Recensione su Scappa: Get Out

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6 Ottobre 2020

Scappa – Get Out” è l’opera prima di Jordan Peele. Di quest’ultimo ho avuto modo di vedere, qualche tempo fa, il più recente “Us” (2019).
Personalmente ho preferito Get Out.
In entrambi i film aleggia l’intenzione del regista di lanciare un messaggio sociale, o anche politico se volete. Ma, a mio modesto avviso, quest’ultimo emerge con maggior nitidezza in Get Out.
Infatti, questo film rappresenta perfettamente, attraverso l’espediente del thriller orrorifico, il ben pensare ipocrita della borghesia bianca americana.

“Obama è stato il miglior presidente della mia vita”.

Nonostante le apparenze (se il voto che ha premiato un presidente afroamericano è un’apparenza, è un capitolo aperto), la borghesia e la classe media americana – e non solo – continuano a nutrire sospetti, pregiudizi, talvolta odio nei confronti degli afroamericani.
In Get Out, con sapiente scelta registica, emerge tale grande ed ipocrita contraddizione.
Tuttavia, il film ha diverse cose che non vanno. Dai toni che si smorzano tutto d’un tratto, prendendo una piega tragicomica, alla prevedibilità della trama in sé.
C’è l’evidente intenzione da parte di Jordan di rimanere nel campo del thriller, senza sconfinare troppo in quello dell’horror. Questa, con ogni probabilità, è una scelta difensiva, che tenta di preservare il messaggio da un’accentuata dose di horror. Non è sbagliato. Ma, imho, poteva essere fatto con minor sacrificio dello spirito iniziale del film, ossia quello votato alla tensione. A dirla tutta, le scene dell’amico di Chris mi hanno infastidito.

In ultimo, mi ha piacevolmente colpito il continuo richiamo ad “Arancia meccanica”: dal latte e il vestito bianco della ragazza di Chris alla sedia di forza su cui viene costretto quest’ultimo.

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