Senza coerenza / 6 Gennaio 2024 in God's Country

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

God’s Country è un film che in un certo senso tradisce la propria protagonista, distorcendone il carattere man mano che la vicenda prosegue. Sandra – interpretata da una splendida Thandiwe Newton – è una donna intelligente, indipendente, delusa ma non piegata dalla vita. La vediamo uscire da una situazione pericolosa, che persino il vice-sceriffo del paese non riesce a gestire, con la sola forza della parola. La vediamo in chiesa quasi colmare l’abisso che la separa da uno dei suoi persecutori, nel momento più toccante del film, da cui sarebbe potuto derivare uno sviluppo degli eventi molto diverso e, credo, un risultato artistico molto migliore. Ma qui c’è il primo tradimento: com’è possibile che una donna simile in un momento simile se ne esca con una banalità new-age sul karma per spiegare le sofferenze della vita? Com’è possibile che più avanti, dopo aver subito il torto più terribile (e anche ahimè il più prevedibile e scontato in questo genere di film), una donna simile reagisca in modo totalmente inconsulto, prima impugnando un’arma per una vendetta impossibile, poi scegliendo di compiere un atto futile invece di affrontare la torma che le si è presentata davanti alla casa? L’esito finale di questi comportamenti così alieni rispetto al carattere delineato in precedenza non può che essere un gesto insano, più autodistruttivo che distruttivo. C’è anche un tentativo non molto convinto di dipingere come razzista l’ambiente – in particolare quello accademico – che contrasta Sara; ma il razzismo sembra un tema secondario del film, inserito quasi per ripensamento in una trama incentrata invece sul contrasto tra mondo rurale e mondo cittadino. In conclusione: un bel personaggio e una bellissima interpretazione (e anche una splendida fotografia) malamente sprecati. Peccato.

Leggi tutto