10 Recensioni su

Scappa: Get Out

/ 20176.9350 voti

Dietro l’apparenza c’è di più. / 6 Gennaio 2021 in Scappa: Get Out

Film che sembra a una prima impressione un remake del celeberrimo “Indovina chi viene a cena?” e invece si rivela poi una pellicola interessante che unisce il thriller a una tematica sociale spinosa come il razzismo descritto qui da un punto di vista diverso, non quello estremista e becero ma quello più infido e nascosto, così diffuso tra la popolazione bianca, un’intolleranza di chi in apparenza sembra non provare alcun disprezzo per le persone di colore ma che invece continuano a considerarli come degli esseri inferiori a loro.
Un film grottesco e ansiogeno che mantiene sempre viva l’attenzione dello spettatore, spiazzante e a tratti anche umoristico ma francamente non condivido il giubilo di entusiasmo della critica, un ottimo film senza alcun dubbio ma nulla di così trascendentale, almeno per me.
Ottime le musiche così come le interpretazioni attoriali.

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6 Ottobre 2020 in Scappa: Get Out

Scappa – Get Out” è l’opera prima di Jordan Peele. Di quest’ultimo ho avuto modo di vedere, qualche tempo fa, il più recente “Us” (2019).
Personalmente ho preferito Get Out.
In entrambi i film aleggia l’intenzione del regista di lanciare un messaggio sociale, o anche politico se volete. Ma, a mio modesto avviso, quest’ultimo emerge con maggior nitidezza in Get Out.
Infatti, questo film rappresenta perfettamente, attraverso l’espediente del thriller orrorifico, il ben pensare ipocrita della borghesia bianca americana.

“Obama è stato il miglior presidente della mia vita”.

Nonostante le apparenze (se il voto che ha premiato un presidente afroamericano è un’apparenza, è un capitolo aperto), la borghesia e la classe media americana – e non solo – continuano a nutrire sospetti, pregiudizi, talvolta odio nei confronti degli afroamericani.
In Get Out, con sapiente scelta registica, emerge tale grande ed ipocrita contraddizione.
Tuttavia, il film ha diverse cose che non vanno. Dai toni che si smorzano tutto d’un tratto, prendendo una piega tragicomica, alla prevedibilità della trama in sé.
C’è l’evidente intenzione da parte di Jordan di rimanere nel campo del thriller, senza sconfinare troppo in quello dell’horror. Questa, con ogni probabilità, è una scelta difensiva, che tenta di preservare il messaggio da un’accentuata dose di horror. Non è sbagliato. Ma, imho, poteva essere fatto con minor sacrificio dello spirito iniziale del film, ossia quello votato alla tensione. A dirla tutta, le scene dell’amico di Chris mi hanno infastidito.

In ultimo, mi ha piacevolmente colpito il continuo richiamo ad “Arancia meccanica”: dal latte e il vestito bianco della ragazza di Chris alla sedia di forza su cui viene costretto quest’ultimo.

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Eccessivamente acclamato / 22 Luglio 2020 in Scappa: Get Out

Get Out si presenta come il classico horror no-sense, strumentalizzato per far credere allo spettatore che le cose vanno in un modo per poi ribaltare la situazione e mostrare le cose come sono: ovvero sono l’esatto contrario. Ci si domanda allora, perché tanta perdita di tempo, convenevoli e ipocrisie quando si poteva fare tutto e subito? Certo, il film così non si poteva fare, ma in un horror la gente cerca credibilità e plausibilità altrimenti si perde il pathos e la suspense. Non c’è naturalezza nelle situazioni e tutto risulta inverosimile. Il comportamento della fidanzata è insopportabile sin dall’inizio nella sua ipocrisia risultando palesemente finto e costruito, come già detto strumentalizzato per far credere allo spettatore l’esatto contrario di ciò che si rivelerà.

