Recensione su Good Bye, Lenin!

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16 Agosto 2012

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Alexander Kerner vive nella Repubblica Democratica Tedesca: è il 1978 e osserva affascinato, in un clima di forte ideologia, la prima missione spaziale di un cosmonauta compatriota.
La madre Christiane riceve la notizia che il marito è fuggito all’ovest con un’amante: cade in depressione e quando si riprende abbraccia con tutta sè stessa la causa del socialismo, diventando una ‘compagna’ doc.
E’ il 1989: Christiane assiste ad una manifestazione di protesta cui partecipa il figlio, che viene arrestato sotto i suoi occhi; è colta da un infarto. Resterà in coma per 8 mesi, durante i quali il mondo sarà sconvolto: cade il muro di Berlino e con esso gli ideali comunisti; Berlino Est è invasa dal consumismo e dai suoi prodotti, spot pubblicitari, tv satellitari, auto nuove.
Per non stravolgere la madre, cui un nuovo infarto potrebbe essere fatale, Alex ricompone la sua casa come se nulla fosse accaduto e finge che nulla di rilevante sia successo in quei mesi. Fa la spesa e travasa tutto in vecchie bottiglie e barattoli, gira dei finti telegiornali per non farle vedere la nuova tv unica, ricrea l’ambiente del socialismo invitando vecchi compagni dei collettivi. La scena regge, ancorchè Alex si debba spesso arrampicare sugli specchi per giustificare le palesi novità, che si manifestano soprattutto quando Christiane riesce ad alzarsi dal letto e ad uscire di casa.
In una scena di forte impatto, un elicottero vola sulla città trasportando la statua colossale di Lenin, che con la mano protesa sembra esprimersi in un estremo saluto…
L’idea di questa bellissima e originale storia gioca sul fondamentalismo di chi nella ex Germania Est, fino alla fine, non voleva rendersi conto che i cambiamenti erano ormai imminenti.
La poesia politica che Alex ricrea per la madre è sì, innanzitutto, ispirata dall’amore e dalla premura nei suoi confronti, ma anche da un sopito desiderio di veder trionfare un’ideale che, nella realtà, è stato brutalmente accantonato.
Alex è per la libertà e lo dimostra nella manifestazione cui prende parte prima dell’infarto della madre, ma il ravvicinarsi ad essa nel momento della malattia gli permette di considerare le cose secondo la sua visione, la quale, forse, non è poi così malvagia. Bellissime le musiche per pianoforte di Yann Tiersen, già autore della splendida colonna sonora del Favoloso mondo di Amelie.

2 commenti

  1. alevenstre / 14 Gennaio 2014

    Bellissima recensione @hartman !

  2. hartman / 14 Gennaio 2014

    Beh, bellissimo il film, @alevenstre
    cosa che non mi capita spesso di dire di un film tedesco! 🙂

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