Recensione su Get on up - La storia di James Brown

Penso sempre che i biopic, in particolare quelli musicali, chissà perché, siano una materia difficile da affrontare, perché il rischio ricorrente è quello di scadere nel becero didascalismo.
Questo Get On Up di Tate Taylor (The Help, La ragazza del treno), co-prodotto da Mick Jagger, prova ad affrancarsi da questo pericoloso baratro, ma proprio non ci riesce.
Il risultato è un film incolore e poco incisivo.

In un paio di occasioni, prova a rendersi originale, a discostarsi dal mero elenco di note biografiche: vedi, Brown (un credibilissimo Chadwick Boseman e, a seconda delle parrucche, molto somigliante al padrino del soul) che, in qualche occasione, sfonda la quarta parete, rivolgendosi dirattamente al pubblico con parole o, semplicemente, lo sguardo. Oppure, la “visione” del piccolo Brown sul ring. Ma anche il montaggio, che mixa passato e “presente” in alcuni casi con solo apparente scarsa consequenzialità.

Per il resto, al netto di una buona ricostruzione d’ambiente e dei migliori brani di Mr. Brown, questo è un prodotto narrativamente scarso, che non costruisce davvero una narrazione su James Brown e che non affronta mai seriamente alcun discorso sulla biografia dell’artista, snocciolando quelli che reputa siano i fatti-chiave della sua vita come semplice aneddotica, senza inscriverli in un contesto preciso, senza mostrarne chiaramente premesse e conseguenze.
Penso che, in questo senso, fra le tante, sia emblematica la scena dell’arresto del 1988: improvvisamente, Brown irrompe in una sala gremita di gente, imbracciando un fucile e sparando. Perché? Il film non lo anticipa, non lo spiega, non illumina sugli effetti di questo atto (caccia all’uomo e arresto a parte).

Se stuzzica l’idea di riscoprire la carriera e la vita di James Brown, piuttosto che questo film, consiglio il documentario Mr. Dynamite (2017) https://www.nientepopcorn.it/film/mr-dynamite-the-rise-of-james-brown/