Abbiamo di fronte un horror discreto, leggermente sopra gli standard, con qualche trovata registica e di sceneggiatura interessante, ma non spicca il volo restando un horror B-movie un po’ adolescenziale, mai veramente per adulti e condito da stereotipi e cliché del suo genere. La violenza e lo splatter non sono pervenuti. Le scene veramente violente sono censurate mostrando solo qualche colpo alla testa e un inusuale infilzamento con un trofeo di caccia.
Non comprendo tutta questa acclamazione ma credo sia dovuta perlopiù al fatto che venga trattato il tema tanto caro agli americani liberali: il razzismo.

Da vedere uno o due volte a distanza di tempo, ma non lascia il segno. Ah le parentesi comiche sono state in parte carine, ma sul finale hanno rovinato l’atmosfera trasformando il film in un horror-tragicomico, mancando di maturità.

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che orrore / 13 Agosto 2019 in Scappa: Get Out

Il film più brutto che abbia visto negli ultimi anni. Completamente senza senso, noioso, cattive interpretazioni, trama banale e assolutamente surreale, regia e fotografia a caso, comportamenti a caso. Sono sorpresa dalla media alta che ho trovato qui. Rivoglio l’ora e mezza di vita gettata per vedere questo obbrobrio!

Indovina chi viene a cena in salsa horror / 29 Giugno 2018 in Scappa: Get Out

Buon film che si può definire horror, insieme a “It follows” uno dei migliori degli ultimi anni.
Prologo in cui un giovane di colore viene rapito in un quartiere periferico a notte fonda.
Qualche mese dopo, il fotografo afroamericano Chris (Daniel Kaluuya) viene portato dalla ragazza Rose (Allison Williams) a conoscere i suoi genitori. Nonostante qualche scetticismo, legato alle possibili reazioni per l’amore multirazziale tra i due, la famiglia accoglie bene Chris ma non tutto è come sembra.
Il film cambia varie volte registro durante la narrazione, forse però avrei evitato quel prologo che sembra anticipare guai in arrivo. Infatti all’inizio sembra quasi una commedia stile “Indovina chi viene a cena” con i genitori della ragazza bianca che devono affrontare il fidanzato di colore della figlia. Poi aleggia un alone di mistero con il personale di colore che si comporta in maniera strana e i comportamenti anomali vengono alimentati da un invitato, sempre afroamericano, alla festa. Infine si scoprono gli altarini e l’unica via di salvezza sembra la fuga.
Il film è piacevole, con qualche dubbio e colpo di scena.
Nel resto del cast da citare Catherine Keener nei panni della madre di Rose.

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Un Black Mirrorone / 13 Aprile 2018 in Scappa: Get Out

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

E non solo per Daniel Kaluuya , il protagonista.
Ci sono tutti gli ingredienti della serie : trama frizzante, personaggi ambigui , trovate bio-tecnologiche azzardate, regia provocatoria.
Mi da proprio l’idea di un copione blackmirroresco, diluito (ma sapientemente) in un film.
Se proprio devo fare due appunti:
1- dal post – ipnosi , avevo già capito quasi tutto . Un pò prevedibile, ecco.
2- il “cervicidio” nella parte iniziale , mi sembra un pò buttato li ad minchiam… oppure c’è qualche riferimento che mi sono perso?

Cmq, veramente bello e avvincente.

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Buono / 26 Gennaio 2018 in Scappa: Get Out

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Film davvero interessante. Mi è piaciuta soprattutto la regia e la fotografia. Ottima e originale l’idea dell’ipnosi, ben fatta, ti fa pensare “wow…. che spettacolo”…
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Anche se a tratti mi ricorda il tema trattato nel film “The Skeleton Key”.

