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Ghost in the Shell

/ 20176.2175 voti

Il voto sarebbe un 6.5 / 9 Gennaio 2018 in Ghost in the Shell

Adattamento cinematografico del famoso manga.
Il maggiore Mika Killian (Scarlett Johansson) è un cyborg che lavora in un’organizzazione antiterrorismo gestita dalla Hanka Robotics.
E’ l’ultimo modello di Cyborg con mente umana (il ghost) in un corpo artificiale (la conchiglia, lo shell) creato dalla dottoressa Ouelet (Juliette Binoche). Ma quando scopre inquietanti verità sul suo passato non sa più di chi fidarsi.
Buon film, però non conoscendo il manga rischio di fare termini di paragone strani e imbarazzanti; infatti assomiglia (concedetemi il termine) a un mix tra robocop e Blade Runner anche se la situazione di Mika è un pò più complessa.
Strana e un pò di discutibile la scelta di Scarlett Johansson nel ruolo ma personalmente non mi è dispiaciuta anche se capisco le perplessità non scegliendo un’attrice orientale per la parte. Fantascienza e azione con le solite riflessioni sulla natura del cyborg (anche se in questo caso non è “intelligenza artificiale” ma intelligenza umana vera e propria).
Nel resto del cast da citare Michael Pitt nei panni del “terrorista” Hideo Kuze, Takeshi Kitano è Daisuke Aramaki (il fondatore della sezione 9).

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Mezza delusione / 3 Gennaio 2018 in Ghost in the Shell

Se non conoscessi e amassi il film di animazione originale, forse lo avrei apprezzato di più.
In più il film soffre, inevitabilmente, di “americanite”: si è persa l’atmosfera malinconica in favore di un ambiente da video game.

Un guscio senza spirito dentro / 27 Luglio 2017 in Ghost in the Shell

Ghost in the Shell si può tradurre come «spirito nel guscio»; ma questo film è un guscio senza spirito dentro. I soliti vecchi stilemi cyberpunk (città asiatica, annunci pubblicitari colossali, confusione tra androidi e umani, etc.) racchiudono un vuoto di idee pressoché totale. Per averne la riprova basta guardare le scene di azione, che non riescono a regalare nemmeno un’emozione – segno sicuro del fallimento di un film di questo genere.
Eppure il materiale di base c’era: cosa avrebbe potuto fare per esempio un regista più dotato con le geishe robot nella scena dell’incontro tra la Hanka e gli africani?
All’attivo rimane del film quasi solo Scarlett Johansson, seppur costretta dentro un’imbarazzante tutina color carne e col bel volto perennemente corrucciato.

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Troppa Linearità per alcuni, troppa freddezza per altri. / 4 Maggio 2017 in Ghost in the Shell

Giunge con ovvi compromessi, poco male vista la vacuità dell’anime a scapito di un affascinante ermetismo, invero il problema è che, per dare un colpo alla moglie e uno alla botte, si stecca su quelli che sarebbero dovuti essere i punti di forza (al di la di scelte di casting discutibili) e ciò che dapprima vorrebbe convincere tutti, finisce per non convincere nessuno.

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GHOST in carne e ossa… / 20 Aprile 2017 in Ghost in the Shell

Il futurismo cibernetico del Manga entra nel mondo reale. Scarlett Johansson interpreta il famoso Maggiore in maniera esemplare.
Sicuramente la tecnologia cinematografica ci ha fatto sognare e vivere nella realtà quello che abbiamo solo immaginato nel 1995 all’uscita del cartone animato di Mamoru Oshii e non ne esce certo sconfitto dal confronto. Personalmente avrei aumentato il volume della canzone che trovo fantastica. E poi… Takeshi Kitano… mi piace da pazzi!!!
Ora mi tocca vedere tutte le altre puntate realizzate negli anni passati per capire come si è evoluto.
Appena finito questo film all’uscita dal cinema ho subito pensato: “Speriamo che ora realizzeranno il film di AKIRA!!!”
Ad maiora!

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Un film / 1 Aprile 2017 in Ghost in the Shell

Dall’opera-icona dell’arte manga giapponese cyberpunk di Masamune Shirow nasce l’omonimo film Ghost in the Shell, diretto da Rupert Sanders (Biancaneve e il cacciatore, 2012) e con interprete, nel ruolo principale del maggiore Mira Kusanagi, niente di meno che Scarlett Johansson, che con la sua parte si è portata dietro tutta la polemica sul presunto whitewashing americano (polemica ingiustificata nelle sue derive razziali, totalmente sensata in ottica narrativa).
In un Giappone futuristico invaso da pubblicità tridimensionali arrampicate su grattacieli alla maniera di King Kong, ma con significato opposto (l’animale che tenta di riprendere i suoi spazi vitali in contrapposizione al marketing che soffoca l’animale-uomo ormai primitivo), la squadra di sicurezza pubblica #9 con a capo il Maggiore Mira è sulle tracce di un terrorista informatico (dunque reale in un mondo in cui la bio-meccanica ha completamente soppiantato la sola biologia) che sembra aver preso di mira gli stessi scienziati che hanno creato il Maggiore. Dietro a questo collegamento si cela un arcano misterioso e complesso quanto i fili che collegano il cervello biologico di Mira al suo corpo totalmente meccanico.
Il grande vantaggio di Ghost in the Shell è quello di poter contare su un mondo delineato sin dalla sua nascita (nel 1989) in ogni suo minimo particolare, e che con il tempo non ha certo perso il suo fascino, anzi forse lo ha aumentato. Questo si è tradotto in effetti speciali maestosi, efficaci e spettacolari, aiutati da una regia che sa muoversi attraverso una città luccicante in altezza, sporca e maleodorante nel suo attacco a terra. Anche qui vi è l’indubbio debito alle tavole del mangaka. Inoltre il film spinge a dovere in ogni comparto tecnico, con una fotografia attentissima e un buon sonoro d’atmosfera. Dove il film perde colpi è proprio nella sua narrazione, con un ritmo non sempre comprensibile e dei risvolti di trama non approfonditi a dovere, che lasciano una certa insoddisfazione nello spettatore. C’è molta complessità che avrebbe dovuto essere sviscerata con meno approssimazione, ad esempio indagando maggiormente nella psicologia cybernetica di protagonista e antagonista, e che invece si risolve con poca curiosità e qualche errore di logica. Peccato, poteva essere un gran film sulla scia di una tematica cinematografica iniziata dalle sorelle Wachowski, e invece si accontenta di essere “solo” un film godibile.

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