a mio avviso) a pretesto l’esistenza di un giornalista statunitense, tale Ed Murrow, per solleticare lo spettatore su alcuni temi importantissimi di qualsiasi società civile. Non mi sembra il film sia un tributo al giornalista per quanto ne loda continuamente l’integrità morale 8come dargli torto, “pesasse” come il petrolio oggi saremmo tutti ricchi) sopraffina dello stesso; mantenere il soggetto protagonista ma non distogliere l’attenzione dello spettatore dai temi di fondo, dal messaggio che il film diffonde, credo, sia un grande merito del Clooney regista.

L’importanza per ogni cittadino di poter essere informato senza maschere sulla realtà dei fatti, l’importanza di venir a conoscenza delle storie che a loro modo incidono su presente e futuro anche di una piccola parte della popolazione, l’importanza di condurre battaglie a favore del buonsenso, l’importanza di avere il coraggio di denunciare o anche solo di raccontare storie di ordinaria ingiustizia sociale e civile nella speranza di muovere il sentimento popolare di ognuno di noi verso quella rivolta interiore che dovrebbe spingerci a lottare e ad opporci ai giochi sporchi del potere credo sia uno degli elementi fondamentali di ogni democrazia e di qualsiasi concetto di rispetto e libertà. Infondo, credo, al giornalista non si chiede di trasferire le sue emozioni personali (come si può chiedere allo scrittore) ma di trasferire la realtà dei fatti lasciando alla libertà di qualsiasi individuo la ascolti di trarne le sue conclusioni e/o esternarne le sue emozioni. Di recente ho sentito dire, ora non ricordo da chi, che “dovrebbe essere una finestra aperta sul mondo e non il mondo visto dalla finestra”, frase che mi sembra quanto mai geniale ed appropriata per descrivere il concetto.

Il film racconta le difficoltà di quel “mestiere”, secondo in vecchiaia solo al più citato “mestiere più vecchio del mondo” ma indubbiamente primo senza possibilità di replica in importanza sociale che non sono soltanto le difficoltà di affrontare chi tenta in ogni modo di ostacolarlo (cioè di quelle persone che usando mezzi poco leciti o usufruendo di racconti ed immagini create da una verità storpiata ad arte) e per farlo è disposto a qualsiasi cosa, per cui difficoltà di corruzione, di repentaglio della vita stessa per se stessi o per gli altri, ma sono anche le difficoltà morali, immagino, che una persona che cerca sempre di raccontare le verità per quello che crede di riuscire a scoprire debba incontrare.

Immagino che sia forte l’angoscia o il senso di dubbio perché si è consapevoli della forza e della potenza delle parole almeno tanto quanto si è consapevoli del fatto che essendo esseri umani si può anche sbagliare; ed è allora che, immagino, l’integrità morale della persona venga messa a dura prova non solo per la paura e consapevolezza di poter sbagliare e di creare dei danni permanenti ad una o più persone in caso di errore di giudizio dopo l’espressione di una storia d’accusa o di denuncia ma anche, e forse è la parte davvero più difficile, la resistenza a quel senso di potere che la tua mente metabolizza notando le reazioni alle tue parole. Credo ci voglia una forza enorme per non cadere in tentazione e non farsi trascinare dai tanti vantaggi personali che la stessa potenza delle tue parole potrebbero garantirti, ed è per questo che nel corso di tutto il film ho notato forte come un macigno l’integrità morale del personaggio principale raccontata però non come un encomio alla sua esistenza ma come un mettere in luce l’elemento essenziale e imprescindibile per quella persona che desidera impersonare il VERO GIORNALISTA e in questo senso credo che questo sia il messaggio più importante che il film comunichi.

Mi è balzata per la mente che, forse, potrebbe essere anche un messaggio di malinconia dello stesso Clooney che si rende conto di quanto qualsiasi stato necessiti di persone così per risvegliare le coscienze globali e anche di quanto sia però tremendamente difficile trovarne oggi, forse, più di ieri.

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