Recensione su I racconti di Terramare

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18 Marzo 2011

E’ una storia di iniziazione e crescita, con venature ambientaliste. L’equilibrio del mondo si è rotto e la colpa è indiscussamente dell’uomo, e quell’equilibrio bisogna ritrovarlo e accetarlo.
Ci sono molti spunti, ma li ho trovati poco sviluppati, alcuni mi sono rimasti oscuri. Probabilmente si fa riferimento a racconti che in oriente sono scontati.
Ho trovato però egualmente irrisolti tutti i personaggi, le cui motivazioni sono appena accennate. In generale il senso del vagabondare dell’arcimago, la reale essenza della rabbia ferina di Arren, il ruolo della donna che li accoglie, la figura di Terru, insomma tutto è appena accennato. Anche il potere e la magia dei nomi, che ha un senso profondo anche per la nostra cultura, mi è sembrato poco sfruttato. In generale una delusione.
Curiosamente la città è una specie di Pompei, con i suoi rossi e i colori mattone e le strade e gli archi romani e tutta una architettura greco/latina. Anche il castello di Aracne è molto occidentale, qui prevale un gotico prima maniera, che ha ancora alcune vestigia romaniche. La regia ha una grande sensibilità per le panoramiche, i movimenti di macchina sono cinematografici e molto d’effetto, alcune inquadrature sono davvero splendide, come il cielo notturno nei primi minuti del film.
La traduzione è incomprensibilmente aulica, mi sono ritrovata un italiano ampolloso e letterario

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