Recensione su La sposa turca

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La sposa turca
Regia:

“I can’t let that guy know how I feel. I’ll try to hold back my tears” (Wendy Rene) / 20 Novembre 2013 in La sposa turca

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Di Fatih Akim, finora, avevo visto solo il divertente Soul Kitchen che, pur trattando temi affatto banali, si manteneva comunque nel solco della commedia.
Perciò, questo Gegen die Wand, che, inizialmente, sembrava articolare la narrazione sullo stesso registro, mi ha tratta in inganno: l’inizio drammatico, infatti, pare via via stemperarsi con il procedere e l’approfondirsi del rapporto tra i protagonisti, tendendo, in maniera forse stereotipata, verso la commedia rosa.
Invece, con una sterzata dolorosa ed improvvisa, proprio quando ogni cosa pare decisa, il racconto cambia, spiazzando lo spettatore.

Ciò che più mi ha colpita è la rappresentazione della desolazione di Sibel, speculare a quella iniziale di Cahit: mentre dell’uomo vediamo l’apice del disagio, rappresentato dal suo tentativo di suicidio, della ragazza vediamo la discesa agli Inferi.
In maniera spaventosamente analoga a quella di Cahit, la cui messinscena ci viene preclusa e di cui non conosciamo esattamente sviluppo e durata, Sibel degrada il proprio corpo quasi sistematicamente, invocando un personale martirio.
Mentre, nella prima parte della pellicola, scopriamo il modus vivendi di Cahit, nella seconda siamo messi a parte di quello, nuovo e terribile, di Sibel: in lei, è rimasto pressoché intatto il desiderio di emancipazione, ma l’affrancamento dalle “nuove” convenzioni sociali coincide con una sua maggiore desolazione.

Sibel, infatti, è un guscio vuoto: privata di Cahit (e di un’identità culturale, seppur ingombrante: la famiglia, infatti, ne ha letteralmente cancellato l’esistenza) la sua ribellione è votata al solo annullamento di sé.
La terza parte del film, quella conclusiva, coincide con la maturità personale dei protagonisti e, francamente, il finale realizzato, seppur non lieto, è quello più logico.

Straziante, un vero pugno nello stomaco.
I due bravi interpreti protagonisti, Birol Ünel e Sibel Kekilli, esprimono coi loro sguardi e visi meravigliosi una gamma di sentimenti amplissima.

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