Gli amanti del Pont-Neuf

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Gli amanti del Pont-Neuf

Parigi. Alex, clochard e artista di strada, e Michéle, studentessa d'arte con un occhio bendato a causa di una malattia che sta degnerando velocemente, si amano in maniera selvaggia e struggente all'ombra del Pont-Neuf.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Les Amants du Pont-Neuf
Attori principali: Juliette Binoche, Denis Lavant, Klaus-Michael Grüber, Édith Scob, Georges Aperghis, Daniel Buain, Marion Stalens, Chrichan Larsson, Paulette Berthonnier, Roger Berthonnier, Michel Vandestien, Georges Castorp, Marc Desclozeaux, Alain Dahan, Pierre Pessemesse, Maître Bitoun, Johnny Aldama, Jean-Louis Airola, Albert Prévost, Marc Maurette, Marie Trintignant, Leos Carax, Mostra tutti

Regia: Leos Carax
Sceneggiatura/Autore: Leos Carax
Fotografia: Jean-Yves Escoffier
Costumi: Robert Nardone
Produttore: Christian Fechner, Hervé Truffaut, Albert Prévost
Produzione: Francia
Genere: Drammatico
Durata: 125 minuti

Dove vedere in streaming Gli amanti del Pont-Neuf

8 e mezzo / 20 Luglio 2016 in Gli amanti del Pont-Neuf

Chiuso per restauri, l’antico Pont Neuf di Parigi è lo scenario di una furiosa storia d’amore fra un barbone (l’incredibile Denis Lavant) e una pittrice a rischio di cecità (Juliette Binoche). Leos Carax mi piace un frego, co’ sto film ci sono andato sotto parecchio. Mi ha fatto un effetto minore rispetto all’episodio dedicato a Mr. Merde all’interno di Tokyo o di Holy motors (ENTRAMBI CON IL FENOMENALE DENIS), ma il risultato finale è sempre enorme.
Il Pont Neuf è una condizione dell’anima.

Carax è uno dei cineasti francesi che quando fa un film mi lascia a bocca aperta. Visionario e appassionato, Carax è uno di quelli che pure se non gira roba di calci, pugni bestemmie gira inconsapevolmente roba di calci, pugni e bestemmie. Scendo nei dettagli: prendiamo la scena dove il barbone scopre come effettivamente qualcuno stia cercando la sua amata. La pittrice è affetta di una grave e rara malattia, ma il cartello ci assicura che si può curare. Ecco, per paura di perderla lui non solo brucia tutti i poster che la ritraggono all’interno di un sottopassaggio di una zona che non conosco di Parigi perché sono povero e non sono mai andato a Parigi, ma uscendo brucia tutti i poster che la ritraggono e dà fuoco a una camionetta mietendo pure una vittima.
Nessun effetto speciale, Leos Carax dirige e dipinge inconsapevolmente almeno due scene d’azione (ce ne infilerei almeno altre due, soprattutto quella dove Juliette Binoche spara dallo spioncino di una porta) e le infila all’interno di un film che è giustamente considerato Cinema d’Arte con le doppie maiuscole.
La regia barocca, le carrellate, i balli sul ponte, la lunga sequenza dedicata al 14 Luglio e alla festa Nazionale dove Denis Lavant si trasforma in un magnifico mangiafuoco, sono tutti elementi che hanno incantato gli spettatori e la critica francese degli anni ’90. La pellicola è semplice, è la storia d’amore di due outsider, è quello che per Hollywood è la formula più semplice per fare un film, è il “boy meets girl” di Carax stesso ma rivisitato, ma la sua realizzazione ha dell’incredibile. La produzione voleva bloccare il Pont Neuf per tre mesi: così facendo l’avrebbero reso impraticabile, orientano quindi per ricreare il ponte su un gigantesco set, su cui girare le scene notturne. Di giorno invece girano sull’originale. L. Carax rompe i cogli**i a tal punto da voler replicato tutto alla perfezione, perfino gli edifici circostanti. Un occhio attento si rende conto di “vivere” una scena girata su un set solo perché vengono applicate sullo sfondo delle luci, quelli che sono i fari delle macchine, ma le macchine fanno sempre lo stesso percorso. Tutto è replicato in scala uno a uno, tutto è reale, tutto è perfetto, e tutto è dovuto allo scenografo Michel Vandestien che si fa un bucio di c**o non indifferente. Solo per realizzare il ponte partono quasi 5 milioni di franchi, una roba così non si vedeva dai tempi di Sorcerer di Friedkin in cui per girare la scena del ponte il giovane Maestro sperpera buona parte del budget. Ma a far precipitare la situazione è Denis che si ferisce al tendine del pollice, il ponte “finto” viene usato anche di giorno e le cose precipitano ancora. Questo ragazze e ragazzi è un film maledetto e dannato, Carax finisce i soldi, convince un milionario svizzero (Francis von Buren) che grazie ai pochi minuti di girato tira fuori altri soldini. Stallo di nuovo, Carax finisce i soldi nuovamente e tutto si blocca per una seconda volta.

