grande cinema / 28 Gennaio 2020 in Good Bye, Lenin!
favoloso esempio di come fare cinema in Europa con buoni propositi ed ottime idee. Da rivalutare negli anni.

Berlino Est, aprile 1989. La mamma di Alex è una fervente attivista socialista: colpita da un infarto, entra in coma per alcuni mesi e si risveglia qualche tempo dopo la caduta del Muro. Per evitarle un trauma fatale, Alex, la sorella Ariane ed alcuni amici si adoperano per farle credere che nulla, dalla politica alle forniture alimentari, sia cambiato.
Stefania ha scritto questa trama
Titolo Originale: Good Bye, Lenin!
Attori principali: Daniel Brühl, Katrin Sass, Chulpan Khamatova, Maria Simon, Florian Lukas, Alexander Beyer, Burghart Klaußner, Michael Gwisdek, Christine Schorn, Jürgen Holtz, Jochen Stern, Stefan Walz, Eberhard Kirchberg, Hans-Uwe Bauer, Jürgen Vogel, Elke Werner, Peter Kurth, Martin Brambach, Michael Gerber, Ernst-Georg Schwill, Marc Bischoff, Arndt Schwering-Sohnrey, Mennan Yapo, Fritz Roth, Armin Dillenberger, Svea Timander, Hanna Schwamborn, Mostra tutti
Regia: Wolfgang Becker
Sceneggiatura/Autore: Wolfgang Becker, Bernd Lichtenberg
Colonna sonora: Yann Tiersen
Fotografia: Martin Kukula
Costumi: Aenne Plaumann
Produttore: Stefan Arndt, Andreas Schreitmüller, Katja De Bock, Manuela Stehr
Produzione: Germania
Genere: Drammatico, Commedia
Durata: 121 minuti
favoloso esempio di come fare cinema in Europa con buoni propositi ed ottime idee. Da rivalutare negli anni.
Un autentico colpo di genio! Ecco che cos’è “Good Bye, Lenin!” di Wolfgang Becker.
Nonostante la caduta della DDR sia avvenuta praticamente ai giorni nostri, pare siano trascorsi secoli da quell’autunno in cui i berlinesi dell’Est e dell’Ovest si riversarono nelle strade ad annunciare, finalmente, la riunificazione.
La pellicola è una vivida fotografia della Berlino socialista; con i suoi eroi, le sue problematiche e le sue buffe Trabant; il tutto incastonato nel caratteristico triste grigiore del cemento dei blocchi sovietici.
Ma la genialità di Becker sta nel dimostrare che, oltre all’angoscia, alla disoccupazione ed ai vari problemi, si poteva anche trovare lo spazio per sorridere. Pur non prendendo le difese della Germania Est, ci mostra l’altra faccia della medaglia: il repentino avvento del capitalismo rimpiazza e distrugge impietosamente tutto ciò che è stato, lasciandone solo un malinconico ricordo in qualche vecchio irriducibile del collettivo. Ed è proprio questo ricordo che Alex cerca di rivivere; non solo per salvaguardare la salute della madre ma, in qualche modo, anche per proteggere se stesso dalla realtà scomoda della nuova vita del padre e ritrovare, forse, quella “serenità” che aveva dietro la cortina di ferro.
La pellicola tedesca non fa solo satira e denuncia delle false promesse mai mantenute dal socialismo, ma è anche un racconto di un amore tra madre e figlio, che fa di tutto per proteggere la madre e lasciarla crogiolare ancora nella sua beatitudine socialista, prima che si trovi faccia a faccia con la realtà e con la nuova era capitalista.
Un film intelligente, sobrio e commuovente, campione di incassi in Germania, purtroppo un pò troppo snobbato qui in Italia.
Penso che in una Italia postberlusconiana e postconsumista se avessi un figlio che mi porta lo yomo al pistacchio gli perdonerei qualsiasi balla!
Pellicola estremamente originale che affronta con leggerezza un importante capitolo, spesso trascurato, della storia contemporanea, mediante continue trovate brillanti, emozioni ed affascinante ostalgia.