Nick, un giovane spensierato di Bristol, trascorre la sua vita normalmente tra il lavoro di operaio edile e appassionate partite di calcio con la squadra di calcio degli amici di solenni bevute al pub. Incontra Karen e se ne innamora fino al punto di chiederle di andare a vivere con lui. La donna accetta e la sua vita sembra ormai direzionata verso una maturità insospettata, ma la sua vita è destinata a cambiare per altri motivi: durante il lavoro gli casca accidentalmente un martello e comincia ad avere fiacchezza anche quando gioca. I controlli medici pian piano confermano l'esistenza di una malattia degenerativa e Karen non si tira indietro nel rimanere accanto al suo uomo in un momento delicato nonostante i consigli contrari delle persone a lei vicine. Il rapporto coniugale comincia a corrodersi soprattutto per il carattere nervoso di Nick e i dubbi costanti di Karen; qui comincia una nuova convivenza non solo con la malattia, ma soprattutto col sentimento verso Karen che cerca di allontanare da se per non soffrire ulteriormente. Lo sviluppo narrativo procede verso un finale che in fondo sconfigge la crudeltà della vita e protegge la costanza dell'amore senza cadere nelle secche patetiche di una trama lacrimosa.
straight ha scritto questa trama
Titolo Originale: Go Now
Attori principali: Robert Carlyle, Juliet Aubrey, Sophie Okonedo, James Nesbitt, Berwick Kaler, Barbara Rafferty, Tony Curran, Erin McMahon, Darren Tighe, Sara Stockbridge, Sean McKenzie, John Brobbey, Roger Ashton-Griffiths, Jenny Jules, David Schneider, Tom Watson, Mostra tutti
Regia: Michael Winterbottom
Sceneggiatura/Autore: Jimmy McGovern, Paul Henry Powell
Fotografia: Daf Hobson
Produttore: Andrew Eaton
Produzione: Gran Bretagna
Genere: Drammatico, Romantico, Sport
Durata: 81 minuti
Dove vedere in streaming Go Now
Questo film è una lezione di cinema che introduce Winterbottom tra i maestri del cinema anglosassone con una pellicola che stravolge la struttura americana dell’happy end; un racconto equilibrato tra umorismo e tragedia dove il vittimismo verso la vita viene sopravanzato dal piglio combattivo in cui si racconta una battaglia quotidiana in termini minimalistici vicini ad un sentimento elevato che vive nella periferia fangosa di matrice thatcheriana e che già Loach spesso aveva evidenziato. È un cinema di contenuti eccelsi perché racconta i miracoli della vita attraverso una crescita interiore e non con le boccettine di Lourdes. La realtà in Winterbottom consiste nella forza di guardarsi allo specchio ed accettare se stessi nel bene e nel male, amare se stessi per essere amati, vivere per non essere vissuti. L’eredità dell’humor inglese non si perde, ma non sconfina nella ricerca di gratificanti battute per salvare un film tragico. L’accettazione del bene e del male, stringere i denti, andare avanti, non aver paura che sia sempre finita. Questo film che banalmente può sembrare lacrimoso è invece un inno solenne ad una verità sobria di cui spesso si parla, si vede e poi si nasconde appena usciti dalla sala buia di un cinema. Questa è la lezione di un cinema europeo che fotografa la realtà oltre ciò che si vede anche se è necessaria la crudezza a distanziare l’eros dalla malattia; anche il ridurre tutto a brandelli, ma poter scegliere liberamente di abbandonare tutto o ricucire senza una morale dominante (l’happy end) che impone le strutture narrative per soddisfare palati paganti.
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