Recensione su Gli spietati

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Gli spietati / 23 Maggio 2020 in Gli spietati

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

“Gli spietati” è forse il più grande successo di Clint Eastwood. Il film mette forse una pietra tombale a tutto il genere tombale; e che pietra! In questo film non esistono buoni o cattivi, eroi o antieroi: tutti i personaggi sono accomunati dalla totale impossibilità di raggiungere una redenzione. C’è chi sin dall’origine del film mostra il suo lato sporco(lo sceriffo, che mostra sin da subito la sua voglia di mantenere l’ordine, ma non la giustizia), chi nel corso del film dovrà lasciarci la pelle nonostante non abbia materialmente ucciso un uomo(Ned), chi sfregerà delle incolpevoli ragazze dovendo pagare con il proprio sangue(i due cowboy), chi si mostrerà come un duro ma in realtà è miope, e si ritroverà immerso tra i sensi di colpa dopo aver ammazzato a sangue freddo(Kid). Solo un personaggio si mostra come redento, Will Munny, interpretato magistralmente da Clint Eastwood. Ma come in una tragedia greca, anche Will dovrà fare i conti con la “necessità della vendetta”, dando vita ad una vera e propria carneficina.
Un western che sovverte completamente il proprio stesso genere: Eastwood si distacca sia dai modelli americani(Ford) ma anche dal suo maestro (Leone): il film non vuole esaltare un particolare tipo di storia americana(vd. Ford) nè essere una cinica riflessione sulla realtà: vuole semplicemente essere una pura tragedia, una discesa in un abisso di nichilismo, dolore e alcool.
E’ emblematico come nessuno sia più riuscito a fare un western di successo dopo questo film: nulla può essere aggiunto a questo capolavoro, in quanto il suo stesso punto d’arrivo è il “Nulla”.

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