Recensione su Ghostland - La casa delle bambole

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TU MI FAI GIRAR, TU MI FAI GIRAR… / 16 Dicembre 2018 in Ghostland - La casa delle bambole

Premessa. Mi riservo il diritto di rivalutare il film ad una seconda visione, in quanto la prima è stata inficiata da un pubblico composto sfortunatamente da una cinquantina di brufolosi comici falliti, tipo zelig circus, che gridavano le loro lapidarie battute allo schermo, delocalizzando per un ora e mezza il punto più freddo dell’universo dalla nebulosa di Boomerang al mio posto in sala.

Ciò detto veniamo al film. Pascal Laugier dopo tre film horror dall’andamento altalenante, decide a distanza di ben quattro anni di riprovarci, diventando a tutti gli effetti un affermato regista di genere.
“La casa delle bambole” è un horror alquanto bizzarro che vive di contraddizioni.
Un film che cita la qualunque. C’è un po’ di “non aprite quella porta” un po’ di “dolls”, un po’ di “le colline hanno gli occhi” ma tutto sottotraccia, senza essere mai troppo sfacciati.
Molti passaggi sono telefonati, i colpi di scena facilmente decifrabili da chiunque abbia visto almeno una puntata dell’albero azzurro, e quasi nulla di quello che si vede vi sembrerà del tutto fresco. Nonostante questo il film funziona e si lascia guardare volentieri. Come mai? Semplicemente perché è ben ritmato, il montaggio è molto interessante, la recitazione è buona e la mano del regista riconoscibile.

La regia è un nodo fondamentale. Questo film vive di regia dal primo all’ultimo minuto. Perché Laugier decide di accantonare l’horror intellettuale e mette in scena un film vedibile e veNdibile senza però tradire se stesso. Meno intellettuale e meno crudo di Martyrs, che con tutta probabilità resterà il suo film manifesto fino alla fine dei suoi giorni, ma questo “ghostland- la casa delle bambole” al momento si piazza subito a ruota all’interno della sua ancora esigua filmografia.

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