Meraviglia col timer / 24 Ottobre 2017 in Scappa: Get Out

Vero outsider di quest’anno, boom al botteghino negli USA, il film dell’esordiente Jordan Peele è una meraviglia col timer, perfetto per almeno un’ora. La tensione viene rilasciata col contagocce, lo spettatore percepisce da subito l’imminente pericolo in cui si va a cacciare il protagonista e registra le piccole tracce di inquietudine in un quadro troppo stranamente perfetto. Oltre alla tesa sequenza iniziale, c’è quella che introduce alla casa degli Armitage che è una sublimazione dell’angoscia, la classica strada che scorre nel bosco sottolineata dal pezzo main title di Michael Abels, semplicemente perfetto. Daniel Kaluuya ha una mimica del volto, una gamma di espressioni talmente naturali che viene automatico immedesimarsi, rendendo tutto ancora più opprimente. Catherine Keener, dal lato opposto, è una matriarca horror di rara potenza. Narrativamente, il contesto del razzismo è il tema preponderante, ma è davvero interessante come la storia punti la luce soprattutto sugli aspetti più subdoli, annidati nelle conversazioni, quel criptorazzismo che viene occasionalmente svelato da “scivoloni” e gaffes. Peccato che Peele sprechi tutto questo potenziale con un finale arrabbiato, che stravolge l’anima del film; uno sfogo tarantiniano che seppur comprensibile (ho pensato a quella medesima “sete di vendetta” che viene inoculata nello spettatore in film come Django Unchained) snatura la forma espressiva e narrativa che il film aveva ormai pienamente maturato.

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In ricordo di un gran finale / 25 Maggio 2017 in Scappa: Get Out

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

SPOILER

Finale: il protagonista, dopo essere riuscito ad eliminare i suoi aguzzini, alla vista delle sirene alza le mani, in segno di resa, scoperchiando il bagaglio dei pregiudizi razziali a cui verrà innegabilmente sottoposto. A rafforzare la dinamica lei, ancora viva ma agonizzante, inizia a chiedere aiuto sapendo che colui che verrà condannato sarà lui. Tutto sottinteso. Grande sapienza registica e di scrittura.

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Geolocalizzato / 3 Maggio 2017 in Scappa: Get Out

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Non so se, qui da noi, Get Out avrà lo stesso trascinante successo che ha riscosso negli Stati Uniti, dove il film di Peele è stato apprezzato a destra e a manca soprattutto per via del suo originale humour grottesco che, in maniera decisamente atipica, affronta il problema del razzismo (e dell’antirazzismo, se vogliamo) nella società liberal americana contemporanea: in questo senso, sicuramente, si tratta di un horror anticonvenzionale nella contestualizzazione, non certo nello sviluppo narrativo, versante sul quale, non troppo lontanamente, mi ha ricordato certi film a tema hoodoo come The Skeleton Key e Jessabelle.
Le sue caratteristiche fondanti e i suoi punti di forza di natura socioantropologica, però, contengono delle sfumature tanto precipue da renderlo un prodotto “geolocalizzato”, apprezzabile in toto solo da chi -ovviamente dotato della giusta sensibilità- vive direttamente le dinamiche e le contraddizioni di quella specifica situazione o, pur non appartenendo apertamente a quel contesto, lo conosce approfonditamente per motivi di lavoro e/o di studio, per esempio.
Questo per dire che la pellicola è sì intrigante (un horror sociopolitico: ci sta), ma, vista la sua “esclusività” -a parer mio- non è, come dire, pienamente fruibile al di fuori dei confini statunitensi.

Tra i suoi pregi “neutri” (ma, parliamoci, niente di trascendentale), annovero la divertita critica all’uso sconsiderato delle notizie apprese “senza filtro” attraverso i mass media (“L’ho visto in tv, quindi è vero!”. E meno male che non viene detto: “L’ho letto su Facebook!”) e la rappresentazione della congrega wasp, composta pressoché esclusivamente da vecchi con un piede nella fossa che, se proprio devono riconoscere un pregio agli afroamericani, rendono loro merito della propria conformazione fisica e del proprio patrimonio genetico per puro interesse personale.

Ottima la resa tecnica, con una regia e una fotografia pulitissime e una colonna sonora molto interessante.
Bravi anche gli attori: se Daniel Kaluuya fa sufficientemente bene il suo dovere per mettere in scena lo smarrimento incredulo del protagonista alle prese con una situazione spinosa e LilRel Howery è perfetto nel ruolo dell’amicone complottista, a tratti gli Armitage riescono a mettere i brividi. Catherine Keener, Bradley Whitford e, soprattutto, l’inquieto Caleb Landry Jones riescono a suscitare un certo disagio. Purtroppo, intravisto il complotto, il plot twist legato all’irritante (a ragione) personaggio di Allison Williams è davvero telefonatissimo.

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