Recensione su Giù la testa

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Altro che violenza / 16 Settembre 2020 in Giù la testa

Spesso chi parla di Leone tende a trascurare Giù la testa, forse perché troppo politico, sociale, arduo, repellente verso gli atti rivoluzionari. Non rispecchia i canoni del Western – magari anche quello all’italiana -, non ci sono i saloon, i duelli, i ranch, c’è solo la straordinaria colonna sonora firmata dal maestro Morricone che fa da coro greca per tutta la sua durata, l’aspetto peculiare nonché magnifico di questo capolavoro è proprio questo: non c’è un buono e non c’è un cattivo, lo scheletro del mito. Un western di Leone senza il mito. Senza quel atteso duello finale, quel finale ottimista – escludendo C’era una volta il West -, ma neanche un becero finale nichilista come in alcuni western dell’epoca. Giù la testa gode di una tenacia che lo rende – secondo la mia opinione – la pellicola più sentimentale del regista. Ripercorrendo tutti i suoi film: Il colosso di rodi, il vero Leone ancora doveva arrivare, ma già qui è concepibile avvertire una grande bravura nel dirigere – il controllo delle innumerabili comparse e degli effetti speciali -. Triologia del dollaro, rock puro, frenesia di valore, elettrizzante, il mito per eccellenza. Poi arriva C’era una volta il West, la morte del mito, la tristezza, la nostalgia, i ricordi di una generazione che disperatamente perde vita. Poi ancora: Giù la testa, dopo che ormai Leone ci ha già raccontato la morte del western, ripresenta lo stesso universo sotto altri vesti, e non c’era modo di compierlo diversamente. Questo film è cinema puro, quel drammatico “E adesso io?” chiarificatore della scomodità e dell’addio di un’era che ha segnato la storia, il volto angosciante di Rod Steiger chiude il sipario a un pezzo di storia che non tornerà mai più. Concludo col dire che qui Leone ha messo meno in mostra la sua abilità di regia, non c’è quel virtuosismo che notiamo nei precedenti film, ma solo realtà, illusorietà, molto veritiero. Questo film è un’opera d’arte, è poesia.

1 commento

  1. Stefania / 17 Settembre 2020

    Ah, dovrei rivederlo: troppo tempo, troppo, dall’ultima volta, ero ancora una sbarbina, ma non ho mai dimenticato la scena iniziale, quella con Steiger nella diligenza.

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