Lungi dall’essere un mero sfondo suggestivo, il Pont Neuf è uno dei protagonisti dell’opera nonché anima del film. E Denis? Denis sputa fuoco, fa parkour, spara, si innamora, fa l’amore e gira a ca**o duro sulla spiaggia. La scena della spiaggia, se c’è un fil rouge che lega il barbone mangiafuoco interpretato da Denis Lavant e il piccolo Jean-Pierre Léaud de Les Quatre Cents Coups di Truffaut lo lascio stabilire a voi. Di fatto tutti e due vedono il mare per la prima volta e tutti e due rischiano di essere abbandonati a loro stessi. Linea di demarcazione tra normalità e follia, sogno e realtà, unione e solitudine, i due protagonisti del Pont Neuf sono legati tra loro da un universo di cemento lungo 200 metri e largo 30.

A tratti grottesco e perennemente poetico, il film in questione è un’opera d’arte.

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7 / 20 Maggio 2016 in Gli amanti del Pont-Neuf

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Un film che senza quel finale avrebbe preso un 10. Quel finale così romanticamente americano ha un po oscurato quel bellissimo e poetico aspetto decadente dei protagonisti.

24 Marzo 2013 in Gli amanti del Pont-Neuf

Gli amanti del Pont-Neuf, terzo film di Leos Carax, è stato il film più costoso mai realizzato nella storia del cinema francese. Eppure non è un film di guerra, o catastrofico, o storico, in cui c’è da realizzare la ricostruzione di monumenti e di luoghi antichi. Il film è un’opera leggiadra, sull’amore di due giovani, belli e dannati, sul ponte divenuto simbolo parigino, ricostruito(questo si) nei minimi dettagli. Quella che Carax ci mostra non è una storia d’amore delle più semplici da descrivere o delle più celebri: abbiamo un giovane artista di strada di nome Alex e una ragazza che, scappata dalla sua famiglia, ha incontrato Alex sul ponte, divenuto anche simbolo del loro amore e della loro unione. La ragazza, di nome Michèle, soffre di una malattia agli occhi che le permette di vedere pochissimo e la costringe a portare una benda. Più la malattia peggiorerà, più l’unione dei due sarà solida e Alex farà qualunque cosa per mantenerla tale. Carax è un poeta per immagini, cantastorie della realtà urbana, attento ‘guardone’ delle modernità, portavoce di un cinema realistico anche se più che mai visionario, surreale nelle realtà, triste nella felicità, cinema politico e profondamente umano. Gli amanti del Pont-Neuf sono rifiuti della società, in una Francia chiassosa e festosa, che scandisce i rintocchi di un’umanità setacciata, di un’umanità persa, sconfitta, relegata fin dentro se stessa. E di questo è un chiaro esempio il terzo personaggio della storia, un barbone di nome Hans, che dorme sul ponte e distribuisce lezioni di vita e medicine ai due innamorati. Perchè alla fine, in questa desolazione e in queste immagini di distruzione, c’è ancora spazio per l’amore. Anche se è un amore abbastanza strano, più consolatorio che altro, romantico ma troppo attaccato, a tratti penoso. Carax torna ai temi, insomma, del suo sfavillante esordio Boy meets Girl del 1984, ovvero sette anni prima. Il film funziona grazie a due attori, i protagonisti in pieno stato di grazia: Juliette Binoche, imbruttita e bendata, resta comunque affascinante; l’attore feticcio di Carax, Denis Levant, in condizioni strepitose. L’immagine che Carax dà dei due innamorati, come detto, non è delle più classiche. Ben presto la cosa si trasforma in morbosa e questo avviene soprattutto quando il protagonista arriva ad uccidere uno di colore che affiggono ai muri delle città le foto di Michèle, poiché la sua famiglia la cerca. Gli amanti del Pont-Neuf’ è uno dei migliori lavori di Carax, opera d’arte sull’amore, su quello che ci gira intorno, pezzo di cinema che trasloca dal classico al moderno, senza sensi di colpa per quello che lascia ma con lo sguardo insicuro su quello che va trovando. E’ un film a tratti intimista, documentaristico, oscuro, un film che divise moltissimo la critica francese appena uscì: dove da una parte c’era chi considerava, giustamente, Carax un genio e uno degli ultimi eredi del cinema che era stato dei vari Godard, Truffaut, Garrell, Vigo; dall’altra chi invece non vedeva tutto questo talento. Ma di talento ce n’è moltissimo, e Carax lo dimostra moltissime volte, nel corso della carriera e nel film in questione. Film che fu un incredibile flop di pubblico, considerato il I cancelli del cielo francese, in quanto a rapporto spesa/incasso che si rivelò decisamente fallimentare. E infatti non è un film che si capisce facilmente, è oscuro, strano, a tratti struggente. La Binoche in alcune scene ricorda la Bjork di Dancer in the dark di Von Trier, per profondità e anche per fisicità. I film sono tutt’altro che simili, ma entrambi hanno un punto in comune: riflettono sulla modernità, si guardano intorno, non lasciano che tutto passi. Quello di Carax, come anche di Von Trier o di addirittura Gus Van Sant, è un cinema che dovrebbe avere molti più estimatori, e che invece ha non pochi cosiddetti ‘haters’. Peccato, non sanno quello che si perdono. Tra i tre citati, sicuramente quello con lo sguardo più tormentato e tormentoso, è appunto Carax. E ‘Gli amanti del Pont-Neuf’ è il suo capolavoro, perchè ha delle sfumature autobiografiche, ed un messaggio fortissimo. La parte finale del film è da antologia. Il passato non tornerà mai, tutto cambia, anche noi cambiano, ma c’è sempre tempo e spazio, per tornare anche solo con la mente a quello che è stato e cercare di rievocarlo. Che è anche un po’ quello che sta facendo il grande Leos Carax con il cinema, non solo francese.

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